Antonio Conte è attualmente l’allenatore del Napoli e il suo incarico è iniziato il 5 giugno 2024. Dopo un anno sabbatico, ha preso in mano gli azzurri con un contratto triennale che scade nel 2027. Lo scorso 27 maggio il ct è uscito in libreria con un libro dal titolo “Dare tutto, chiedere tutto” (che è un po’ la sua filosofia, ndr) scritto con Mauro Berruto, con la collaborazione di Giulia Mancini (Mondadori). “Non volevo fosse una nuova autobiografia – spiega in un’intervista al “Corriere della Sera” – dilungandomi sempre sulle cose sportive, quella partita piuttosto che l’altra, la vittoria o la sconfitta. Ho pensato che la gente sapesse già tutto. Ho voluto raccontare invece della mia essenza, del mio metodo di gestione di un gruppo, di come sono realmente”. Poi aggiunge: “Mi sono preso un anno sabbatico dopo il Tottenham, c’erano spazio e tempo per scrivere. Con parole mie e aiutato da Marco Berruto, un bravissimo compagno in questo viaggio. Il libro era pronto a marzo ma c’era in gioco lo scudetto e abbiamo preferito aspettare”.

“Le cose devi farle attraverso l’esempio che è alla base di ogni insegnamento”
Di se stesso e della sua presunta durezza Antonio Conte dice: “Ci sono momenti in cui devi essere più rigido, più duro, perché quello necessita la situazione, poi ci sono anche quelli in cui diventi un fratello maggiore, un padre”. “Per il ruolo di capo, di un leader, sarebbe fin troppo facile imporre la propria idea, dare ordini e basta. Il problema è riuscire a trovare il modo affinché capiscano l’importanza e ti seguano. Le cose devi farle attraverso l’esempio. Si accelera e si decelera, il punto di equilibrio è la chiave di tutto. Vale per il calciatore, il terapista, il magazziniere, il giardiniere. L’esempio del fare è alla base di tutto. È inevitabile che quando le cose non vanno nella giusta direzione mi arrabbio e anche tanto”.
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Antonio Conte su moglie e figlia: “Il lavoro mi porta spesso lontano dalla famiglia”
L’allenatore ricorda la sua infanzia e rivela: “Ho avuto un’educazione molto dura, noi siamo quello che riceviamo dalla nostra famiglia. In questo tempo vengono sempre di più a mancare le famiglie. Educazione, spirito di sacrificio, valori che si stanno perdendo. Vittoria sa chi siamo, come ci comportiamo, ha i nostri stessi principi. Siamo una famiglia senza dubbio agiata, il lavoro ci ha permesso una condizione da benestanti ma conosciamo il valore dei soldi. Le cose si ottengono con la fatica, l’impegno. Il sacrificio, le rinunce”. “Quali rinunce? Il lavoro mi porta spesso lontano dalla famiglia – argomenta – Non aver visto tutti i momenti di crescita di mia figlia è stata una grande privazione. Vederla di colpo cresciuta ti rende amaramente consapevole che hai perso qualche passaggio. Per ogni cosa c’è un prezzo da pagare”.
Del suo ruolo di allenatore dice: “E’ il peggiore, si prende carico dei problemi di tutti. Gli viene consegnato un patrimonio dalla società: sta alla sua capacità farlo crescere, depauperarlo o lasciarlo così com’è. Non è semplice, non consiglierei alle persone a cui voglio bene di fare questo mestiere, la pressione se non sei forte ti consuma”.
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“Con il presidente Aurelio De Laurentiis ci siamo chiariti, lui ha capito gli errori”
Antonio Conte sottolinea l’importanza di avere un team coeso e dei collaboratori validi: “Odio stare solo ma so che le decisioni si prendono così. Lo staff però è importante, mi piace avere collaboratori che non siano compiacenti. Il confronto dev’essere leale, così può essere costruttivo. Ascolto tutti, poi tocca a me decidere”. La scelta di restare a Napoli è per metà professionale e per metà personale: “La famiglia è un punto di riferimento ma certe scelte le faccio io. Mia moglie, mia figlia stanno molto bene a Napoli ed è un dato di fatto. Ma poi sono io che devo allenare tutti i giorni una squadra, loro non c’entrano nulla”. Il rapporto con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis non è stato sempre idilliaco ma assicura: “Nel nostro incontro ci siamo chiariti, parlare è stato fondamentale. Lui ha capito gli errori o comunque le situazioni che devono essere migliorate”.
“Ho un contratto e il chiarimento è stato il punto chiave. Il resto sono state voci che hanno fatto male, non hanno tenuto conto di come sono fatto io”, aggiunge. Antonio Conte nel suo libro si augura di “portare il Napoli allo scudetto numero quattro” e ammette: “Il mio libro mi piace perché mi rispecchia completamente. Un libro serio, autentico. Con parole mie senza citazioni. C’è il mio vissuto”.