
E’ una sentenza destinata a far discutere quella pronunciata dalla Cassazione che ha assolto un 37enne dall’accusa di violazione della privacy. L’uomo aveva fotografato e filmato con il cellulare la vicina di casa che usciva dal bagno di casa sua dopo aver fatto la doccia approfittando dall’assenza di tende.
Nel processo svoltosi precedentemente con rito abbreviato in primo grado davanti al Tribunale di Busto Arsizio e poi davanti alla Corte di Appello di Milano, l’imputato era stato condannato a due mesi e quindici giorni. La Cassazione si è espressa diversamente puntando sull’assenza di reato dopo che i legali del 37enne hanno sostenuto la tesi secondo cui non si trattava di “indebita realizzazione di filmati e fotografie”.
L’abitazione del loro assistito e quella della vicina di casa “erano adiacenti e la persona offesa si mostrava nuda pur sapendo che la propria abitazione era priva di tende, con la conseguente insussistenza di lesioni alla riservatezza della persona fotografata”.
I giudici hanno sposato questa tesi arrivando alla conclusione che – come essendo “pacifico” che l’imputato “non utilizzò alcun accorgimento per fotografare e filmare” la vicina (usò un telefonino e non una tecnologia particolare, ndr.) – si debba escludere “la configurabilità del reato di interferenza illecita nella via privata non essendo stati ripresi comportamenti della vita privata sottratti alla normale osservazione dall’esterno, posto che la tutela del domicilio è limitata a ciò che si compie nei luoghi di privata dimora in condizioni tali da renderlo tendenzialmente non visibile a terzi”.
L’imputato è stato invece condannato a due anni e sei mesi perché filmava le dipendenti del suo bar mentre si cambiavano nello spogliatoio e per aver abusato di una bambina di dieci anni.