“È morta serenamente, stamattina alle 9.30 tra le nostre braccia. Non ha sofferto”: così Andrea Rizzoli e Paolo Ciavarro, figli di Eleonora Giorgi, ai microfoni dei giornalisti che da stamattina stazionano davanti alla clinica Paideia di Roma dove si è spenta la loro madre. L’attrice, regista e sceneggiatrice ha condiviso la sua malattia con il pubblico ma adesso è il momento del dolore privato. “La camera ardente è strettamente privata – fa sapere Andrea Rizzoli, primogenito di Eleonora Giorgi – Chiunque ha voglia di salutarla può venire mercoledì alle 16, alla chiesa degli Artisti, dove ci saranno i funerali in forma pubblica. Di una cosa soltanto vi prego, di non fermare l’andamento della clinica perché ci sono altre persone che lottano per la loro vita”. “Ringraziamo tutti per le dimostrazioni d’affetto e l’attenzione – aggiunge Andrea Rizzoli – Questo è un momento che rimane nostro. Se volete, ci rivediamo mercoledì. Mamma ha portato avanti questo percorso sempre con il sorriso cercando di ispirare gli altri a fare lo stesso. In questo momento non ci sentiamo di dire altro”. “Il sorriso di mamma rimarrà per sempre”, gli fa eco il fratello Paolo in lacrime.
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Un mese fa, Eleonora Giorgi aveva iniziato la terapia del dolore
Da circa un mese, Eleonora Giorgi era ricoverata al Paideia International Hospital di Roma dove aveva iniziato la terapia del dolore. Nella stessa clinica, due anni fa, si era spento Maurizio Costanzo. Era stata proprio la stella del cinema italiano ad aggiornare sulle sue condizioni di salute. “Dopo l’ultima crisi di tre settimane fa, il mio oncologo ha deciso di ricoverarmi – aveva detto in un’intervista al “Corriere della Sera” – Mi sono ritrovata da sola in casa, di notte, a urlare, in preda ai dolori. Qui ho recuperato le forze (…) Non c’è nulla di male a dire che non riesco a fare più di dieci passi. Ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile. Ogni giorno è un regalo”. “A San Valentino mia nuora Clizia è venuta con il mio adorato nipotino Gabriele, di tre anni – aveva raccontato – Gli hanno detto che la nonna è in albergo: abbiamo liberato in aria dei palloni rossi (…) La notte la passo sveglia. Nel silenzio mi sento su un’altalena, sospesa. Non sono spaventata: ho avuto molta più paura di vivere”.