“La Buonanotte” di Massimo Gramellini, a margine della puntata di “In altre parole” andata in onda sabato 5 aprile su La7, è dedicata a Sara Campanella e Ilaria Sula, due giovani ragazze uccise negli ultimi giorni. La prima, studentessa di 22 anni, è stata sgozzata in strada a Messina da Stefano Argentino, un collega di studi che la ossessionava da due anni. La seconda, anche lei 22enne, è stata uccisa a Roma con tre coltellate al volto e poi gettata in un burrone dentro una valigia dall’ex fidanzato Mark Antony Samson.
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Gramellini su Sara Campanella e Stefano Argentino: “Difficile immaginare due persone più diverse”
In riferimento a Sara Campanella e al suo assassino, Massimo Gramellini sottolinea come sia “difficile immaginare due persone più diverse”: “Sara è piena di amici, solare, indipendente e con una giusta dose di autostima al punto da scrivere su Facebook: ‘Mi amo troppo per stare con chiunque’. Il ‘malato’ (come Sara Campanella chiamava Stefano Argentino, ndr) è una faccia sbiadita, uno di quelli che quando entra in una stanza non se ne accorge nessuno (…) Un maschio frustrato è talmente abituato all’invisibilità che tende a scambiare la gentilezza di una donna per una forma di interesse. Così Stefano fa crescere nella sua testa una storia che non esiste”.

“Ci hanno sempre spiegato che il male ha la faccia cattiva e un carattere violento e aggressivo”
“Ci hanno sempre spiegato che il male ha la faccia cattiva e un carattere brusco, violento, aggressivo – afferma Massimo Gramellini – Certo non può avere l’aria timida e remissiva di questo pretendente senza speranza. Per Sara semplicemente Stefano non esiste (…) Lei ha troppa vita per potersi preoccupare di lui anche solo per denunciarlo”. Stefano diventa insistente, Sara lo affronta e registra il dialogo sul telefono.
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“La violenza non ha bisogno di muscoli né si accoppia necessariamente con l’arroganza”
“Anche Mark Samson, l’altro giovane femminicida di cui si è parlato questa settimana viene descritto dai vicini di casa come un ‘bambolotto’. Gentile, educato, riservato, dimesso – fa notare il giornalista – Dobbiamo dunque dimenticare l’idea che la violenza di un maschio abiti esclusivamente dentro un corpo robusto o un carattere tracotante. Purtroppo la cronaca è qui a ricordarci che la violenza non ha bisogno di muscoli né si accoppia necessariamente con l’arroganza. Il male si può riconoscere. Non ha sempre la faccia aggressiva ma ha sempre un modo di fare ossessivo”.