Mario Occhiuto sul figlio suicida: "Ho fatto tutto ciò che potevo"

Mario Occhiuto sul figlio morto suicida: “Ho fatto tutto ciò che potevo”

Daniela Vitello

Mario Occhiuto sul figlio morto suicida: “Ho fatto tutto ciò che potevo”

| 22/05/2025
Mario Occhiuto sul figlio morto suicida: “Ho fatto tutto ciò che potevo”

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Mario Occhiuto rompe il silenzio a tre mesi dalla scomparsa del figlio Francesco morto suicida lo scorso 21 febbraio. 30 anni, dottorando in Psicologia, il primogenito del senatore di Forza Italia si è lanciato dall’ottavo piano dell’abitazione di famiglia, a Cosenza. Mario Occhiuto, che ha altri due figli, ripercorre gli ultimi tre mesi in un’intervista al “Corriere della Sera”. “Il primo l’ho passato a letto, senza riuscire ad alzarmi – racconta – Poi è stata mia figlia a spingermi a tornare in Senato. Mi ha accompagnato a Roma, e per due settimane siamo andati insieme fino all’ingresso. Anche il mio lavoro di architetto mi aiuta, è un legame con lei, che studia la stessa materia. L’altro figlio sta costruendo il suo futuro e si sposerà presto. Vederli andare avanti mi dà forza. È come se portassero con loro anche un po’ di Chicco. E poi c’è il cammino spirituale che sto seguendo. Anche Sant’Agostino ha vissuto il dolore di perdere un figlio”.
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Francesco Occhiuto (Foto Instagram)

Mario Occhiuto, il figlio morto suicida non aveva ricevuto una diagnosi

Francesco Occhiuto non aveva ricevuto una diagnosi e la pandemia aveva peggiorato la situazione. “Era bloccato, a tratti, da momenti difficili – spiega il padre – A volte riusciva a gestirli da solo, con gli strumenti che lui stesso studiava. Altre volte si confidava con me. E quando capivo che attraversava una fase più buia, correvo da lui. Una notte ho guidato da Roma a Parma per raggiungerlo durante il tirocinio. Chicco si preoccupava per me, da solo in auto. Ma sapeva che sarei arrivato a ogni costo. Il periodo del Covid ha inciso molto. In quei giorni aveva la sensazione che tutti ce l’avessero con lui. Con calma e amore, riuscimmo a rassicurarlo. Poi ci sono state altre ricadute, almeno due. Non voleva assumere farmaci, e solo per alcuni mesi siamo riusciti a convincerlo”.

Mario Occhiuto con il figlio Francesco (Foto Facebook)

“Le tragedie non devono restare confinate nel silenzio delle famiglie”

Mario Occhiuto accetta di parlare del figlio e della tragedia che si è abbattuta sulla sua famiglia perché per lui è “un modo di non arrendersi, di restargli legato”. “Vado avanti pensando che un giorno lo ritroverò – confida – L’amore non può essere solo un istinto biologico. Ci deve essere un dopo. Mi nutro della presenza dei miei due figli che sono accanto a me insieme alla mamma. Vogliono vedermi reagire. Ricevo lettere da genitori, insegnanti, medici. Chicco è diventato il ragazzo perduto di tanti. Il simbolo di chi ha bisogno di attenzione, ascolto, protezione”. Il dramma vissuto dalla sua famiglia gli ha aperto gli occhi. “Le tragedie non devono restare confinate nel silenzio delle famiglie – afferma – Parlatene, chiedete aiuto, rompete il muro della solitudine”.
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Francesco Occhiuto (Foto Instagram)

Il senatore di Forza Italia ha presentato un emendamento per lo psicologo scolastico

Mario Occhiuto ha intenzione di creare una Fondazione. “È anche un modo per sentirmi vicino a Chicco – argomenta – Non per commemorarlo, ma per far vivere il suo sguardo sul mondo. Chicco ripeteva che la medicina aveva fatto passi da gigante nello studio del corpo ma non della sofferenza interiore. L’ultima volta che siamo andati a cena insieme avevo espresso un giudizio affrettato su alcune persone. E lui mi ha redarguito con la calma che lo contraddistingueva: ‘Papà, che diritto abbiamo di giudicare?’. Io ero diverso. Convinto di aiutarlo, lo spingevo a farsi avanti, a pensare ai suoi interessi. Ma lui guardava oltre. Abbiamo condiviso tutto il tempo possibile. Cenavamo insieme a Roma, dopo le sue lezioni all’università di Tor Vergata, dove aveva trovato persone splendide. Poi tornavamo a Cosenza il venerdì. Ma non è bastato”.

Mario Occhiuto non ha nessun rimorso e non ritiene di doversi rimproverare qualcosa. “So di aver fatto tutto ciò che potevo”, asserisce. Le sue energie adesso sono focalizzate sulla Fondazione. “Dobbiamo costruire una rete diffusa di supporto psicologico per i giovani – è il suo consiglio – Ho appena presentato un emendamento per rendere strutturale la presenza dello psicologo scolastico. È lì che bisogna intervenire, prima che il disagio si trasformi in isolamento. Quando una persona si ammala nel corpo, tutti si stringono attorno. Se invece il malessere è interiore, spesso si resta soli”.

Pubblicato il 22/05/2025 17:03

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