Gianni Togni: "Negli anni '80 eravamo liberi. In tv solo pop becero"

Gianni Togni: “Negli anni ’80 eravamo liberi. In tv solo pop becero”

Germana Bevilacqua

Gianni Togni: “Negli anni ’80 eravamo liberi. In tv solo pop becero”

| 27/04/2024
Gianni Togni: “Negli anni ’80 eravamo liberi. In tv solo pop becero”

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Gianni Togni ha conosciuto il successo con il brano “Luna” nel 1980. Allora aveva appena 24 anni e si divideva tra gli studi universitari e la musica come supporter dei concerti dei Pooh. La passione per la musica è ancora lì e adesso il cantautore ha una una sua etichetta con cui propone giovani artisti da produrre e nel frattempo continua a scrivere e comporre. Il suo ultimo progetto si chiama “Edizione straordinaria”, un album di inediti in vinile. 50 anni di carriera, un’esperienza che rende più liberi di dire le cose. “Avere alle spalle una grande esperienza ti permette di valutare tutto meglio – spiega in un’intervista rilasciata a Today -. È ovvio che oggi, come tanti miei colleghi, faccio un disco ogni due o tre anni, perché ci mettiamo più impegno, siamo più attenti e anche perché le cose che dobbiamo dire non sono le stesse che dicevamo quando avevamo vent’anni. Questo però non vuol dire che siamo fuori dal mondo, anzi. Lo guardiamo con occhi diversi. Ho un’etichetta mia e mi sento libero di poter fare tutto quello che voglio, anche perché non cerco classifiche. L’arte non è una gara”.

Gianni Togni (Foto Instagram)

“Oggi anche i quotidiani importanti sembrano improntati più sul gossip”

Un disco di inediti è una scelta coraggiosa. “I rischi nell’arte non ci sono – sottolinea -. Se una cosa non ti piace la butti, non fai del male a nessuno. Io faccio l’artista e faccio quello che penso sia giusto. Questo è un album molto particolare, sono partito da un plot, ‘edizione straordinaria’, come se fosse un giornale che leggo tutte le mattine. Ho preso le storie che purtroppo non si trovano più sui quotidiani. Sono storie vere di persone comuni, personaggi che non hanno fama. Racconti bellissimi di vita, interviste interessanti che non hanno più spazio. Oggi anche i quotidiani importanti sembrano improntati più sul gossip. Nel disco ne racconto diverse di storie vere, come quella di una ragazza spagnola che a 18 anni non ha voluto seguire la madre in Sicilia e con 800 euro in tasca è andata in Australia, poi si è laureata tra Parigi e il Canada e fino a oggi ha girato 60 paesi del mondo e vive senza avere una casa fissa. Oppure quella di una signora ottantenne, molto chiusa, che ha avuto solo una figlia e un solo uomo, e ha ritrovato l’amore in una rsa francese”.
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Gianni Togni (Foto Instagram)

“Ho avuto la fortuna di poter fare il supporter dei Pooh. Mi hanno insegnato tanto”

L’artista fa un passo indietro e ricorda gli anni al Folkstudio, a Roma, negli anni ’70: “Avevo 16 anni e potevo fare il Folkstudio giovani, la domenica pomeriggio. Veniva tanta gente a sentirci nonostante fossimo dei ragazzini. Eravamo tutti degli sconosciuti. Era un mondo in cui si andava per parlare, ma soprattutto era un mondo che ascoltava, mentre oggi è sempre più difficile. Oggi tutti vogliono parlare ma nessuno ascolta”. “Quando venivano De Gregori e Venditti – ricorda ancora – che erano degli dei perché avevano fatto album bellissimi ed erano famosi, mi avvicinavo sempre con molta attenzione. Però ci salutavano, erano molto gentili. Poi si siamo incontrati tante volte negli anni”.

Poi è la volta degli esordi con i Pooh: “Ho avuto la fortuna di poter fare il supporter dei Pooh, così si chiamava. Mi hanno insegnato tanto, soprattutto dal punto di vista del palcoscenico. Io cantavo fuori dal sipario, con la chitarra, e facevo canzoni scritte apposta per quelle occasioni perché le mie erano più da Folkstudio. Lì ho capito come funzionava un palco importante e ricordo con quanta attenzione loro si mettevano su quel palcoscenico. Prima del concerto ogni particolare era studiato”.

Gianni Togni (Foto Instagram)

“Quando è arrivato questo successo, all’improvviso, la mia vita ovviamente è cambiata”

Tutto cambia nel 1980 con il successo inaspettato del brano “Luna”. “Non mi aspettavo un successo del genere – ammette – non era proprio nelle mie idee. Andavo all’università, studiavo lettere. Mi muovevo tra la letteratura e la musica. Quando è arrivato questo successo, all’improvviso, la mia vita ovviamente è cambiata. Dovevo fare un disco all’anno, sono iniziate le tournée, anche all’estero. C’erano giornate assurde in cui mi svegliavo alle 5, prendevo l’aereo e andavo a Milano per parlare del nuovo album, poi prendevo un altro aereo e andavo a Madrid, dove invece era uscito il disco precedente e dovevo fare promozione, nel pomeriggio andavo a Parigi e la sera finivo a Monaco di Baviera. Il giorno dopo ritornavo a casa. Era faticoso. Dopo ‘Per noi innamorati’, che fu un successo mondiale, hanno iniziato a chiamarmi anche dal Sud America ma decisi di non fare più quella vita. Era troppo complicata e mi toglieva la quotidianità esageratamente. Vanno bene le tournée, va bene la promozione, ma poi devi anche vivere per poter raccontare qualcosa”.

L’artista ha fatto una scelta di vita: “Ho semplicemente smesso di fare il viaggiatore internazionale, dove dormi una notte da una parte e una dall’altra, perché diventavo matto. Non ho quel carattere, perchè non amo apparire e per me è molto faticoso. Poi ammetto che non mi sento in competizione con nessuno, ma neanche all’epoca. Non siamo alle Olimpiadi, né su un campo di calcio o di tennis. Ognuno fa il suo”.

Gianni Togni (Foto Instagram)

“Volevano a tutti i costi che andassi Sanremo, ma per fortuna Pippo Baudo mi fece fuori”

“Con chi mi piacerebbe collaborare? Di artisti internazionali ho una montagna di nomi – afferma Gianni Togni – Mi piacerebbe fare un pezzo con i ‘The National’ o gli ‘American Football’, ma anche ‘Jonathan Wilson’. Ne avrei veramente tantissimi. In Italia invece un artista che mi piace molto e trovo tra i più interessanti è ‘Iosonouncane’. Un personaggio molto particolare che fa una musica fuori dai canoni del pop, addirittura in un album si è inventato un linguaggio tutto suo con cui cantare. Lo trovo molto originale”. Al Festival ha partecipato solo una volta: “Volevano a tutti i costi che andassi Sanremo ma per fortuna Pippo Baudo mi fece fuori. Quando l’ho incontrato, negli anni, l’ho sempre ringraziato per avermi salvato. Il Festival non fa per me, le gare in generale non fanno per me. Non mi piacciono le gare nell’arte, le trovo assurde. Non mi interessano. Con la mia etichetta ho provato a trovare qualche giovane da produrre, ti chiedono subito di andare ad Amici o a Sanremo Giovani, di quello che fanno gli interessa meno. È questa la tristezza”.

Gianni Togni (Foto Instagram)

“Mi chiamano in tanti ma solo per cantare le vecchie canzoni. Che ci vado a fare?”

A proposito dei talent Gianni Togni dice: “La musica è bella anche oggi e ce n’è tantissima, ma bisogna uscire fuori da quelle trasmissioni televisive. Ti costringono a fare solo certe canzoni, con quella ritmica, e molte si possono interscambiare l’una con l’altra. Questo è pop becero. Già se si esce da quel mondo televisivo è diverso. Non mi piace il mondo della tv. Mi chiamano in tanti ma solo per cantare le vecchie canzoni. Che ci vado a fare? Negli anni ’80 c’era “Discoring”, una trasmissione dove andavi e cantavi solo pezzi nuovi. Ci siamo andati tutti, ci è andato anche Battiato. Così dovrebbe essere la musica in tv, ci vorrebbero degli spazi per presentare cose nuove. Invece è tutto customizzato per un certo tipo di pubblico che vuole vedere sempre le stesse cose. Allora in quella televisione non ci vado”.

Lucio Dalla (Foto da video)

“Oggi è difficile che ci sia una casa discografica che ti fa un contratto capace di darti sicurezza”

“La differenza tra oggi e gli anni ’80 è che artisticamente parlando eravamo più liberi – dichiara Gianni Togni -. Altrimenti non sarebbero nati Battiato, De Gregori, Lucio Dalla. Oggi è difficile che ci sia una casa discografica che ti fa un contratto capace di darti sicurezza. Il mio primo contratto prevedeva 4 album in 5 anni, ora non esiste una cosa così. Si fanno i singoli. Ho molti amici nelle major e mi raccontano che con quello che spendo io per un album loro ce ne fanno 4. Qui quando c’è un successo tutti seguono quello. Non ha senso. In Svezia o in Inghilterra, per fare un esempio, sono tutti successi diversi. È questa la forza. Ognuno è diverso dall’altro, non sono tutti uguali”.

Riguardo al suo repertorio, infine, ammette: “Le mie canzoni le amo tutte, ovvio. Una canzone a cui sono legato è ‘Sorridi alla tristezza’. Quell’anno purtroppo andò via mia zia, a cui ero legatissimo, e subito dopo anche mia mamma. È una delle canzoni che riscriverei in ogni disco”.

Pubblicato il 27/04/2024 09:23

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