Strage di Monreale, la disperazione dei familiari in tv

Strage di Monreale, la disperazione dei familiari in tv: “Non si può morire così”

Daniela Vitello

Strage di Monreale, la disperazione dei familiari in tv: “Non si può morire così”

| 28/04/2025
Strage di Monreale, la disperazione dei familiari in tv: “Non si può morire così”

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I programmi televisivi pomeridiani delle reti generaliste hanno dato ampio spazio alla strage di Monreale. Nella notte tra sabato e domenica, tre ragazzi (Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno) hanno perso la vita. Questi i fatti. I tre sono nei pressi di un bar. Alcuni motorini guidati da ragazzi palermitani sfrecciano ad una velocità elevata. A quell’ora a piazza Duomo ci sono un centinaio di persone. I cugini Salvatore Turdo e Andrea Miceli si preoccupano e dicono: “Ma come guidate? Rallentate”. Basta una frase per scatenare il putiferio. I ragazzi sui motorini tornano indietro, Andrea Miceli fa in tempo a mettere in salvo la fidanzata prima di correre ad aiutare il cugino Salvatore Turdo dal quale non si separa mai. I due restano a terra uccisi da una raffica di proiettili. Con loro muore anche Massimo Pirozzo. Feriti altri due ragazzi di 33 e 16 anni.
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Massimo Pirozzo, Salvatore Turdo e Andrea Miceli (Foto da video)
Monreale, il luogo della strage (Foto da video)

Strage di Monreale, le vittime e il 19enne fermato

Andrea Miceli e Salvatore Turdo erano cresciuti insieme e lavoravano nella ditta edile del padre del primo. Andrea aveva il sogno del calcio e giocava nella Real Pioppo. Massimo Pirozzo faceva il fattorino per una pizzeria, amava il mare, la musica elettronica e la sua famiglia. Quella tragica notte si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Chi lo conosceva lo descrive come un amico leale, sempre allegro. Tre bravi ragazzi che tra pochi giorni avrebbero dovuto portare sulle spalle la statua del SS. Crocifisso, la tradizionale festa patronale di Monreale. Per la strage viene fermato Salvatore Calvaruso, 19 anni, residente nel quartiere Zen di Palermo, incastrato dalle telecamere di sorveglianza e da un paio di occhiali da vista dimenticato sul luogo della tragedia. “Ho combinato un macello”, dice quella stessa notte all’amico che gli ha prestato il motorino. È accusato di strage e porto abusivo d’arma. Mentre si piangono le vittime, si cercano le pistole e i complici che sarebbero quattro.

Salvatore Calvaruso (Foto da video)

Il padre di Andrea Miceli: “Voglio giustizia, quella seria. Io non ho più niente”

“Non so come andare avanti, la vita è finita” dice Giacomo Miceli, padre di Andrea, ai microfoni de “La Vita in Diretta”. Il giovane era arrivato in piazza Duomo dopo aver partecipato alla festa della nipotina. “Non perché era mio figlio ma Andrea era un ragazzo d’oro – aggiunge disperato – Arrivavamo da un compleanno, mia nipote aveva fatto tre anni, era tutto tranquillo. È sceso a Monreale per andare a lasciare la ragazza e poi è successo quello che è successo”. “Voglio giustizia, quella seria – aggiunge a “Pomeriggio Cinque” – Io non ho più niente. Dal primo colloquio avuto con i dottori, ho capito che Andrea non ce l’avrebbe fatta. Mio figlio è uscito per un sabato sera e non è più tornato. Dicono che è un eroe? Lo so ma non me ne faccio niente”.

Giacomo Miceli, padre di Andrea (Foto da video)

Le ultime parole di Andrea Miceli alla fidanzata: “Resta qui e aspettami”

Straziante il ricordo di Ilenia, cognata di Andrea Miceli: “Era uno zio speciale per le mie figlie, era un ragazzo che non litigava mai. La sua unica passione era il calcio. Poi la sua fidanzata…aveva la vita di un ragazzo di 25 anni”. Durante la pioggia di proiettili, Andrea ha messo in salva la fidanzata. “L’ha fatta andare lontano dalla zona della rissa. Le ha detto: ‘Resta qui e aspettami’”, racconta la cognata della vittima. “Quella sera c’era stato il compleanno di mia figlia, era finito un’oretta prima – aggiunge Ilenia intervistata da “Pomeriggio Cinque” – Io sono passata da qui con la macchina mezz’oretta prima che succedesse tutto e c’era un tappetto di ragazzi come accade sempre durante questa festa di paese. Non ho visto pattuglie, non ho visto polizia, carabinieri. La polizia antisommossa l’ho vista solo in camera mortuaria quando ormai per i tre ragazzi non c’era più niente da fare. Chiedo giustizia, non si può morire per una rissa. Non si può uscire la sera per andare a mangiare la pizza o a bere una cosa e morire e non tornare a casa perché gente che non si può neanche descrivere ti ha sparato”.
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Enzo Turdo, padre di Salvatore (Foto da video)

Strage di Monreale, parla una testimone: “E’ successo tutto nel giro di 2-3 minuti”

A “La Vita in Diretta” parla anche Enzo Turdo, padre di Salvatore: “Mio figlio era un lavoratore, usciva solo il sabato per svagarsi magari un giorno a settimana. Solo quello. Sono venuti da Palermo armati per fare danno. I ragazzi sono quelli che lavorano ed escono una volta a settimana, loro (gli assassini, ndr) sono bestie, non sono ragazzi”. L’inviata di “Pomeriggio Cinque” raccoglie la testimonianza di Melania, presente in piazza Duomo mentre si consumava la tragedia. “E’ successo tutto nel giro di 2-3 minuti – racconta – Eravamo tutti ammassati qui, io ero con dei miei amici e a un certo punto dei ragazzi si sono presi. Sono volati caschi, bottiglie, quello che trovavano utilizzavano. A un certo punto hanno cominciato a sparare in aria per farli spaventare, poi hanno visto che i ragazzi non si arrendevano, hanno iniziato a puntare e li hanno presi”. Monreale è un paese sotto choc.

Pubblicato il 28/04/2025 18:45

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