Michela Murgia contro Burioni: "Non ha letto la mia cartella clinica"

Michela Murgia “bacchetta” Roberto Burioni: “Parla senza aver visto la mia cartella clinica”

Germana Bevilacqua

Michela Murgia “bacchetta” Roberto Burioni: “Parla senza aver visto la mia cartella clinica”

| 21/05/2023
Michela Murgia “bacchetta” Roberto Burioni: “Parla senza aver visto la mia cartella clinica”

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Michela Murgia, ospite della trasmissione “Quante storie” di Giorgio Zanchini su RaiTre, ha parlato della sua malattia e della sua scelta del percorso terapeutico da intraprendere. Un percorso, ha spiegato la scrittrice in studio, che le “dia la possibilità di mantenere libertà, lucidità e la possibilità di vivere relazioni normali non ospedalizzate”. Per Michela Murgia la questione è anche un’altra. “Le parole sono importanti, ci si ammala anche di parole – ha aggiunto – la comunicazione ha un valore cruciale, io non voglio alzarmi la mattina sapendo che devo andare a combattere una guerra. Come dice il mio medico, la guerra presuppone un vincitore e un vinto, invece qui non c’è una vittoria o una sconfitta, è uno degli eventi della vita”. Michela Murgia parla tra le altre cose anche del suo libro “Tre ciotole, rituali per un anno di crisi” nato in seguito al periodo della pandemia, “un periodo in cui l’assenza della socialità ci ha costretto ad avere a che fare più con noi stessi che con gli altri”. “Ho scritto questi 12 racconti ripensando a quell’anno e sapendo che prima o poi tutti gli scrittori faranno i conti con quell’anno cercando di rielaborarlo”, ha detto.
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Michela Murgia(Foto da video)

Michela Murgia: “Ma come fa un medico serio a dare giudizi senza aver visto la mia cartella clinica?”

Il libro comincia con quella frase fulminante (“lei ha una nuova formazione di cellule sul rene”) pronunciata dal suo oncologo, Fabio Calabrò, la persona con cui la scrittrice costruirà un rapporto di grande stima e fiducia reciproca. Quando la scrittrice ha rivelato di avere un carcinoma renale in stadio avanzato, il virologo Roberto Burioni ha commentato le scelte della scrittrice suscitando la sua reazione: “Lui per esempio mi ha deluso molto. Ma come fa un medico serio a dare giudizi a parlare di me senza aver visto la mia cartella clinica?”. Ma cosa aveva detto il virologo? Queste le sue parole: “Michela parla con serenità e coraggio della sua malattia, che è a uno stadio molto avanzato. Oltre a farle i miei migliori auguri, devo dirle due cose. La prima è che – come lei giustamente dice – le cure le stanno facendo guadagnare dei mesi di vita. Però queste cure sono estremamente efficaci e quei mesi potrebbero anche essere anni, che io spero molti e felici”. E ancora: “La seconda è doverla correggere quando dice ‘dal quarto stadio non si torna indietro’. Qualche giorno fa è uscito un lavoro che descrive uno studio eseguito su 84 pazienti con un cancro del colon inoperabile, metastatico e ormai resistente alle terapie. Ebbene, una nuova terapia ha portato a una risposta completa (avete letto bene: il cancro è sparito) in 3 di questi pazienti e una risposta parziale, con un netto miglioramento, in 29 pazienti. In 28 la malattia si è fermata”.

Michela Murgia (Foto Instagram)

“Intromettere elementi di sfiducia tra il paziente e il medico è una cosa che non si fa”

In merito alle dichiarazioni di Roberto Burioni, Michela Murgia ha affermato: “Intromettere elementi di sfiducia tra il paziente e il medico è una cosa che non si fa, è molto grave. Ci sono rimasta molto male quando è uscita la mia intervista e ho visto Burioni rivolgersi a me dicendomi che avevo da percorrere cure alternative”. La scrittrice è stata chiara con il suo medico: “Gli ho detto che non volevo guadagnare un mese di vita costretta in ospedale, gli ho spiegato che preferivo privilegiare la qualità del tempo che mi rimaneva, continuare a fare vita sociale, vedere i miei affetti, i miei amici: e lui ha capito”. E ha tenuto a sottolineare quanto sia importante “capire che fortuna abbiamo a poterci appoggiare a un sistema sanitario nazionale: le medicine costano carissime, anche io stessa non potrei permettermele. Ho preso l’abitudine di fotografare il prezzo di ogni farmaco e postarlo su Instagram. Perché tutti possiamo così renderci conto di quanto è importante avere uno Stato che ci paga le cure. Ecco. Se c’è una cosa per cui vale la pena scendere in piazza è la salvaguardia del sistema sanitario nazionale: io se non fossi stata Michela Murgia avrei avuto le stesse identiche cure e questo è importantissimo”.

Pubblicato il 21/05/2023 12:32

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