Jovanotti, nome d’arte di Lorenzo Cherubini, torna bambino in un’intervista rilasciata a Malcom Pagani per “Il Messaggero” dove si lascia andare a confessioni inedite sui suoi genitori. Mario Cherubini, membro del corpo della gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, e Viola Cardinali erano la classica coppia che sta insieme per tutta la vita. “Facevano parte di una generazione in cui non c’era scelta – spiega il cantante – Quando ero bambino speravo si mollassero perché, forse sbagliando, avevo l’illusione che se si fossero lasciati sarebbero stati entrambi più felici. Litigare era il loro linguaggio. Li sentivo discutere spesso, ma mia sorella sostiene che esistesse tra loro un’intesa fisica molto forte e che a tenerli insieme fosse il reciproco desiderio”. Jovanotti non ha mai condiviso il suo pensiero con i genitori: “Non gliel’ho mai detto, ma penso lo immaginassero. Erano due ragazzi cresciuti in un paesino della Toscana in cui non succedeva niente. Vanno a scuola insieme, si fidanzano presto e a 19 anni, lui viene preso per fare il gendarme in Vaticano. Arriva a Roma, lei lo raggiunge e in quattro e quattr’otto nasce un bimbo. Una coppia molto tradizionale in cui la mamma è passivo-aggressiva e il mio babbo, nei toni, è solo aggressivo. Dico queste cose con amore perché il mio babbo non è mai stato un violento”.
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Jovanotti e le confessioni su genitori, infanzia e adolescenza
Il cantante racconta un altro aneddoto della sua infanzia: “Il mio babbo credeva che avessimo bisogno dell’educazione che lui non aveva ricevuto, così in aggiunta ai fumetti ci faceva leggere i libri che non acquistava in libreria, ma alle aste giudiziarie. Qualcuno in un angolo del mondo falliva e noi in casa ci ritrovavamo sepolti da libri magnifici, spesso fotografici o d’arte. Più leggevo e più mi accorgevo della mia ignoranza: una scoperta positiva che mi dirigeva ovunque, in molte direzioni e in maniera libera nel tentativo di colmare i buchi. Non era ancora un tempo influenzato dalla dittatura dei numeri, degli algoritmi e delle profilazioni. Si poteva andare a caso e immaginare una strada propria. Immaginare è una cosa grande: senza, siamo quasi niente”. La conversazione si sposta poi sull’adolescenza da lui definita “un’età tragica”. “Un passaggio in cui il giudizio degli altri è così importante da suggerirti il conformismo – argomenta – È un affare molto complesso, una prova di sopravvivenza. Che poi non so neanche se sono stato un vero adolescente, io: non ho fatto gruppo, non ho avuto una banda, un muretto o un bar di riferimento. Avevo la musica e la voglia di avere successo e diventare qualcuno. Non qualcuno di importante, ma qualcuno per me stesso”.

Il fratello Umberto scomparso tragicamente: “Mia madre ne morì”
Jovanotti è il terzo di quattro figli. “Esserlo per me è stato un vero colpo di c*lo – confida – Ero quasi invisibile perché l’entusiasmo i miei l’avevano già speso tutto: mi hanno lasciato proprio libero. Non sentivo addosso pressioni né aspettative”. Nel 2007 uno dei suoi fratelli, l’istruttore di volo Umberto precipitò con un aereo ultraleggero a Latina. “Sul posto arrivai per primo e sono l’unica persona della mia famiglia che l’ha visto – ricorda il cantante – Mi telefonò il mio babbo, gli avevano detto soltanto che c’era stato un incidente. Capii che non se la sentiva di mettersi in viaggio e gli dissi ‘vado io’. Ero a Cortona: mi misi alla guida infrangendo ogni codice della strada in una traversata solitaria, tragica e disperata. L’aereo era caduto in un campo arato. Mi ci portò un carabiniere e mi chiese ‘vuoi vedere?’. Fu una cosa molto forte e per la prima volta nella vita mi accasciai in ginocchio. Io e Umberto eravamo visceralmente legati e la nostra famiglia era una vera famiglia. La sua mancanza per noi rappresentò il crollo della colonna portante di tutta la struttura”. “La mia mamma ne è morta – aggiunge – Il mio babbo reagì diversamente: diventò più affettuoso, comunicativo e generoso. Non che non lo fosse, ma quelle qualità si accentuarono in maniera commovente. Mamma invece si chiuse. Quando le portavo Teresa, che era piccolina, faticava a relazionarsi perché aveva paura di emozionarsi e proiettarsi nel futuro. L’abbiamo capita e siamo stati con lei, tutti insieme, fino alla fine. Era una persona molto tenera. La fede, la parrocchia, le sue amiche, le radici”.
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“Mi piace essere in due, bastarsi, volersi ancora, ogni giorno. Mi è successo, è la mia fortuna”
Jovanotti ha scelto di vivere a Cortona, lontano dal caos della città. “Non ho la percezione di vivere in provincia, sto in casa, con Francesca (la moglie, ndr), qualche animale, lo studio di registrazione, il collega musicista che viene a trovarci, le fughe in bicicletta o nei boschi – racconta – Non sono un orso recluso in una riserva e viaggio molto per cui il posto in cui abito è perfetto per andare via e tornare. Non riesco a immaginare un angolo migliore di quello”. Infine, il cantante descrive il suo rapporto con la felicità, sentimento che riesce a trasformare in note regalando gioia, amore e ottimismo ai suoi fan. “La felicità non mi appartiene costantemente – rivela – ma la conosco, l’ho vista apparire, la frequento (…) Sono stati d’animo che arrivano e se ne vanno rapidamente. La felicità è un vento che ogni tanto mi accarezza, quando soffia provo a respirarne l’aria. Quando canto canzoni allegre sento di essere nel mio elemento e trovarmi in ciò che mi è congeniale. Star bene e guardare al bello è in fondo la mia aspirazione più profonda. Le canzoni romantiche che parlano della bellezza dell’amore o del romanticismo sono poche, mentre sulla fine del sentimento ne trovi quante ne vuoi. A me piace l’euforia, quell’epifania amorosa che è superiore a tutto: essere in due, bastarsi, volersi ancora, ogni giorno. Mi è successo, è la mia fortuna e la benedico”.