Si intitola “Tempo al tempo” l’ultimo libro di Camilla Costanzo, figlia del compianto Maurizio Costanzo scomparso a Roma il 24 febbraio 2023 all’età di 84 anni. Il romanzo, come spiega l’autrice in un’intervista al “Corriere della Sera”, è attraversato dal tema della scomparsa. “Mi ha sempre affascinato e insieme atterrito, anche più della morte – confessa – Il mio programma televisivo preferito in assoluto è Chi l‘ha visto?, non ne perdo una puntata da anni, è come scegliere un film dell’orrore in una notte di temporale rifugiata sotto le coperte. Quando i miei figli erano piccoli avevo sempre il terrore di perderli al supermercato, al parco, in vacanza”.

Camilla è nata dal matrimonio tra Maurizio Costanzo e Flaminia Morandi
Camilla è la primogenita di Maurizio Costanzo ed è nata 52 anni fa a Roma dal secondo matrimonio del giornalista e conduttore televisivo con Flaminia Morandi. Dalla loro unione è nato anche Saverio, regista di successo. Scrittrice, sceneggiatrice e giornalista, Camilla ha ereditato dai genitori la passione per la scrittura e la lettura e ha lavorato anche in Rai come autrice. Sposata e mamma di due figli, si è sempre tenuta lontana dai riflettori. La scrittura, confida al “Corriere della Sera”, l’ha salvata: “È un rito direi di autoanalisi: scrivendo tiri fuori le storie che hai dentro, le guardi dall’esterno, diventano autonome e quel distacco ti aiuta a capire moltissimo della tua stessa vita”.

“Come nei grandi amori tra padre e figlia ci sono stati momenti difficili ma ora lui è sempre con me”
Come già raccontato in passato, Camilla Costanzo non ha mai vissuto la quotidianità con il celebre padre: “Per spiegarmi, non era il tipo da accompagnare o riprendere mio fratello e me a scuola, a pranzo non ne parliamo. Vorrei però essere chiara: papà c’è sempre stato, nella nostra vita, era presentissimo in tutto. Ma non nel quotidiano. Nell’adolescenza ha avuto un rapporto più semplice con Saverio, in generale papà si capiva più facilmente con gli uomini. Lui ed io ci siamo inseguiti per anni: io lo cercavo, lui fuggiva perché non ero un tipo facile e pretendevo molto, poi lui mi inseguiva e io fuggivo. Ma il nostro è stato un grandissimo amore tra padre e figlia: l’uomo di cui sono stata più innamorata nella vita è stato lui. Ed è la ragione per cui, nel libro, mi ritrovo più facilmente nel punto di vista femminile”.
Il padre le manca “tantissimo, sempre, ogni giorno”. “Siamo andati a trovarlo al cimitero, al Verano nell’anniversario – confida Camilla Costanzo – Ma lui non è lì. Io sono certa della sopravvivenza di qualcosa che potremmo chiamare anima: nulla a che vedere con una religione ma sono certa che papà sia in qualche modo entrato dentro di me e faccia parte di ciò che sono io oggi, ho una nuova energia e penso di averlo riconquistato. Come nei grandi amori tra padre e figlia ci sono stati momenti difficili. Ma ora lui è sempre con me”.
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“Con papà ci vedevano il giovedì a pranzo, abbiamo mantenuto questo appuntamento”
Camilla Costanzo racconta di una sorta di “rituale” che Maurizio Costanzo aveva con i figli e gli amici più cari: “Papà era notoriamente un abitudinario. Manca la telefonata lunga del sabato, per fare il punto. E il famoso pranzo del giovedì dove eravamo convocati sempre nel suo ufficio noi figli, il mitico avvocato Giorgio Assumma, suo legale di fiducia e amico di riferimento, e l’ex dirigente Rai Lorenzo Vecchione. Telefonava al mattino del giovedì, chiedeva cosa volessimo per pranzo, spesso sushi o pizza o altro, e ci vedevamo lì, fissi, senza mai mancare. È un altro suo insegnamento: quando hai un’abitudine e un appuntamento regolare, non ti perdi e resti unito. E così noi abbiamo mantenuto l’impegno. Ci vediamo il giovedì a pranzo, sempre nel quartiere Prati, a rotazione o da ‘Dante’, o da ‘Vanni’ o a ‘La nuova fiorentina’”.
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Maurizio Costanzo, il legame tra la figlia Camilla e Maria De Filippi
La scrittrice è molto legata ai suoi fratelli e all’ultima moglie del padre: “Io e Saverio da sempre e lo saremo sempre. Poi c’è Gabriele, il nostro fratello adottato da papà e Maria, e anche con lui siamo molto legati così come con la stessa Maria che lavora tantissimo, proprio come papà, ma restiamo vicini”. “Abbiamo fondato un premio teatrale che porta il suo nome, rivolto alle compagnie che operano nelle carceri italiane. Era una difficile parte della società che papà ha sempre seguito e ci è sembrato giusto fare qualcosa che portasse il suo nome”, conclude.