Bruno Pizzul, come è morto il grande giornalista friulano

Bruno Pizzul, come è morto il grande giornalista: fino alla fine ha gestito una rubrica di calcio

Germana Bevilacqua

Bruno Pizzul, come è morto il grande giornalista: fino alla fine ha gestito una rubrica di calcio

| 06/03/2025
Bruno Pizzul, come è morto il grande giornalista: fino alla fine ha gestito una rubrica di calcio

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Bruno Pizzul è morto mercoledì 5 marzo all’ospedale di Gorizia. La storica voce del giornalismo sportivo italiano avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 8 marzo. Il giornalista era ricoverato da un paio di settimane. Le cause della morte non sono note. L’amore e la passione per il suo lavoro lo hanno mantenuto lucido fino alla fine. Nonostante l’età, infatti, continuava a gestire una rubrica di calcio sul quotidiano friulano “Messaggero Veneto”. Ma non solo. Bruno Pizzul collaborava con varie testate e anche emittenti televisive e radiofoniche. Del suo precario stato di salute erano al corrente solo i familiari e gli amici più intimi che non lo hanno lasciato solo neanche un momento. Il giornalista sportivo friulano era sofferente e al telefono la voce era stanca. La voce di Bruno Pizzul, che ha accompagnato gli eventi calcistici più importanti della recente storia italiana, resterà per sempre.

La sua carriera è iniziata quando era giovanissimo. Nato a Udine l’8 marzo 1938, è stato per anni il commentatore delle partite della Nazionale fino al 2002, continuando poi a collaborare e a commentare le vicende calcistiche e sportive in generale. Negli ultimi anni era tornato a vivere nella sua terra, il Friuli-Venezia Giulia.
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Bruno Pizzul (Foto video)

Bruno Pizzul morto a pochi giorni dal suo 87esimo compleanno non aveva la patente

L’ultima intervista di Bruno Pizzul, rilasciata al “Corriere della Sera”, risale al 2021. All’epoca aveva appena compiuto 83 anni e diceva: “Faccio fatica ad attraversare la strada”. Il giornalista era sposato con Maria che chiamava la Tigre. “Ormai ha anche funzioni di badante, causa anagrafe e pigrizia congenita”, scherzava Bruno Pizzul che non aveva la patente e girava solo in bicicletta. Poi ha rivelato l’origine del soprannome della consorte: “La moglie di un calciatore della Triestina veniva chiamata così. Quella ragazza mostrava analogie con Maria e adottai il nomignolo. Lei ogni tanto fa qualche smorfia ma si rende conto che il paragone animalesco è assai lusinghiero. La tigre sarà feroce ma è una bestia mobile, bella. Ah, la tigre!”. Dalla loro unione sono nati tre figli, Fabio, Silvia e Anna: “E undici nipoti – raccontava -. Una vera squadra. Fabio è consigliere regionale, mi pare riesca a conservare una bella integrità pur frequentando il mondo della politica. Silvia insegna matematica e scienze a Milano, Carla è assistente sociale, accoglie nella sua famiglia, da anni, ragazzi che hanno necessità di una casa, di un sostegno. È ammirevole, sempre sorridente”.
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Bruno Pizzul (Foto video)

“Volevo fare il calciatore, capii che la mia passione era inversamente proporzionale al talento”

Il più grande commentatore di calcio in Italia, in realtà da giovane coltivava il sogno di diventare calciatore. “Speravo e sognavo – rivelò -. Poi capii che la mia passione era inversamente proporzionale al talento. La Rai di Trieste organizzò un concorso per radio-telecronisti. Con me c’erano Bruno Vespa, Paolo Frajese. Beh, venni assunto, con mia somma sorpresa. Cominciò così una carriera inaspettata”. Bruno Pizzul era molto amato da amici e colleghi e molto stimato nel suo ambiente. Le sue gioie più grandi però non gliele aveva date il calcio, che tanto amava, ma la sua famiglia. “Ogni volta che è venuto al mondo uno dei mei figli ho provato una felicità profonda – raccontò -. Ricordo l’emozione quando lessi il telegramma della Rai che annunciava la mia assunzione e il Mondiale messicano del 1970, convocato per la prima volta come telecronista”. “Commentai Inghilterra-Germania, la rivincita della finale di quattro anni prima. Ogni frammento di quella partita resta scolpito nella mia memoria. Quando sento che qualcuno si interessa a me alle mie esperienze, resto sempre un po’ perplesso. Il motivo è semplice: mi compiaccio di non essere mai riuscito a prendermi troppo sul serio”, disse.

Pubblicato il 06/03/2025 15:23

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