“I ladri hanno messo la pistola in bocca a mio figlio”: Roberto Baggio, ospite di “BSMT”, podcast di Gianluca Gazzoli, torna indietro con la memoria alla rapina di cui è rimasto vittima un anno fa mentre si trovava con moglie e figli nella sua villa ad Altavilla Vicentina. “Credo che le persone che mi hanno rapinato sapessero chi fossi – racconta – Purtroppo, è una cosa che ti segna la vita perché è una violenza che fanno a te, a tua moglie e ai tuoi figli con una cattiveria che non riesci neanche a spiegarti. Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio e l’hanno puntata alla testa per farsi dire dove fosse la cassaforte, che non abbiamo. Ci hanno minacciato dicendo che se l’avessero trovata, ci avrebbero ammazzati. Sono stati in casa nostra per tre quarti d’ora, ci hanno sequestrato da tutto e disintegrato la casa. E noi eravamo per terra che non potevamo fare niente. Non è così facile”.
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“Oggi capisco la gente che decide di farsi giustizia da sola”
“Il problema è il dopo, la rabbia che ti rimane dentro – confida l’asso del pallone – Oggi capisco la gente che decide di farsi giustizia da sola. Non ho avuto paura perché sono venuti su dal buio e me li sono trovati a un metro, non li ho neanche sentiti arrivare. Ho solo sentito che parlavano una lingua particolare e mi ordinavano di buttarmi in terra. Sono saltato in piedi e sono andato faccia a faccia. Il mio istinto è stato tirare un pugno in faccia, ho dato un calcio ma erano in sei. Ti lascio immaginare… Non so se i ladri siano stati beccati perché non ci raccontano niente come è giusto che sia”. Il Divin Codino accenna anche alla moglie Andreina Fabbi: “L’ho conosciuta quando avevo 15 anni e mezzo. È ancora qua che mi sopporta. Dopo 15 giorni le dissi che l’avrei voluta sposare. Le dissi anche che sarebbero nati Valentina e Mattia”.

Cosa fa Roberto Baggio dopo aver appeso le scarpette al chiodo
Roberto Baggio ha smesso di giocare da 21 anni. Ecco com’è la sua vita oggi: “Non mi alleno da non so quanti anni perché purtroppo fare qualunque tipo di attività oggi vuol dire crearmi dei problemi fisici. Dunque evito. Però, avendo la fortuna di vivere in mezzo al verde, ogni dieci giorni tagliare l’erba e sistemare è il mio allenamento (…) Vengo da una terra umile. In Veneto c’è gente tranquilla, che lavora e non ha paura di sporcarsi. Per noi l’importante è vivere bene, darsi da fare, realizzare i nostri obiettivi e dopo gioire di questo”. “Da giocatore – confessa – mi sarebbe piaciuto essere allenato da Josep Guardiola, Roberto De Zerbi e forse anche da Simone Inzaghi perché giocano un bel calcio e cercano di far divertire la gente. Io giocavo con quella speranza. Dal calcio che abbiam giocato noi, sono cambiate anche le regole. Oggi appena ti prendono per la maglia è ammonizione. Quando giocavamo noi, la prima scarpata era dalle anche in su e non sapevi se l’arbitro ti guardava o guardava dall’altra parte. Non c’era il var”.
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“Jannik Sinner è un esempio meraviglioso per tutti i giovani”
A “BSMT” l’ex pallone d’oro racconta anche l’incontro con Jannik Sinner: “È stato strano, c’eravamo fatti una videochiamata tramite il suo allenatore che era stato a casa mia. Sinner si stava allenando nel periodo in cui era fermo. Ci eravamo dati appuntamento per una grigliata insieme. Poi ci siamo incrociati a Roma. Sinner è entrato in ascensore accompagnato dalla madre e dal padre dopo essere stato in udienza dal Papa. È stato un incontro casuale. Il primo post che ha pubblicato mia figlia Valentina sul mio Instagram è stato dedicato a lui. Non lo conoscevo, però ho sentito alcune sue interviste e mi ha colpito profondamente. È un esempio meraviglioso per tutti i giovani. Io posso augurargli di rimanere per sempre così. Il mondo ha bisogno di gente così”.