Dopo la grande paura e le nozze, Vittorio Emanuele Parsi e Tiziana Panella rilasciano un’intervista insieme al “Corriere della Sera” e raccontano come hanno superato un momento drammatico della loro vita. Il professore ha accusato un malore il 27 dicembre 2023. Un evento che ha cambiato il corso della sua vita, ma che adesso è solo un brutto ricordo. Vittorio Emanuele Parsi e Tiziana Panella sono diventati marito e moglie il 18 gennaio scorso a Casina di Macchia Madama, a Roma, e sembra che la proposta sia arrivata sul letto d’ospedale, proprio al risveglio del politologo. “Se la vita ti dà limoni, fai la limonata…”, scherza il professore che con la moglie Tiziana Panella, conduttrice del programma di La7 “Tagadà”, ha scritto per Rizzoli il memoir “La vita due volte. Storia di come siamo rinati, insieme”. La giornalista spiega il perché di questo progetto: “Io mi sono accorta che, pur avendo tutti gli strumenti emotivi, psicologici e culturali per affrontare la malattia di Vitt, mi sono sentita totalmente inadeguata. Annaspavo, non mi sentivo all’altezza. E allora ho pensato che forse raccontare come abbiamo attraversato quei mesi poteva essere utile ad altri, fosse pure una persona sola”.
Vittorio Emanuele Parsi aggiunge: “Durante la degenza, che è durata fino all’8 febbraio, ho ricevuto incredibili manifestazioni di affetto. Ho cercato di rispondere a tutti. Ma sentivo comunque di dover ricambiare in qualche modo”.

Vittorio Emanuele Parsi e Tiziana Panella ricordano il giorno del malore
Tiziana Panella ammette senza mezzi termini: “Detesto i social. Nei giorni terribili del coma di Vittorio c’è chi ha scritto commenti fuori dalla grazia di Dio. Queste persone, anziché partire per un lungo viaggio, preferiscono dare fastidio al resto del mondo”. Il professore ricorda il giorno in cui si è sentito male: “Ero sul palco di Una montagna di libri, a Cortina. Ho sentito un dolore molto forte al petto, che mi ha sorpreso. Ho resistito, perché ho una soglia del dolore molto elevata, ho giocato a rugby per tanti anni. In molti aspettavano per una dedica sul libro, ma mentre in genere scrivo una frase, quel giorno ho firmato solo con nome e cognome, per fare prima. Dopo, chiesi un’ambulanza”. Tiziana Panella si aggiunge al racconta: “Vittorio è un matto totale, gli mancano proprio delle rotelle. È uno che fa tanti scherzi, a volte mi chiamava per dirmi che era al Pronto Soccorso, ma non era vero. Quella sera mi telefonò Matteo Legrenzi, un suo amico serissimo, per dirmi che Vittorio era all’ospedale: io lo trattai malissimo e misi giù pensando all’ennesimo scherzo”.
Poi aggiunge: “Due ore dopo, finalmente, mi richiama Vittorio e mi dice che sta succedendo qualcosa di grave e che il giorno dopo non saremmo riusciti a partire per le Maldive. Mi ricordo di aver pensato che stava cercando di spostare la mia attenzione su un fatto banale e concreto, per tranquillizzare me e sé stesso”.

Vittorio Emanuele Parsi: “Ho una visione molto laica, non so se ci sia l’aldilà”
Ripensando a quei giorni, Vittorio Emanuele Parsi ammette di essere stato fortunato nella sfortuna: “Sono molte le cose che mi hanno risparmiato un finale diverso. Intanto sono rimasto cosciente, e questo è stato determinante perché, date le mie condizioni disperate, se fossi arrivato privo di conoscenza i protocolli prevedevano di non procedere con l’operazione”. Di quei giorni di coma ha ricordi precisi: “Ho una visione molto laica, non so se ci sia l’aldilà. Per me, il culto dei morti serve più ai vivi: mi è rimasto lo spirito illuminista piemontese. In quei momenti mi è tornata alla mente la Divina Commedia, quando Ulisse va a cercare Achille. Ho visto questo Stige dove gli occhi dei morti mi guardavano. Mi trovavo in una specie di foiba e dovevo risalire, potevo vedere in lontananza una casetta e la luce, vicino a me spuntavano le radici. Ho chiesto ai miei genitori di aiutarmi. Il pensiero di rivedere Tiziana mi ha dato la forza di tornare sopra”.
“Anche io ho una visione molto laica sull’aldilà, però… peut être – gli fa eco Tiziana Panella – Quando era in coma, sono entrata in una chiesa e nel sentire la predica sul dolore di Maria ho pensato che quel passo del Vangelo fosse stato letto apposta per me. Dopo, ho chiamato il mio amico vescovo, don Ben, e lui mi ha detto che ce l’avrei fatta anche questa volta”.
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Tiziana Panella: “Prima ero innamorata del prof figo con le bretelle, ora per come ha combattuto”
Dopo molti giorni di coma, il risveglio: “È un’esperienza difficilmente descrivibile. Il primo pensiero è: “Sono vivo!”. Poi realizzi che non puoi esercitare autonomamente nessuna funzione”. Tiziana Panella ricorda: “Non sapeva camminare, ha dovuto reimparare a deglutire, perfino a respirare. Ma di quel momento io ricordo quando mi hanno fatto entrare e mi hanno chiesto di chiamarlo. Ho cominciato: Vitt, Vitt. E i medici: più forte! Allora ho proprio gridato il suo nome e lui ha aperto gli occhi, velati di lacrime”. La coppia ammette che la paura resta. “Non so se sia possibile liberarsi dalla paura – svela il professore – Ora, per esempio, mi pesa tantissimo allontanarmi da Tiziana anche durante il giorno. Ma quello penso sia amore”. “A me la paura non è mai passata – aggiunge la giornalista -. Prima ero innamorata di lui, del prof figo con le bretelle. Ora lo amo, anche per il modo con cui ha combattuto, per la capacità di essere presente mentre era intubato. La sua gentilezza, la capacità di ridere, la voglia di tranquillizzare me, nonostante stesse così male, mi ha fatto capire che era l’uomo della mia vita”.

Vittorio Emanuele Parsi: “Quando mi hanno estubato, ho chiesto alle mie figlie se volevano farmi da testimoni di nozze”
Vittorio Emanuele Parsi ha ancora qualche strascico. “Ho la voce più bassa, mi stanco più rapidamente – rivela – non ho più la forza di prima: adesso non riesco più a portare i cartoni dell’acqua per cinque piani”. Al suo capezzale sono accorse anche le tre figlie e l’ex moglie del professore, Teresita. “Come scrivo nel libro, dopo esserci guardate ci siamo abbracciate”, racconta Tiziana Panella. “Con le mie tre — Malvina, Lavinia e Costanza — si sono invertiti i ruoli – confida Vittorio Emanuele Parsi -. Si preoccupano e mi riempiono di attenzioni. Quando mi avevano estubato, ho subito chiesto a loro se volevano fare le mie testimoni di nozze”. “La mia Lucia riempie la scatoletta con le pastiglie di Vittorio – aggiunge la giornalista -. È stata fondamentale con me, durante il ricovero. Quando lui era ancora in coma ho fatto un sogno strano: eravamo tutti e tre a Greci, il paese di mio papà, e una bellissima donna mora aveva preso per mano Vittorio e se lo era portato via. Andai a riprendermelo in questo locale sotterraneo e lo gonfiai di botte. Mi svegliai che mi facevano male le nocche. Lucia mi disse che era un bel sogno e che lo avevo portato via alla morte: Vittorio quel giorno si svegliò dal coma”.

Vittorio Emanuele Parsi e Tiziana Panella: “Ogni mattina a letto ci baciamo per almeno mezz’ora”
La coppia si lascia andare ad una confidenza intima. Nel libro Tiziana Panella ammette che non le piace baciare, ma rettifica: “Adesso mi piace moltissimo, me lo ha insegnato lui”. “Passiamo molto tempo a baciarci – aggiunge il marito -. Ogni mattina a letto ci baciamo per almeno mezz’ora”. La loro storia inizia per caso. “Lo avevo invitato diverse di volte a Tagadà – ricorda la conduttrice -. Devo dire che i miei collaboratori si erano accorti prima di me che tra di noi c’era qualcosa. Poi un giorno non sono andata in onda e lui mi ha mandato un messaggio per chiedermi se fosse tutto a posto. Era marzo-aprile del 2022”. “Abbiamo cominciato a uscire verso maggio-giugno”, aggiunge il professore. Lo scorso 27 dicembre, a un anno dal malore, la coppia si è concessa una vacanza. “Una minivacanza celebrativa – spiega lui – Siamo andati a Firenze, da soli, e abbiamo fatto un sacco di cose. Abbiamo anche pianto insieme. Quell’esperienza mi ha fatto sentire fragile e mortale. Ora capisco meglio cosa è importante e cosa no”. “Il trauma ti resta appiccicato addosso. Tornerò in terapia per elaborarlo”, conclude Tiziana Panella.