Michela Murgia, i "figli d'anima" rischiano di non ereditare nulla

Testamento di Michela Murgia, i “figli d’anima” rischiano di non ereditare nulla

Germana Bevilacqua

Testamento di Michela Murgia, i “figli d’anima” rischiano di non ereditare nulla

| 13/09/2023
Testamento di Michela Murgia, i “figli d’anima” rischiano di non ereditare nulla

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Si apre il capitolo del testamento di Michela Murgia, morta all’età di 51 anni il 10 agosto scorso a causa di un carcinoma renale. La scrittrice aveva deciso di condividere la sua vita con una famiglia allargata, definita queer. Un mese prima di morire aveva sposato in “articulo mortis” l’attore, regista, musicista e autore Lorenzo Terenzi. Poi ci sono i figli d’anima, come li chiamava lei: Alessandro Giammei, Raphaël Luis Truchet, Francesco Leone e Riccardo Turrisi. Le volontà di Michela Murgia sono note a tutti. La scrittrice ha disposto che i suoi beni terreni vadano a loro. C’è scritto anche questo all’interno del testamento che sarà aperto la prossima settimana. Michela Murgia ha affidato la gestione del testamento all’avvocata e amica bolognese Cathy La Torre, curandone personalmente ogni dettaglio. Una data certa non c’è, ma sembra che Alessandro Giammei stia rientrando in Italia dagli Stati Uniti, dove insegna letteratura italiana a Yale. Si tratterà certamente di un testamento olografo, presumibilmente a favore del marito Lorenzo Terenzi, che dovrebbe ricevere metà dell’eredità, come previsto per legge.

Michela Murgia (Foto Instagram)

La legge italiana stabilisce che l’eredità spetti principalmente ai parenti biologici

Secondo quanto trapelato sembra che Michela Murgia desiderasse che la casa romana acquistata appositamente per ospitare la loro famiglia queer fosse divisa equamente tra i figli d’anima. In un’intervista a “Vanity Fair”, la scrittrice aveva anticipato che per quanto riguarda gli oggetti di valore affettivo la distribuzione spetterà a Chiara Tagliaferri: abiti, cappelli, scarpe. Sempre secondo le volontà di Michela Murgia, a Patrizia Renzi dovrebbe andare il patrimonio di gioielli e bigiotteria. Infine, la scrittrice ha dato il compito ad Alessandro Giammei di occuparsi delle sue opere letterarie, pubblicate e inedite. Ma alle volontà della scrittrice potrebbe frapporsi la legge italiana che stabilisce che l’eredità spetta principalmente ai parenti biologici. Un aspetto a cui sicuramente Michela Murgia avrà pensato, ma che solleverà un tema politico, ovvero cosa manchi nella legge italiana per proteggere i “figli d’anima”.
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Michela Murgia con due dei suoi quattro figli dell’anima (Foto Instagram)

I “figli d’anima” non rientrano tra i beneficiari legittimi

Ma la nostra giurisdizione parla chiaro. I “figli d’anima” non sono considerati legalmente figli e non rientrano tra i beneficiari legittimi. In Italia la definizione di famiglia nelle questioni successorie è molto restrittiva e include tra i beneficiari solo i coniugi, gli uniti civilmente, i figli o gli ascendenti. Con il suo testamento olografo Michela Murgia avrebbe voluto baipassare il problema per garantire ai suoi “figli d’anima” di ricevere un’eredità. Ma non è certo che questo possa bastare. Vincenzo Miri, presidente dell’Avvocatura per i diritti Lgbt “Rete Lenford”, interpellato dal quotidiano “La Stampa”, ha detto: “Se il testatore dovesse escludere o assegnare quote inferiori ai beneficiari previsti dal codice civile italiano, la volontà testamentaria potrebbe essere contestata, a meno che il legittimario non rinunci alla sua quota. Questo problema si applica anche alle donazioni durante la vita del ‘genitore d’anima’ se risultassero lesive per i legittimari”. Vincenzo Miri ha aggiunto: “Il testamento di Michela Murgia sollecita il legislatore a riconoscere le famiglie moderne basate su legami affettivi, non solo su legami legali o di sangue, per permettere a ciascuna e ciascuno di onorare queste relazioni d’elezione anche dopo la morte”.

Pubblicato il 13/09/2023 12:58

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