Il fidanzato di Sharon Verzeni: "Vivo ancora con i suoi genitori"

Il fidanzato di Sharon Verzeni: “Vivo ancora con i suoi genitori, con lei sono morto anch’io”

Daniela Vitello

Il fidanzato di Sharon Verzeni: “Vivo ancora con i suoi genitori, con lei sono morto anch’io”

| 09/02/2025
Il fidanzato di Sharon Verzeni: “Vivo ancora con i suoi genitori, con lei sono morto anch’io”

4' DI LETTURA

È il 30 luglio 2024 quando al 112 arriva la telefonata di una donna: “Mi ha accoltellato”. Le sue ultime parole prima di accasciarsi a terra esanime, ferita a morte. È Sharon Verzeni, ha 33 anni e vive a pochi passi dalla stradina buia in cui alle 00.50 viene colpita con quattro coltellate mentre fa la sua consueta passeggiata serale. Trecento metri più in là c’è l’abitazione di Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, dove la donna vive con il compagno Sergio Ruocco. L’uomo stava dormendo, viene buttato giù dal letto dai carabinieri che lo interrogano, lo spogliano ma non ha segni sul corpo.  Nessuna telecamera quella notte lo inquadra mentre esce da casa a differenza di Sharon ripresa negli istanti che precedono il delitto.

Sharon Verzeni (Foto da video)

L’assassino di Sharon Verzeni è stato fermato un mese dopo il delitto

Sharon Verzeni viene colpita con tre coltellate alla schiena e una al petto. L’autopsia rivela che non ha avuto il tempo di difendersi. Il fidanzato non è indagato e viene sostenuto dalla famiglia di Sharon che lo accoglie in casa propria. Un mese dopo, viene fermato l’uomo che nei frame estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza sfreccia in bicicletta contromano: è Moussa Sangare, l’assassino della 33enne. Nato a Milano da genitori africani e cresciuto a Suisio, un paese della Bergamasca, il giovane disoccupato confessa l’omicidio ma non sa spiegare il motivo del suo gesto. “Ho avuto un raptus improvviso, l’ho vista e l’ho uccisa”, dice agli inquirenti. Il 30enne rischia l’ergastolo.
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Sergio Ruocco (Foto da video)

Il fidanzato di Sharon Verzeni: “Così ho retto i sospetti su di me”

A due settimane dall’inizio del processo, Sergio Ruocco racconta in un’intervista al “Corriere della Sera” come è riuscito a reggere il peso dei sospetti per 30 giorni e auspica che venga fatta giustizia. Il fidanzato di Sharon Verzeni non ha alcuna intenzione di incontrare l’assassino. “Mi aspetto giustizia, l’unica cosa che ci resta. Lei non la ritroveremo più – dichiara – Io penso che dovrebbe passare in carcere fino all’ultimo giorno della sua vita. Ha fatto una cosa troppo grave, uccidere una persona senza una ragione. Non solo ha tolto la vita a lei, ma ha distrutto anche la mia, quella dei suoi genitori. In questi sei mesi è come se fossi morto anch’io”. “La mia vita è cambiata totalmente e non riesco a trovare un senso – confida Sergio Ruocco – Mi sveglio la mattina e aspetto che la giornata finisca per andare a letto. Non ho più motivi per vivere, aspetto solo che i giorni passino. Magari in futuro le cose cambieranno, ma non so quando sarà questo futuro, se tra 10 o 30 anni. Nessuno può capire cosa proviamo, è qualcosa che nessuno si merita”. L’unica forza, spiega, è “restare insieme”.

Sharon Verzeni (Foto da video)

Sergio Ruocco avrebbe chiesto a Sharon di sposarlo in Grecia

Sergio Ruocco, 38 anni, di professione idraulico, vive ancora dai genitori della fidanzata e dorme nella vecchia stanza di lei, con la sua foto accanto. “Avevo pensato di tornare a Terno a gennaio, ma poi, dopo le feste, la mia situazione forse è persino peggiorata e non è il momento di tornare a vivere da solo – afferma – L’unica cosa, se non altro, è che non sento più su di me i sospetti”. Nella casa di Terno è rimasto l’anello che Sergio Ruocco avrebbe donato alla fidanzata ad agosto, in Grecia, chiedendole di sposarlo. Il 38enne spiega cosa ha provato dinanzi agli sguardi sospettosi di chi ipotizzava che fosse lui l’autore del delitto: “I primi giorni è stato bruttissimo, non riuscivo a capire. Poi mi sono reso conto che era ‘nomale’ che ci fossero quei sospetti su di me, perché spesso, purtroppo, l’assassino è il compagno o il marito. La cosa più devastante è stata scoprire solo alle 16 del giorno dopo che era morta, ma ora so che i carabinieri dovevano fare bene il loro lavoro. E lo hanno fatto”.
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Sergio Ruocco con la famiglia di Sharon Verzeni (Foto da video)

“A volte mi sento in colpa, mi chiedo se avrei potuto dirle di non uscire così tardi”

Sergio Ruocco ammette di aver temuto di restare un sospettato a vita, “anche perché non riuscivamo a dare una mano alle indagini”. “Noi eravamo sicuri, però, che fosse uno sconosciuto – aggiunge – Sharon era talmente una brava ragazza, solare, timida, tranquilla, che nessuno poteva avercela con lei”. Dopo aver saputo del fermo di Moussa Sangare, il fidanzato di Sharon Verzeni ha provato “un po’ di sollievo” perché “almeno i sospetti su di me sarebbero finiti”. “Ogni tanto torno a Terno – racconta il 38enne – Non riesco a starci molto, ma la ricordo sempre. La vedo seduta sul divano a guardare la tv, a tavola a mangiare. Quando vado al cimitero e a casa a Terno parlo con lei. A volte mi sento in colpa, mi chiedo se in qualche modo avrei potuto fare di più, dirle di non uscire così tardi. Però non è giusto nemmeno vivere segregati. Se non possiamo sentirci liberi, vuole dire che c’è qualcosa che non funziona in questo mondo”.

Pubblicato il 09/02/2025 14:29

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