Marco Della Noce, attore comico conosciuto per la sua partecipazione a programmi quali “Drive in”, “Mai dire gol”, “Striscia La Notizia” e “Zelig”, si racconta in un’intervista al “Corriere della Sera”. La sua carriera è iniziata nel 1982 al Festival del cabaret di Loano e nel 1987 si è aggiudicato il premio speciale della critica. Tutti lo conoscono per il suo personaggio più famoso, Oriano Ferrari, il capotecnico della scuderia di Maranello. Oggi il comico ha 65 anni e racconta di aver attraversato un periodo molto difficile ma di essere riuscito a venirne fuori. Lo scorso 9 maggio il Tribunale di Monza ha avviato la procedura di sovraindebitamento che ha estinto quasi 500mila euro dei debiti di circa 700mila che aveva accumulato dopo il divorzio dalla moglie. Nell’intervista, Marco Della Noce racconta che era finito a dormire sulla sua Zafira schiacciato da fisco, assegni di mantenimento dei figli e affitti pregressi. I pignoramenti non gli avevano lasciato nulla.
“Mi sono fermato due anni con gli spettacoli, è arrivata la depressione”
Il comico racconta una storia di rinascita e ora che tutto è quasi risolto dice: “È una liberazione, della mente soprattutto. Ho trovato tanta comprensione anche da parte dei giudici. Non c’è mai nulla di negativo e basta”. Marco Della Noce ripercorre la sua vicenda giudiziaria: “Applicare la legge del sovraindebitamento a un lavoratore dello spettacolo era nuovo per tutti. Dopo oltre due anni, con i legali dello studio Pagano siamo riusciti a ottenere l’avvio della sovraesposizione del debito, istituita dopo la crisi economica del 2008. Per qualche anno ancora, parte dei miei guadagni sarà trattenuta per coprire il debito”. “Mi sono fermato due anni con gli spettacoli – aggiunge – non mi lasciavo andare e non agivo d’istinto. Pensavo troppo. Non potevo essere creativo perché tutto mi stava scappando via. Non trovavo soluzioni e poi è arrivata la depressione, quindi due anni di cure psichiatriche: uscivo la mattina e tornavo a casa la sera. Prendevo farmaci, ma non mi chieda quali perché non conservo nulla”.
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“Ho fatto il vigilante notturno al parco di Monza durante uno street food”
Il comico spiega il suo stato d’animo in quei momenti difficili: “Ero spaesato. Pensavo a quale esempio stavo dando ai miei figli. Oggi mi ringraziano per quello che ho trasmesso in questi anni, dove ho fatto lavori saltuari per mettere da parte qualcosa”. E svela: “Ho fatto il vigilante notturno al parco di Monza durante uno street food. Avevo anche aperto, con un amico, una società di gonfiabili”. Poi racconta come è riuscito a risalire la china e riprendere in mano la sua vita: “Mi hanno aiutato i colleghi e la gente comune. Quando ho toccato il fondo, tutto il gruppo di Zelig si è mosso. Da Giancarlo Bozzo, direttore artistico, a Claudio Bisio, passando per Luciana Littizzetto. Avevano avviato una raccolta fondi. A loro si erano aggiunte le persone che mi avevano pagato una stanza. Da lì passo dopo passo ho trovato una casa”. “Adesso faccio diverse cose – aggiunge – sono tutor per We family, un centro di formazione che incentiva il dialogo genitoriale. Sto anche avviando incontri con le aziende per sensibilizzarle sulla centralità della persona in una prospettiva orizzontale. Ma con gli spettacoli continuo”. Infine, Marco Della Noce lancia un messaggio: “Rivendico il diritto di fallire. Che non è una brutta cosa. In certe culture è quasi necessario perché significa che ti sei ricostruito. E poi non dobbiamo legarci ai messaggi della televisione: non sono veri”.