Achille Costacurta torna a parlare dei problemi di droga che è riuscito a lasciarsi alle spalle svelando dei particolari inediti, come il tso a cui stato sottoposto e un tentato suicidio che risale a quando aveva 17 anni. “Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone – ha confessato in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” – L’equivalente di 40 grammi di eroina. Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo. Avevo 17 anni, ero rinchiuso in un centro penale minorile a Parma e dopo un anno e sette mesi non ce la facevo più”. Oggi il figlio 20enne di Alessandro Costacurta e Martina Colombari si dice “rinato”. “Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori – confida – Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi, li chiamo”.
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La nuova vita di Achille Costacurta a Mondello
Achille Costacurta ha voltato pagina trasferendosi a Mondello, località balneare alle porte di Palermo. Il 20enne vive in Sicilia dallo scorso febbraio. “Avevo bisogno di cambiare aria, Milano mi metteva ansia”, rivela. Mondello, dove è stato accolto calorosamente, lo ha conquistato immediatamente. “La gente ti tende la mano, ti accoglie. Mi ha aiutato”, spiega. A tal proposito racconta un aneddoto sul suo primo giorno sull’isola: “Bar Galatea. Sono appena arrivato. Chiedo informazioni sul supermercato. ‘Se vuoi ti diamo le chiavi del furgone per andare a fare la spesa’. Cose che a Milano non mi sono mai capitate”. Per quanto riguarda il mare, a suo dire, Mondello non ha “niente da invidiare alle Maldive”. Il suo sogno, oggi, è “aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down. Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”.


La droga è entrata nella sua vita quando ha compiuto 18 anni
Tornando indietro agli anni bui, Achille Costacurta ricorda quando a 15 anni finì in un centro penale dopo che a scuola, nel suo armadietto, furono rinvenuti due coltelli. “Non volevo fare male a nessuno – assicura – ero solo un ragazzo pieno di paranoie”. Le droghe, invece, sono entrate nella sua vita nel giorno del suo 18esimo compleanno. La mescalina, un allucinogeno messicano, lo faceva sentire Dio. “Pensavo di poter aiutare il mondo intero – racconta – Regalavo le mie collane d’oro ai barboni, aiutavo i ragazzi che fumavano crack portandoli a casa a fare una doccia. Ma in realtà mi stavo distruggendo. Le droghe sono il demonio. E il demonio ti prende e ti porta via”. “Sono stato fortunato ad averla attraversata a questa età. Meglio che scoprirla a 45 anni con una famiglia sulle spalle. Oggi sono un altro, anche grazie alla Sicilia”, conclude.