Massimo Lovati, l’avvocato che insieme alla collega Angela Taccia difende Andrea Sempio, attacca la procura di Pavia, titolare di una nuova indagine del delitto di Chiara Poggi, in un’intervista al “Corriere della Sera”. Il suo assistito, dopo essere stato archiviato in passato, è indagato per omicidio in concorso con Alberto Stasi (condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, ndr) o con altri. È sua l’impronta palmare rinvenuta sul muro delle scale che portano alla cantina di casa Poggi dove l’assassino gettò il corpo di Chiara. All’epoca, l’’impronta non fu attribuita a nessuno e fu considerata “di nessuna utilità” dagli inquirenti. Per Massimo Lovati quell’impronta, refertata dai carabinieri del Ris come la numero 33, “ha scarsissima rilevanza”. “Non sono gli oracoli di Delfi. Sono solo dei consulenti di parte – sentenzia il decano dei penalisti di Vigevano – Per carità, gente qualificata ma sempre di parte. Non li conosco questi due scienziati ma io adesso avrò i miei e direi di aspettare. Ho già chiesto al generale Garofano di aiutarmi a trovarli. Loro dicono dicono ma devono anche spiegare perché lo dicono, come ci sono arrivati. Fossero la santissima trinità con un’opera di fede potremmo anche crederci ma non lo sono”.

“Quella non è l’impronta di Andrea Sempio, contesto radicalmente la consulenza”
“Quella non è l’impronta di Sempio, io contesto che lo sia – ribadisce il legale dell’indagato – Contesto radicalmente la consulenza come ho già contestato quella del dna. Possono metterci anche Gesù Cristo e io lo contesto perché sono come San Tommaso, per credere devo vedere. Le nuove tecniche che vedono quello che non si vedeva prima, sarà. Io non ragiono al condizionale, perché devo pensare che siano di Sempio quando non è dimostrato? Facciano un altro incidente probatorio così il giudice nominerà un perito super partes e, nel contraddittorio delle parti, ne sapremo di più”. Secondo una perizia di parte anche il dna sulle unghie di Chiara Poggi sarebbe di Andrea Sempio, anche se su questo fronte si aspetta ancora il responso delle comparazioni della procura. Per Massimo Lovati anche questo è un particolare di scarsa rilevanza.
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Gli strani post su Alberto Stasi e lo scontrino del parcheggio come alibi
Il legale bolla come “fumo negli occhi” tutto quello che sta uscendo sulle gemelle Cappa, cugine della vittima, e sul martello che sarebbe stato rinvenuto mercoledì 14 maggio nel canale di Tromello.“Irrilevanti” sono anche gli strani post del suo assistito su Alberto Stasi: “Sono cose insignificanti, ultronee, depistanti. Nella vignetta del Piccolo Principe ci vedono adesso una somiglianza a Stasi, ma per favore… Mi danno tanto fastidio, tanto”. Lo scontrino del parcheggio fornito come alibi non sarebbe falso: “Io stesso ne ho trovato uno del 3 marzo 2020 a casa Sempio. Era nello stesso posto di quello famoso: significa forse che anche quel giorno è successo un altro fatto di sangue? O significa piuttosto che loro tengono gli scontrini?”.

Massimo Lovati sul post di Angela Taccia: “Frase che non sta né in cielo né in terra”
Massimo Lovati spiega poi perché martedì 20 maggio Andrea Sempio non si è presentato al cospetto del pubblico ministero per essere interrogato: “Mancava un requisito formale. Ma è stato un bene che non sia andato, così almeno hanno svelato quello che dovevano svelare. Se si presentava lo prendevano alla sprovvista e magari gli facevano delle domande suggestive. Non dimentichiamoci che la Procura è il mio avversario, non è il mio amico. Io non ne ho di amici, io faccio la difesa, loro l’accusa. Le parti sono due, io non vado da loro, anche se mi invitano. Vado solo se mi obbligano”. Il giorno del mancato interrogatorio, l’avvocata Angela Taccia ha condiviso sui social un post accompagnato dall’emoticon di una tigre che ha fatto molto discutere: “Guerra dura senza paura. Codice di procedura penale noi ti amiamo”. “E quante ne dite voi per fare spettacolo? Questo è un circo – commenta Massimo Lovati – State facendo il processo alla mia giovane collega, poverina, perché ha scritto una frase che non sta né in cielo né in terra e in questo avete ragione. Le è sfuggita, la chiamerei similitudine, un’enfasi se vuole, Cicerone era maestro di queste cose”.
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L’avvocato di Andrea Sempio: “Ho 73 anni e i pm mi mancano di rispetto”
L’avvocato di Andrea Sempio attacca a muso duro la procura: “Non mi piace il modo con cui viene condotta l’indagine. Io ho 73 anni e mi devono portare rispetto, lo scriva: non ho gradito quando hanno formulato il capo d’imputazione, un atto ondivago che non permette una difesa efficace e specifica. Non ho gradito quando hanno convocato il cliente il 16 di aprile per rifare le impronte, senza avvertirmi. Non ho gradito quando hanno fatto delle domande suggestive alla mamma di Sempio che si era astenuta dal rispondere. E non ho gradito questo invito a comparire. Adesso dicono che non lo convocano più… Insomma, il gioco dev’essere leale”. L’obiettivo di Massimo Lovati è ottenere l’ennesimo decreto di archiviazione. L’avvocato spiega perché ha accettato di difendere Andrea Sempio: “A 73 anni mi sono preso a cuore l’assurda vicenda di questo giovane innocente che vorrei salvare”. “Chi è l’assassino? Io un’idea ce l’ho ma non la dico perché non è suffragata né da fonti di prova né da indizi. Non è Stati e non è Sempio. Per me è stato un sicario. Se ho un’idea anche sul mandante? Sì ma me la tengo”.