Nel 2021 Patrizia Coluzzi ha ucciso la figlia Edith di 2 anni per distruggere il marito William Anzaghi che l’aveva lasciata e, come se non bastasse, ha cercato di convincerlo che a spingerla a compiere quel gesto fosse stato lui con il suo comportamento. Lo scorso aprile, la donna è stata condannata in via definitiva per l’uccisione della bimba. A ricostruire la vicenda in un’intervista a “Sette”, l’inserto settimanale del “Corriere della Sera”, è William Anzaghi, padre della piccola Edith. L’uomo conobbe Patrizia Colussi, che aveva dei figli nati da un precedente matrimonio, nel 2017. L’incontro avvenne nel bar Anzaghi aveva aperto a Milano dopo anni di precariato a scuola. Nel 2019 nasce la bimba e la coppia decide di convolare a nozze.
Dopo il parto Patrizia Colussi va in crisi e il marito decide di prendere un altro locale affinché fosse impegnata in un lavoro. Ma la donna diventa sempre più gelosa e astiosa e lui decide di andarsene di casa. L’ostilità di Patrizia Colussi nei suoi confronti cresce ancora di più al punto da non fargli vedere più la figlia e da accusarlo anche pubblicamente di maltrattare sia lei che la bimba e da denunciarlo. Pur di far passare il padre di sua figlia per un mostro, la donna condivide sui social foto di presunte percorsse e ferite da taglio. Nel frattempo, la sua gelosia non si placa e inizia a pedinarlo installandogli in macchina un localizzatore gps. Su consiglio del suo avvocato, William Anzaghi la denuncia per diffamazione e sottrazione di minori.
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“Edith era ferma nel letto e lei mi ha detto: ‘Guarda cosa hai combinato'”
L’uomo racconta così l’ultima volta che ha visto la piccola Edith: “Allo zoo di Cornelle, a Bergamo, Edith era felice, non voleva andare via dalla vasca delle foche. Era lei, gioiosa, mi sembrava più grande, non la vedevo da tanto, ma nelle mie mani la sua era ancora piccola, è l’ultima volta che gliel’ho stretta”. Il 21 gennaio 2021 Edith compie 2 anni e il padre non riesce a vederla né a darle il regalo che aveva acquistato per lei. Neanche due mesi dopo, il 7 marzo, la piccola viene soffocata dalla madre, probabilmente con un cuscino, tra le 20.30 e le 22.30. In questo lasso di tempo Patrizia Colussi chiama più volte il marito. “Verso ora di cena mi fa una videochiamata – racconta lui a “Sette” – ‘Guarda come ci siamo fatte belle per te’ diceva, inquadra sé stessa, sento la voce di Edith. Abbiamo parlato della separazione, che proponevo, e lei riattacca”.
Alle 20.11 “inquadra Edith, nel letto, era ferma, sembrava dormire: ‘Guarda cosa hai combinato’ dice e inquadra sé stessa dicendo ‘non vuoi capire un ca*zo, vuoi veramente farle del male’. Pensavo a una sua boutade, diceva da tempo che sarebbe sparita, che non avrei più rivisto Edith, che per me non c’era più”. Seguono altri messaggi e telefonate sempre più allarmanti: “Prima mi dice ‘sei libero di dedicarti alle tue caz*ate e al tuo bar’ e attacca. Poi mi richiama e dice ‘Edith non c’è più’ e chiude. Poi, l’ultima: ‘Chiama la polizia, Edith non c’è più’. E lì ho capito, era davvero successo qualcosa di grave. Quando sono arrivato a casa ho visto i carabinieri e un’ambulanza. C’era troppa gente, troppa gente. Un carabiniere mi disse che dentro non c’era più niente da vedere”. Patrizia Colussi si era inflitta da sola dei tagli di piccola entità.
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William Anzaghi: “Se le istituzioni mi avessero ascotato, forse mia figlia sarebbe ancora viva”
William Anzaghi non ha dubbi sul perché la moglie abbia compiuto quel gesto. “Aveva usato le denunce per riavvicinarsi, con un ricatto, ma capito che non avrei ceduto, e cadute le denunce, ha fatto una scelta estrema – afferma – Voleva vendicarsi, facendomi più male possibile (…) Ora che so com’è finita, accetterei tutto, anche di vivere male con lei, pur di avere ancora Edith con me”. Perdonare è impossibile: “Mi ha tolto tutto il futuro che avrei potuto vivere con Edith”. William Anzaghi prova amarezza nei confronti delle istituzioni: “So che nel 99% delle volte sono gli uomini a comportarsi male, ma questa volta ero io la vittima, se mi avessero ascoltato di più, le forze dell’ordine, gli assistenti sociali, se fossero intervenuti, forse Edith sarebbe ancora viva”.
