La moglie di Sinisa Mihajlovic: 'Mi sto facendo aiutare, voglio vivere'

La moglie di Sinisa Mihajlovic: “Mi sono rivolta a un professionista, ho deciso di vivere”

Daniela Vitello

La moglie di Sinisa Mihajlovic: “Mi sono rivolta a un professionista, ho deciso di vivere”

| 16/02/2024
La moglie di Sinisa Mihajlovic: “Mi sono rivolta a un professionista, ho deciso di vivere”

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A poco più di un anno dalla morte del marito Sinisa Mihajlovic stroncato a 53 anni da una leucemia mieloide acuta, Arianna Rapaccioni ha rilasciato una lunga e toccante intervista a “Il Messaggero”. “Ho trovato una donna che è più uomo di me”, diceva l’ex calciatore serbo della consorte. Dopo la sua morte, l’ex modella ed showgirl si è trovata davanti a due opzioni: andarsene insieme all’uomo da cui ha avuto cinque figli e per il quale aveva lasciato una promettente carriera in tv oppure trovare la forza per continuare a vivere. “Il professionista a cui mi sono rivolta – racconta la moglie di Sinisa Mihajlovic – ad un certo punto mi ha detto: Arianna, o ti rialzi e vivi per te e i tuoi figli, oppure ti lasci andare e te ne vai come Sinisa. Frasi forti, che mi hanno scosso e ricordato chi sono: vengo dalla borgata, ho avuto una palestra di vita molto pesante e oggi raccolgo i frutti di quella esperienza. Non lo nego, niente è come prima, ma ho dei figli meravigliosi e una nipotina. Ho deciso di vivere”.

Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni (Foto Instagram)

“Il Bologna ha onorato lo stipendio di mio marito fino alla scadenza del contratto”

Arianna Rapaccioni commenta così l’esonero del marito da tecnico del Bologna a poche settimane dalla morte: “Sinisa non se lo aspettava e ci è rimasto molto male, d’altronde lo aveva anche detto. Non si sarebbe mai dimesso, voleva continuare perché la sua voglia di lottare era unica. Il Bologna ha scelto un’altra strada e non posso giudicare: ha onorato lo stipendio di mio marito fino alla scadenza del contratto. Un gesto straordinario, che in un momento di sbandamento mi ha dato delle sicurezze”.
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Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni con i figli (Foto Instagram)

“Sono rimasta a Roma perché i figli erano ancora giovani e dovevano crescere a casa loro”

Arianna Rapaccioni spiega poi perché non ha mai lasciato Roma: “Una scelta fatta con mio marito, perché i figli erano ancora giovani e dovevano crescere a casa loro. Ma lui veniva quasi tutte le settimane, la sua assenza non era come quella di oggi: ora vivo una solitudine diversa, fatta di dolore, perché so che quella porta non si riaprirà mai”. A proposito di Bologna, la moglie di Sinisa Mihajlovic dice ancora: “Ci era entrata nel cuore ancora prima della malattia. E durante il percorso di sofferenza è diventato un amore viscerale: le settimane in ospedale, la sofferenza al campo di allenamento. Tutto condiviso con gente meravigliosa”.

Arianna Rapaccioni e Sinisa Mihajlovic (Foto Instagram)

“Io e i miei figli abbiamo nascosto la verità a Sinisa per non dargli un altro dolore”

Arianna Rapaccioni svela perché ha chiuso con il calcio: “Forse una reazione istintiva, forse sono ancora alla ricerca di me stessa. Ho conosciuto Sinisa che avevo 23 anni, dal giorno dopo ho cominciato a vivere in un mondo in cui oggi non mi sento più coinvolta anche se i miei amici e le mie amiche fanno parte dell’ambiente. Ogni tanto seguo il Genoa perché il marito di Virginia gioca nella squadra rossoblù (Vogliacco, ndr.). Ma vuole sapere una cosa? Il calcio in realtà mi manca”. I figli di Sinisa Mihajlovic erano a conoscenza della gravità della malattia del padre. “Dopo la ricaduta, la situazione si è aggravata e quando i medici non ci hanno dato più speranze io mi sono confrontata con i miei cinque figli – ricorda Arianna Rapaccioni – Tutti insieme abbiamo deciso di non procurare un altro dolore a Sinisa. Oggi, un po’, questo pensiero ci tormenta: lo abbiamo tradito oppure amato, nascondendo la verità? Ancora non l’ho capito”.

Arianna Rapaccioni e Sinisa Mihajlovic (Foto Instagram)

“Ho dei momenti di crisi da cui esco con l’aiuto dei miei figli”

Per salvare l’ex calciatore dal suo triste destino, avevano persino tentato la carta di una terapia sperimentale. “Ricordo ancora il viaggio verso Roma, io e lui chiusi nel silenzio – confida Arianna Rapaccioni – Amò – mi chiamava così – a cosa stai pensando, mi sussurrava ogni tanto. Io gli facevo coraggio e lui mi gelò: sai, mi dispiace che i miei figli non avranno più un padre e che i miei nipoti non avranno un nonno”. Oggi la moglie dell’ex tecnico del Bologna trascorre le giornate tentando “di non stare a casa, non ci riesco, troppa memoria, almeno per adesso. Vedo le mie amiche, mi occupo degli affari che gestiva Sinisa, poi ho dei momenti di crisi da cui esco con l’aiuto dei miei figli. Un giorno Nicolas, il più piccolo, mi ha chiesto di fare l’albero di Natale. Da sola non ce l’avrei mai fatta: guardi, lo vede? È ancora al centro della sala e non riesco a smontarlo”.

Pubblicato il 16/02/2024 18:28

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