Il dramma di Natalia Aspesi: l'ictus, la corsa in ospedale, il coma

Il dramma di Natalia Aspesi: l’ictus, la corsa in ospedale, il coma

Daniela Vitello

Il dramma di Natalia Aspesi: l’ictus, la corsa in ospedale, il coma

| 05/03/2023
Il dramma di Natalia Aspesi: l’ictus, la corsa in ospedale, il coma

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“Me ne scuso subito, ma per una volta non vorrei rispondere direttamente a queste tre belle lettere. Per una volta, scriverei — addirittura! — di me”. Dalle pagine del “Venerdì” di Repubblica dove tiene la rubrica “Questioni (non di solo) di cuore” in cui risponde alle lettere delle lettrici e dei lettori, Natalia Aspesi spiega il motivo del suo silenzio a intermittenza in queste ultime settimane. “Lo sapevi che era un ictus? Lo sapevi che si chiamava ictus?”, scrive la giornalista 93enne riabbracciando i fedelissimi della sua posta del cuore.

Natalia Aspesi (Foto da video)

Il racconto del coma: “Dieci giorni scomparsi per sempre”

Natalia Aspesi, tra i fondatori del quotidiano “La Repubblica” comincia facendo riferimento al soccorritore che le ha prestato le prime cure: “C’è un giovanotto grandioso in divisa vistosa che vuole portarmi con sé, ma a me non sembra una persona degna di questo compito. Prima di me ce ne sono altre, prima di me ce ne sono altre, mi dico…”.  La giornalista che si è sentita male nella sua casa di Milano spiega così i giorni del coma: “Sono passati dieci giorni — o forse un po’ di più — e a me non parevano, forse uno, forse due, ma dieci giorni… scomparsi… per sempre…”.
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Natalia Aspesi (Foto da video)

“Niente sarà più come prima”

Natalia Aspesi è stata dimessa ed è tornata a casa. “Beh, poi non sei più quella di prima e quando te lo raccontano allora sì che non è più come prima – afferma -Tutti a dirti che brava, come ti stai riprendendo… ma quello che penso è che non sarà mai più come prima. Mai più come prima. Mai più”. “Lo penso, e nello stesso tempo mi dico che non è così – conclude – Perché io so che ci sto mettendo tutta la mia forza, e mi sforzerò di superare questa cosa. Leggo le vostre lettere, le lettere sono sfumate, non sono mie, mi appartengono e non sono mie, le vivo su di me e non sono d’altri, i progetti si scolorano e perdono senso. Ma sono qui alla mia scrivania, e qui voglio sforzarmi, un giorno dopo l’altro e spero, con accanimento, di trovare la via facile, come per il passato”.

Pubblicato il 05/03/2023 16:03

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