Luca Barbareschi: “Io violentato da un prete, sono stato gay”

Luca Barbareschi: “Sono stato violentato da un prete e sono stato gay”

Germana Bevilacqua

Luca Barbareschi: “Sono stato violentato da un prete e sono stato gay”

| 10/05/2023
Luca Barbareschi: “Sono stato violentato da un prete e sono stato gay”

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Luca Barbareschi ha rilasciato un’intervista a “La Repubblica”. Un racconto schietto che tocca vari temi di attualità, il cinema ma anche molti episodi personali. L’attore 66enne, ex deputato della Repubblica, oggi è produttore dei film di Roman Polanski. Barbareschi racconta la trama del film che sta girando a Roma tratto dalla pièce di David Mamet e con l’attrice Catherine McCormack dal titolo ‘The Penitent’. La pellicola s’ispira alla figura dello psicologo canadese Jordan Peterson. “Un genio attaccato ferocemente perché si rifiuta di dire che c’è un terzo sesso – spiega – Trovo che abbia ragione: è un medico e non può prescindere dal fatto che i cromosomi siano quelli”. Lo psichiatra  viene linciato perché un giovane paziente gli annuncia una strage e poi uccide otto persone: “L’assassino è ispanico, vittima della società, è gay, emarginato, quindi forse non è più colpevole. La stampa si sposta sullo psicologo, complice una pubblicazione in cui aveva scritto che l’omosessualità è un adattamento”.
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Luca Barbareschi (Foto da Instagram)

Luca Barbareschi: “Mi hanno abusato dagli otto agli undici anni”

Barbareschi mischia la trama del film ad eventi personali: “Io sono stato omosessuale nella mia vita, forse ho trovato un adattamento alle mie problematiche”. E aggiunge “Sono stato un bambino molestato, da otto a undici anni. I preti gesuiti, a Milano, mi chiudevano in una stanza, uno mi teneva fermo e l’altro mi violentava. Ho fatto una legge su questa cosa qui”. E sul tema delle molestie sulle donne aggiunge: “Di molestate finte, alcune le ho avute a teatro. Mi viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate in maniera blanda. Altre andrebbero denunciate per quando si son presentate sedendo a gambe larghe: ‘Ciao che film è questo?’. Non ho mai avuto bisogno di fare trucchi per sc*pare, ho detto: ‘Amore chiudi le gambe, interessante, ma ora parliamo di lavoro'”. E ancora: “Secondo me Amleta (l’associazione fondata da 28 attrici per contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo n.d.r.) dovrebbe riguardare un campo più largo. Il problema delle molestie è generale, riguarda la commessa del negozio che deve subire per non perdere il posto. Ho quattro figli, un maschio e tre femmine, e voglio che siano dignitose, libere e non subiscano mai”.

Luca Barbareschi (Foto da video)

Luca Barbareschi: “I miei figli mi contestano soprattutto quella di dodici anni”

Poi prosegue: “Un’ondata di finto moralismo distrugge l’America, quella che io sognavo – i miei figli hanno la green card – non c’è più: si sono incastrati in qualcosa in cui non usciranno facilmente. Nei prossimi anni succederà anche in Europa. I miei figli cresciuti nelle università americane non hanno più senso dell’umorismo. Se dico ‘guarda che mig*ottone’ rispondono ‘no, papà, è una ragazza che soffre'”. E aggiunge: “I miei figli mi contestano soprattutto quella di dodici anni, che è andata alle scuole francesi, politicamente corretta. Io mi incaz*o ma manteniamo il senso dell’umorismo. Sono aperto e tollerante, senza pregiudizi ma quello che avviene è un disastro, perché è una semplificazione. Ci sono centoventi gender che litigano tra loro. Siamo andati nella follia, ci sarà una reazione tra qualche anno e torneremo peggio di prima. Purtroppo, queste sono minoranze. Lo abbiamo visto nelle fiction: mettere per forza trans e lesbiche è un finto problema, non è generalizzato e nella narrazione non funziona. Oggi c’è obbligo nelle ‘writing room’ in America di mettere nero, ispanico, lesbico”.

Luca Barbareschi (Foto da Instagram)

“La serie sul Gattopardo girato in inglese è una cosa da folli”

Ma tornando al cinema Barbareschi torna alla sua collaborazione con Polanski: “Il suo nuovo film, ‘The palace’, che vedrete, bomba è. Non ci può essere giudizio morale sull’arte. Sennò dobbiamo ascoltare quello che ha detto Marlène Schiappa, ministro francese per le Pari opportunità. Io e Polanski siamo stati assaltati dalle femministe, chiusi in una camionetta della polizia ci siamo guardati: ‘Tua nonna è morta ad Auschwitz, mia nonna a Treblinka, se ci avessero detto che nel 2020 saremmo stati chiusi in una camionetta con fuori donne impazzite coperte di sangue che gridano ‘riaprite le camere a gas’ non ci avremmo creduto'”. “Con il nuovo film di Polanski, ‘The palace’, non andremo a Cannes” spiega  “Mi rifiuto, perché la Francia è un Paese che dopo il successo straordinario di ‘J’accuse’ non finanzia più Polanski. Hanno tutti paura”. Poi un’ultima stoccata sul cinema: “La serie sul Gattopardo girato in inglese, la serie. Solo dei folli possono farlo, come fare The Crown in bergamasco con Margherita Buy, con tutto il rispetto per l’ottima attrice che è, non è credibile. Come non è credibile nel 2023 che il principe dica ‘e tutti questi monumenti magnifici che ci guardano come fantasmi muti’ in inglese. Ci vuole coerenza linguistica”.

Pubblicato il 10/05/2023 11:21

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