Simone Cristicchi ha rivelato in un’intervista al “Corriere della Sera” di aver presentato in passato ad Amadeus la canzone “Quando sarai piccola” portata quest’anno sul palco dell’Ariston. Il brano sta riscuotendo un grande successo e a margine delle prime due serate del Festival è apparso nelle top 5. Il testo fa riferimento al dramma della madre che nel 2012 è stata colpita da un’emorragia cerebrale. Al termine delle due esecuzioni la platea del teatro Ariston ha riservato all’artista applausi pieni di commozione. “Pensavo peggio… ma mi aiuto ascoltando in cuffia canti gregoriani – rivela l’artista parlando dell’accoglienza del pubblico – . Quando ho visto la standing ovation non ci potevo credere… non immaginavo arrivasse anche ai giovani. Pensavo che questa canzone fosse adatta a una sensibilità più adulta, dai 25 anni in su. Sono un oggetto non identificato per lo streaming, dove sono quello con meno ascoltatori mensili, e anche per le radio. Eppure ricevo consensi traversali. Credo però che la poesia non si debba basare sui numeri, ma su altri parametri”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK

Simone Cristicchi: “Nei Festival di Amadeus mi sarei sentito a disagio e fuori luogo”
“L’ho scritta 5 anni fa e racconta il mio vissuto – confessa il cantante – È cambiata nel tempo. Nella prima stesura non c’era il passaggio sulla rabbia che c’è nello special perché nella mia esperienza personale quel momento è arrivata dopo e ho voluto dare risalto anche alla mia parte ferita”. Simone Cristicchi aggiunge: “L’avevo proposta anche ad Amadeus, ma non l’ha scelta. Nessuna rabbia però, sono fatalista e credo che siano le canzoni a decidere quando sono pronte per gli altri. Anzi, ringrazio Amadeus per non averla scelta: nei suoi Festival sarei stato a disagio e fuori luogo”. L’interpretazione del suo brano ha fatto emozionare tutto il pubblico dell’Ariston anche nella seconda puntata del Festival di Sanremo. Ma c’è anche chi ha sollevato qualche critica, come ad esempio Selvaggia Lucarelli che fa parte del cast fisso del DopoFestival di Alessandro Cattelan. “Chiaramente è una canzone molto bella, poetica, c’è la sensibilità di un cantautore come Cristicchi – ha detto la scrittrice -. Però anche io ho vissuto questa esperienza e trovo che in questa canzone ci sia un eccesso di romanticizzazione della malattia. Nel senso che quella malattia lì, in particolare, è una malattia molto feroce, una malattia che abbrutisce, che toglie dignità”.

Simone Cristicchi replica Selvaggia Lucarelli: “Il mio brano non vuole essere una cartella clinica”
Selvaggia Lucarelli ha insistito sulla scelta narrativa dell’artista: “Cristicchi ha scelto di raccontare la parte più delicata quando c’è anche l’abbrutimento che viene dalla fatica nel gestire da parte dei familiari quel tipo di malattia che molto spesso è anche rabbia. È una canzone che racconta un pezzo di verità e ne tralascia un altro. Avrei voluto un po’ meno retorica e un po’ più di verità. Comunque non voglio fare il processo ad una bella canzone, dico solo che per me è un po’ barocca, ampollosa. Io sono per la verità nuda e cruda”. La risposta alle critiche non è tardata ad arrivare. Simone Cristicchi, in collegamento con Caterina Balivo nel programma “La Volta Buona”, ha puntualizzato: “La mia è una canzone più spirituale, non vuole essere una cartella clinica o raccontare di una patologia, ma è un flusso, il ciclo della vita che si trasforma e noi davanti a questa trasformazione non possiamo che assistere e accettare o meno questa cosa”. “Diciamo che con la poesia, con questo piccolo racconto di quotidianità, ho voluto raccontare una cosa più universale”, ha concluso.