Mauro Corona si è presentato a “Verissimo” con una vistosa ferita sul viso. L’alpinista e scrittore è stato ospite nel salotto di Silvia Toffanin in occasione dell’uscita de ‘La mia vita finché capita’, documentario per il cinema fatto di monologhi, chiacchierate con amici e incontri con artisti che racconta la sua filosofia di vita. “Cosa le è successo al viso?” chiede subito la padrona di casa al suo ospite. “Mi sono ferito ieri con la motosega, è partita una scheggia e mi è finita in faccia, ma una cosa da niente”. Poi ammette: “Solitamente preferisco i collegamenti da casa perché mi sento più protetto, ma qui è bello”. “Cosa dirà la Bianchina che sono venuto qui”, scherza poi lo scrittore riferendosi a Bianca Berlinguer. “Farà una scenata di gelosia?”, chiede sorridendo la conduttrice. “A me sicuramente”, sentenzia Mauro Corona.
Parlando del documentario dice: “Mi ha fatto piacere farlo per poter lasciare ai miei figli, una testimonianza di quello che sono stato, per restare ancora vivo nella loro memoria”. “A volte posso sembrare un po’ spaccone, come se mi vantassi di aver sofferto nella vita e questo non mi piace, ma sto migliorando, sto lavorando su me stesso”, aggiunge.
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Mauro Corona in studio con una ferita sul viso: “Non ho fatto nulla per un anno”
Lo scrittore ammette candidamente: “A quest’età è difficile cambiare e ragionare perché credo di avere sempre ragione. Invece ho torto molto spesso, ho commesso molti errori, non mi faccio più illusioni. L’anzianità ti rende più saggio, nel senso che hai la capacità di attendere senza pretese quello che capita, rubi alla vita ogni attimo”. “Quando ero giovane – continua Mauro Corona – ne perdevo di tempo, ora non succede più. Con i figli è tutto diverso, se dovessero dirmi che dovessero trapiantargli un cuore e va bene solo il mio, prima farei una bella bevuta e poi glielo cederei”. Lo scrittore 75enne ammette: “Ho molta paura della morte, non per il fatto di non esserci più, ma per la sofferenza. Ogni cosa arriverà a suo tempo”. Poi rivela: “Nella mia vita ho attraversato alcune ombre, ma ho resistito bene anche con l’aiuto della medicina. Ho avuto una malinconia di vivere. Non ho fatto nulla per un anno, ora so che questo mi ha solidificato, è successo 4, 5 anni fa”.
“Si arrabbia facilmente lei?”, domanda Silvia Toffanin. “Dipende, adesso sono in cura da un paio di mesi perché la mia patente è stata ritirata – svela-. Non per l’alcol, ma per il vino: l’alcol è tragico, il vino è poetico. Non posso bere perché devo fare le analisi, andare in analisi. All’inizio è stato difficile, non tanto per la dipendenza, ma per la mancanza dell’allegria e degli amici al bar”.

“Mia moglie? Sta bene ma ci vediamo poco, se ne farà una ragione”
Mauro Corona parla ancora della sua dipendenza dall’alcol ma precisa: “Non mi sono sentito dipendente. Ho detto stop e stop è stato. Per l’alcol ho avuto anche processi, per ubriachezza molesta, interruzione di funzione religiosa e turpiloquio. Io, su cento sbronze, ne ho una o due in cui divento un demonio e faccio terra bruciata. Per questo ho smesso”. “L’alcol mi ha fatto fare del male a chi mi voleva bene”, ammette. Mauro Corona parla poi del rapporto con la moglie: “Sta bene, ma ci vediamo poco. Io vivo da solo giù nella mia tana, con libri sculture, ho un letto di legno e dormo tre ore a notte. La notte scrivo, leggo. Sono egoista e mi piace stare solo”. “Ma sua moglie lo ha capito come è fatto lei?”, chiede la conduttrice. “Se l’ha capito bene, altrimenti se ne farà una ragione”. Silvia Toffanin allora commenta: “Povera donna”. “Io non voglio fare l’eccentrico, ma ho fatto tutto per una sorta di riscatto”, aggiunge Mauro Corona. Poi scherza e cita nuovamente Bianca Berlinguer. “La Bianchina adesso sarà molto gelosa, ma lei non mi fa parlare, mi interrompe sempre. Bianchina impariamo!”, dice riferendosi a Silvia Toffanin che lascia spazio al suo ospite.
“Non ho mai lasciato il mio paese d’origine per i miei figli, che amano vivere in quei luoghi, hanno il loro lavoro, il contatto con la natura, quindi penso che morirò li, mi farò cremare e ho già l’epitaffio: ‘Qui giace Mauro Corona, uomo iniquo e perverso. Pregare per lui è tempo perso’”, conclude.