Nel 2006 Giorgio Panariello condusse il Festival di Sanremo con Ilary Blasi e Victoria Cabello ma non andò benissimo. A distanza di quasi vent’anni, ospite del podcast “Tintoria”, il comico toscano si toglie qualche sassolino dalla scarpa. “Come andò? Una me*da! – esordisce – Tanto per cominciare avete più visto fiori sul palco? La prima cosa che ho fatto è stata levarli. Mi chiamarono a farlo perché venivo dai ‘Torno sabato’ che fatto il terzo per me era chiuso. L’anno prima l’aveva fatto Bonolis con grandissimo successo e nessuno voleva fare quel Sanremo là. Pippo Baudo non ci pensava neanche lontanamente, anche perché non volevano darglielo visto che Paolo lo aveva un po’ rinnovato. Non volevano tornare indietro ma andare avanti”.
“Hanno cominciato a farmi una corte spietata, io non volevo farlo, ma poi ho visto l’assegno… avevo bisogno, in quel periodo là non è che navigassi nell’oro – confida il comico 64enne – Alla fine mi hanno convinto ma io non sapevo che quell’anno lì ci sarebbe stato l’embargo delle case discografiche e delle radio nei confronti delle televisioni, per cui non mandavano i cantanti. Io ho fatto Sanremo senza cantanti. Gli unici cantanti che avevo non appartenevano alle grandi major. C’erano dei buonissimi cantanti, Anna Tatangelo, Zarrillo…ma il cast non lo fai con cinque cantanti ottimi, gli altri erano quasi tutti sconosciuti. Quell’anno ha vinto Povia con ‘Vorrei avere il becco’. Capisci, no?”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK

Giorgio Panariello: “A Sanremo i giornalisti mi hanno infamato per quattro giorni”
Giorgio Panariello ricorda come un incubo gli incontri con la stampa durante la settimana sanremese: “Arrivavi là, mezzogiorno, conferenza stampa, 1.500 giornalisti da tutto il mondo che mi facevano domande su questo Sanremo, mi infagottavano di parolacce, io tornavo all’Ariston, mi mettevo nel camerino a guardare il soffitto e a pensare per tre ore che ca**o avessi detto in conferenza stampa. Ovviamente, dopo Bonolis, la prima serata ci fu un’emorragia di ascolti e il giorno dopo in conferenza stampa la parola più gentile fu: ‘Panariello, ma chi ca*zo gliel’ha fatto fare a lei di fare Sanremo?’. Così per quattro giorni. Poi il Festival si riprese perché se vai a vedere nella storia non siamo quello peggio”.
“Io non sono un conduttore, un presentatore, un vigile che gestisce – tiene a precisare – Tra l’altro non ero neanche il direttore artistico, a differenza di Carlo (Conti, ndr) ad esempio, che ha le idee chiare e se gli dicono che il suo Sanremo fa schifo non se la prende, perché ha il pelo così. Io, che mi sento più artista, se mi dicono che il mio Sanremo fa schifo mi abbatto moralmente e fisicamente. Dopo che mi hanno infamato per quattro giorni, mi hanno detto di tutto, non mi hanno offeso la mamma perché non la conoscevano, l’ultimo giorno, la domenica, vado a prendere un caffè al bar dell’Ariston, arrivano 3-4 giornalisti, mi danno una pacca sulla spalla e dicono: ‘Ma sai che poi alla fine questo Sanremo non è andato tanto male?’”.
LEGGI ANCHE: Povia escluso dal Festival di Sanremo: “Ho perso conoscenza”
“Annalisa Minetti mi accusò di non averla presa al Festival perché era cieca”
“Ho capito una cosa, che Carlo e Amadeus sono stati bravi per aver rimesso la musica al centro – sottolinea il comico – In quegli anni là, Sanremo era tutto tranne la musica. Usciva fuori di tutto, addirittura Annalisa Minetti mi accusò di non averla presa al Festival perché era cieca. Usciva la feccia e tutti i giornalisti che si beavano di questa cosa. Un circo! Se mi chiedessero di andare a Sanremo? L’ospitata la reggo. Fosse stato per quel Sanremo là, in televisione io ero finito. Da un insuccesso così non ti riprendi più. Si fa a gara a guardarti col cu*o per terra. Io scappavo da Striscia La Notizia, finivamo la serata e scappavo via in macchina. Staffelli mi beccò nella cucina dell’albergo, era lì ad aspettarmi”.