Raffaele Morelli: "Non prescrivo psicofarmaci da 40 anni"

Raffaele Morelli: “Non prescrivo psicofarmaci. Le donne belle sopra i 40 anni sono le più infelici”

Daniela Vitello

Raffaele Morelli: “Non prescrivo psicofarmaci. Le donne belle sopra i 40 anni sono le più infelici”

| 09/06/2025
Raffaele Morelli: “Non prescrivo psicofarmaci. Le donne belle sopra i 40 anni sono le più infelici”

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“Da 40 anni non prescrivo psicofarmarci”: a parlare così in una lunga intervista al “Corriere della Sera” è Raffaele Morelli. Il noto psichiatra e psicoterapeuta, fondatore dell’Istituto Riza e della rivista “Riza Psicosomatica”, riceve “in media 4-5 pazienti al giorno, non tutti i giorni; per la psicoterapia di gruppo 22 a settimana; per quella online da 200 a 300 una volta al mese. Il resto è scrivere, silenzio, stare con me stesso”. Molte persone che si rivolgono a lui hanno difficoltà nel gestire l’ansia che lo specialista bolla come un “tentativo dell’inconscio di portarti a un sapere superiore che non vedi, energia vitale che irrompe”. Anche gli attacchi di panico sono abbastanza diffusi.

Raffaele Morelli accende un faro sui ragazzi di oggi. “Dai 14 ai 25 anni il suicidio rappresenta la seconda causa di morte – spiega – I giovani vivono ancorati a Internet tutto il giorno, nei social diventano i robot degli altri. A 18 anni le ragazzine chiedono di rifarsi il seno. Appena hanno un lavoro, risparmiano per ritoccarsi labbra, zigomi, naso. Ma se cambi il volto, modifichi l’immagine che avevi al momento in cui fosti concepito. Non ti piaci? Non potrebbe capitarti di meglio. La bellezza è un veleno. Non si vive nel giudizio degli altri. Sa chi è più infelice dopo i 40 anni? Le donne belle. Non ricevono più complimenti”. Lo psichiatra e psicoterapeuta sostiene anche che “le donne in carriera rischiano la calvizie precoce” e che “in ufficio 6 su 10 s’ammalano d’infelicità”. “L’italiano è l’uomo più insicuro al mondo”, aggiunge.
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Raffaele Morelli (Foto da video)

“Al paziente chiedo un ricordo felice della sua infanzia, mai di parlarmi del passato”

Raffaele Morelli non prescrive psicofarmaci né chiede al paziente di parlargli del suo passato. “Preferisco chiedergli un ricordo felice dell’infanzia – dichiara – soffriamo perché ci siamo distaccati da quel bimbo. Se stai male, non fare nulla: accogli il male (…) La depressione è una struttura dell’essere. Non ti assale perché sei sbagliato: ti coglie per farti azzerare un’esistenza sbagliata (…) La nostra cultura sta in superficie, ci obbliga a mostrarci felici. Siamo maschere di noi stessi: la tristezza le fa cadere. Smettila di pensare che il malessere derivi da ciò che ti è capitato. No, stai solo cercando qualcos’altro. ‘Abbi fede’, esortano i cattolici. È la psicologia del miracolo”. “Io so soltanto che le civiltà dove si è smarrito il divino si sono riempite di droghe, di alcol, di suicidi – continua il noto psichiatra e psicoterapeuta – Se c’è una cosa che la mia professione mi ha insegnato, è che noi siamo un mistero. Ebbene, lo abbiamo ucciso. Vasco Rossi mi ha dato un consiglio: ‘Cerchi una serata divertente? Va’ a cena con una donna. Ma se vuoi ridere per davvero, stai ad ascoltare un bambino’ (…) Sentivo Maurizio Costanzo tutte le settimane. Dieci giorni prima di morire ancora fantasticava di nuovi progetti. Era rimasto il bambino che fu”.
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Raffaele Morelli (Foto da video)

Raffaele Morelli: “Oggi 12 milioni di italiani assumono regolarmente psicofarmaci”

Se “il rancore è il veleno dell’anima” che intossica il nostro organismo, “i ricordi sono scorie”. “Perché crede che imperversino gli psicofarmaci? Da quando mi sono laureato, il loro consumo è aumentato di otto volte – rileva Raffaele Morelli – Oggi 12 milioni di italiani li assumono regolarmente: 5 per la depressione, 2 per l’ansia, 1,5 per gli attacchi di panico, 3,5 per le malattie psicosomatiche (…)
Il pensiero è un nemico. Sono convinto che il morbo di Alzheimer ci assalga perché ricordiamo troppo, impariamo infinite nozioni inutili”. “Tradire il partner mantiene in salute? Non è un imperativo – aggiunge – Ma se in una coppia l’eros si spegne, si riaccende altrove. Senza l’eros, resta l’affettività. Esistono l’amore della fiamma e l’amore del focolare. Il primo divampa, ma non dura. Il secondo è una brace, emette calore”. Lo specialista segnala poi due emergenze dei tempi moderni: l’obesità (“Mangiamo troppo perché siamo insoddisfatti”) e il gioco d’azzardo (“Spendiamo 136 miliardi di euro l’anno”). “Dove finirò dopo la morte? Con la perdita di coscienza, non moriamo ogni notte? Penso ai frutti: marciscono per liberare il seme”.

Pubblicato il 09/06/2025 12:02

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