Levante, nome d’arte di Claudia Lagona, si divide tra la sua musica, la figlia di 3 anni Alma e il compagno palermitano, l’avvocato Pietro Palumbo. La passione per la musica parte da lontanissimo. “A 13 anni con Teddy Reno, volevo partecipare al Festival degli Sconosciuti – racconta al “Corriere della Sera” -. Mi sono presentata con due canzoni voce e chitarra scritte da me. Duravano sei minuti l’una: penso che Teddy Reno volesse uccidermi”. A 26 anni parte per Leeds, in Inghilterra. “Non è stata una grande idea andarci – ricorda -. Mi sono ritrovata a casa di un ragazzo che diceva di avere dei contatti discografici, mi ospitava in un monolocale insieme alla sua fidanzata ma è stato un incubo: prima di capire che era tutta fuffa, ho dormito per due mesi per terra, su un materassino gonfiabile in un bagno senza gabinetto (il gabinetto era fuori dall’appartamento). Sono tornata a casa disperata e ho scritto Alfonso”. “Lavoravo in quel bar e le cose non stavano andando come desideravo io – racconta ancora – ero veramente tanto frustrata. Continuavo a pensare: non è possibile, io so che sono nata per la musica. La frustrazione di quel momento, il bar, non avere tempo per i miei sogni, mi uscì quella strofa: che vita di me*da”.
Il successo della canzone “Alfonso” rientra in quella frase. “Quelle quattro parole erano il riassunto di tutti i miei tentativi falliti – spiega – Tanti si sono riconosciuti nell’immagine di Alfonso, che è a una festa in cui tutti si divertono, in cui tutti hanno un ruolo e un’identità molto precisa, mentre lui, ossia io, si sente fuori posto, fuori luogo”. Levante alle spalle ha cinque album, tre romanzi e un libro di poesie.
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“In amore credo che il saldo karmico sia bilanciato, credo di essere pari”
Il nuovo singolo “Maimai” parla di un ultimo piatto per l’ex, la vendetta da servire fredda, con il sorriso. “Le strofe raccontano un dialogo tra due ex amanti – rivela – quando lui, dopo aver fatto una cazzata, torna in ginocchio da lei che si prende la sua rivincita: adesso è troppo tardi, una rivalsa rispetto a quello che c’è stato in precedenza. Per questo canto ‘Ti piacerà la torta al mio livore’”. Poi aggiunge: “Ho ripescato dal mio vissuto, mi è venuta in mente una me adolescente che ci è rimasta sotto con un ragazzo che l’aveva lasciata due giorni prima del suo diciottesimo compleanno. Quando lui è tornato in ginocchio da me gli ho tirato un due di picche meraviglioso”. Lavante parla d’amore e spiega: “Credo che ci assomigliamo tutti soprattutto nei rapporti amorosi: l’amore e il dolore sono i due sentimenti più forti che attraversano l’animo del genere umano. In amore credo che il saldo karmico sia bilanciato, quando sono stata io a far del male poi mi è tornato indietro: quello che semini raccogli. In questo momento credo di essere pari, non ho nessun debito, nessun credito. Quella dei sentimenti è un’indagine che faccio tutti i giorni con me stessa: cerco sempre il modo anche di migliorarmi nelle relazioni”.

“La verità sulla storia d’amore tra me e Diodato la sappiamo solo io e Antonio”
La sua storia con il cantante Diodato ha molto incuriosito il pubblico tanto che tutti hanno pensato che il brano “Fai rumore” che l’artista ha portato a Sanremo fosse riferito alla fine della loro relazione. “Non mi ha dato fastidio – sottolinea Levante -. Diciamo che le storie d’amore, le storie in generale, le cose private, le sanno le persone che le vivono e quindi a me dispiace che siano circolate voci rispetto a questo rapporto che io ho cercato di preservare in tutti i modi. La cosa che mi ha infastidito non è ‘Fai Rumore’, è l’effetto domino che ha avuto sulla bocca degli sconosciuti. La verità la sappiamo io e Antonio”. Il suo nome d’arte, Levante, viene dal film di Leonardo Pieraccioni, “Il Ciclone”. ”Nacque per caso – rivela – avevo 12 anni quando uscì il film e mi trovavo nel mio paese di origine, Caltagirone. Ricordo questo agosto noiosissimo e afoso dove non c’era molto da fare. Olga, la mia amichetta dell’epoca, scherzando mi chiamò Levante. E da lì è diventato il mio soprannome”. Poi aggiunge: “Claudia l’ho sempre detestato, viene dal latino e significa ‘zoppo’, ‘claudicante’. È curioso che Levante sia l’opposto: colui che si alza. Era destino”.

“Mio padre è in moltissime canzoni dei miei dischi, nei libri che ho scritto”
Dell’adolescenza Levante ricorda: “E’ stata un po’ turbolenta ma come quelle di tutti, l’adolescenza è un buco nero, ti perdi, non sai dove stai andando, poi ti ritrovi. Nella mia vita ci sono state grandi trasformazioni: ho perso papà che avevo 9 anni, ho lasciato la Sicilia a 14 per andare a Torino, una città che mi ha insegnato quel tipo di compostezza che non avevo: io sono molto fisica e certi slanci ho imparato un po’ a gestirli”. Della morte prematura del padre dice: “Ero veramente piccola e all’inizio sono stata arrabbiata perché la prima cosa che ti chiedi è: perché io, perché noi? Crescendo la cosa bella che ho fatto per me e per lui è stato ricordarlo sempre, continuamente. Mio padre è in moltissime canzoni dei miei dischi, è nei libri che ho scritto, è in tante mie narrazioni. L’ho tenuto in vita così, lo sento sempre vicino. E poi sono molto affezionata a Caruso Pascoski (di padre polacco) di Francesco Nuti: quando ero piccola lo guardavo con mio papà”.

Levante parla della figlia Alma: “Difficile dirle che tra tre o quattro giorni la mamma torna”
Adesso al centro della vita di Levante, oltre all’arte e alla musica, ci sono anche la figlia e il compagno. Levante ammette: “Che brutti i sensi di colpa! Il mio in questo momento è dovermi dividere. Per le persone che amo vorrei essere intera, ma il lavoro mi porta a dividermi: in questa fase della mia vita sono in tanti pezzettini e spero che riescano a sfamare il bisogno d’amore delle persone che amo. Alma ha tre anni: dirle che tra tre o quattro giorni la mamma torna, per lei non vuol dire nulla, vuol dire: non sei ancora qui. Però io e Pietro siamo due bravi genitori, questo me lo devo riconoscere”. Poi rivela: “Lavoro per affrontare le cose nella maniera più serena possibile. Sto facendo un grande lavoro per distruggere l’ego, perché l’ego ci fa fare un sacco di cavolate e credo sia alla base dell’assenza di serenità”. “Si può essere un’artista e non avere ego – aggiunge – anche perché non significa non averlo, ma significa non esserne succubi. L’ego non si può annientare, ma non bisogna esserne al guinzaglio. Anche perché quando sei trainato dall’ego sei una brutta persona e fai delle brutte figure”.

“Potrei tornare a Sanremo, lì la promozione per il tuo progetto musicale è potente”
Levante racconta della doppia esperienza a Sanremo nel 2020 e 2023: “Ricordo entrambe le esperienze come troppo stressanti. Soprattutto nell’ultimo periodo sono riuscita a gestire il mio lato ansioso, quindi adesso riguardando quelle esperienze provo tenerezza nel vedermi così ansiosa, così nel panico. Oggi vorrei dirmi: ma stai tranquilla. La mia fregatura è che sono cervellotica”. Poi non esclude di poter tornare sul palco dell’Ariston: “Non c’è due senza tre… Sanremo è ritornato ad essere un palco molto importante per la musica italiana: lì la promozione per il tuo progetto musicale è potente”. Di ansia eccessiva parla anche ricordando infine la sua esperienza a “X Factor”. “Io non ho nessun tipo di problema sul palco dal vivo, mi sento emozionata, ma so di essere nel posto giusto, so di essere nel mio abito. La televisione invece a volte mi mette un po’ in difficoltà, mi irrigidisce, vorrei viverla con più serenità”. “Quella di X Factor è stata una scuola enorme che io ho fatto con un po’ di ingenuità perché all’epoca mi rifiutai di avere un autore: l’ansia del dietro le quinte, le pressioni, devi dire questo, devi fare quello, mi hanno affaticata. Ero entusiasta, ingenua e molto poco strategica”, conclude.