Raffaella Mennoia vittima di una diagnosi errata: “Esami invasivi"

Raffaella Mennoia vittima di una diagnosi errata: “Esami invasivi e mortificanti psicologicamente”

Germana Bevilacqua

Raffaella Mennoia vittima di una diagnosi errata: “Esami invasivi e mortificanti psicologicamente”

| 08/06/2024
Raffaella Mennoia vittima di una diagnosi errata: “Esami invasivi e mortificanti psicologicamente”

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Raffaella Mennoia, autrice televisiva tra le più stimate, ha raccontato sui social il calvario che ha dovuto affrontare a seguito di una diagnosi errata per un problema di salute che l’ha colpita anni fa. In alcune storie su Instagram, il braccio destro di Maria De Filippi ha rivelato maggiori dettagli sui sintomi e su cosa le è successo a seguito di alcuni esami. “Vi racconto la mia esperienza – esordisce l’autrice nel suo video – Faccio difficoltà a raccontare questa storia, se non l’ho fatto fino ad ora è perché faccio difficoltà. Penso che il dolore vada vissuto in una maniera più intima e non manifestato sui social. Mi rendo conto che è giusto che io faccia chiarezza, come aiuto per chi mi segue, se potrà esserlo”.  Poi rivela come è iniziato tutto: “Qualche anno fa, dopo aver avuto dei disturbi ad una gamba, disturbi come mancanza di forza, crampi, fitte dietro al polpaccio, iniziai a fare visite, analisi, risonanze magnetiche e esami invasivi e dolorosi come l’elettromiografia. Non si arrivava a capire cosa avessi. Andai da un neurologo perché non sapevo a chi rivolgermi”.

Raffaella Mennoia (Foto Instagram)

“Feci una risonanza e mi diagnosticarono una malattia del sistema immunitario, la neuropatia”

Raffaella Mennoia ha raccontato di aver consultato molti medici perché non si riusciva ad arrivare a una diagnosi. “Dopo varie visite, dopo aver sentito vari professionisti – continua – mi sono rivolta a un medico che si occupava del periferico. Abbiamo iniziato a indagare sulla mancanza di forza, sul perché il tono muscolare crollava nonostante mi allenassi. Feci una risonanza e mi diagnosticarono una malattia del sistema immunitario, la neuropatia. Inizio a curarmi con cortisone, immonuglobuline, una volta a settimana all’Ospedale al Gemelli, poi una volta al mese, per due anni”. L’autrice confessa la sua difficoltà nell’affrontare le cure e nel confronto con altri pazienti: “Pensavo all’evoluzione della mia malattia. A un certo punto inizio a convincermi che quello che mi avevano diagnosticato non poteva essere vero. Confrontandomi con altre persone a cui era stata diagnosticata la mia malattia mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava”.
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Raffaella Mennoia (Foto Instagram)

“Vengo ricoverata, visitata, vivisezionata con una serie di esami dolorosi e invasivi”

La svolta arriva quando Raffaella Mennoia decide di indagare oltre e di volare in America per un altro consulto: “Inizio a smanettare sul computer, mi faccio il biglietto e parto per il Minnesota. Vengo ricoverata, visitata, vivisezionata con una serie di esami dolorosi, invasivi, mortificanti psicologicamente. Sono stata lì per un periodo. La diagnosi per fortuna mi dà ragione, una diagnosi di esclusione. Non voglio entrare nello specifico, non vorrei condizionare nessuno. Quando mi viene detto che ho un’altra cosa, non una malattia autoimmune, sono passati anni e la diagnosi per esclusione era corretta”. L’autrice spiega di aver deciso di raccontare la sua storia per sensibilizzare la ricerca e non per screditare i medici.

Raffaella Mennoia (Foto Instagram)

“A fronte di un medico che ha sbagliato una diagnosi, c’è n’è stato uno che mi ha dato la giusta indicazione”

“Non vi sto dicendo non fidatevi dei medici, anzi, menomale che ci sono loro – sottolinea ancora  Raffaella Mennoia – Mi avete detto ‘Perché non hai denunciato?’. Ero stanca, volevo mettere un punto e una croce a questa esperienza. Non è nella mia natura inseguire qualcosa, neanche seguire una strada nella quale avrei dovuto affrontare processi. Non ce la faccio. Spero che nessuno passi quello che ho passato io”. “Ognuno, però, ha il suo percorso. Vi sto dando un consiglio, vi dico che il professor Gasparotti a Brescia mi è stato di grande aiuto – aggiunge – A fronte di un medico che ha sbagliato una diagnosi, c’è stato un medico che mi ha dato la giusta indicazione di dove andare a rivolgermi”.

“I sintomi che avevo ve li ho raccontati sommariamente perché non voglio condizionare nessuno. Il fatto di aver avuto questa esperienza mi ha fatto avvicinare al reparto in cui ci sono tanti pazienti di sclerosi. La ricerca è importante e non smetterò mai di dirlo. Ci tengo a questa cosa”, conclude.

Pubblicato il 08/06/2024 09:08

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