Come sta Giovanni Allevi? Il pianista e compositore torna in tv ma sorretto da un busto. Ospite di Silvia Toffanin a “Verissimo”, racconta la sua dolorosa esperienza, dalla scoperta della malattia sino ad oggi. Il musicista è affetto da un mieloma multiplo che gli è stato diagnosticato nel 2022. “Mi trema il cuore dall’emozione a essere qui oggi”, esordisce. “Sono molto felice che tu sia qui, so che oggi tu vivi ogni giorno con bellezza”, sottolinea la padrona di casa. “Si, il mio corpo è sofferente – confida l’artista – Se volessi usare una immagine direi che è un intrigo di rovi e di spine, perché vivo giornalmente il dolore fisico. La mia anima però è disperatamente aggrappata alla vita. Non sono qua tanto per raccontare l’aspetto della sofferenza quanto piuttosto questo attaccamento alla vita”. Giovanni Allevi indossa infatti un busto che serve a tenerlo dritto. A giugno, dalle Terme di Caracalla, partirà un breve tour dell’artista. “Sono solo quattro concerti con orchestra e in questa occasione eseguirò una composizione che nasce sulla trasformazione in note delle 7 lettere della mia malattia, che si chiama proprio mieloma”, anticipa. Poi aggiunge: “E’ difficile per me salire sul palco perché sento molto dolore”.
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“Non era un semplice mal di schiena, avevo fratture in tutto il corpo e metastasi ossee”
Giovanni Allevi racconta quando ha iniziato ad avvertire i primi dolori, quando ha ricevuto la diagnosi e spiega qual è oggi il suo stato fisico e metale. Era giugno del 2022 e si trovava a Vienna per lavoro. “In quel periodo avevo la febbre da diversi giorni – ricorda – ma soprattutto un gran mal di schiena. Non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello nonostante il pubblico mi stesse facendo una standing ovation. La diagnosi è arrivata appena due settimane dopo, con lastra e analisi del sangue. Dalla lastra era venuto fuori che non era soltanto un mal di schiena, avevo fratture in tutto il corpo e metastasi ossee. Mi è crollato il mondo addosso, tremava la terra sotto ai piedi”. Dopo la diagnosi il musicista ha iniziato le cure. “La prima volta che sono entrato nella sala d’aspetto all’Istituto tumori, sentivo un brusio – confessa – Tutti mi avevano riconosciuto. Poi è tornato il silenzio. A un certo punto un bel signore che era lì, robusto, che aveva le mani di una persona che aveva lavorato per tutta la vita, si gira verso di me, alza il braccio e mi dice una frase importantissima: ‘Qui siamo tutti uguali’. Ma non era detto con acredine, non voleva dirmi che io ero famoso e dunque mi ritenevo immune dalla sofferenza, bensì aveva un altro significato: i suoi occhi dolci volevano darmi il benvenuto in un mondo nuovo dove ciò che conta è l’autenticità”.

Come sta oggi Giovanni Allevi: “Per un anno ho vissuto sotto effetto di oppioidi”
Il pianista e compositore ha iniziato la chemioterapia che gli ha causato dolori molto intensi. “Pensavo di non perdere i capelli, ma un giorno ho sentito un bruciore alla testa e li ho persi tutti insieme, come se fosse una parrucca – racconta – Non mi sono impressionato, ho pensato alle donne, per loro è un momento molto traumatico. Ora porto questo busto per tenermi dritto. Per un anno ho vissuto sotto effetto di oppioidi, per contrastare il dolore. Questo mi ha portato dipendenza e crisi di astinenza. Ma sono riuscito ad uscirne. Mi sono sentito vicino a tutti quei ragazzi che vivo il dramma della dipendenza”. “Ho fatto l’esperienza della crisi di astinenza da Fentanyl, ce l’ho fatta dopo due settimane – spiega Giovanni Allevi – Le crisi d’astinenza sono terribili perché provavo tremori, sudori freddi, mal di pancia atroci e mi sono sentito vicino a quei ragazzi che vivono il dramma della dipendenza”.
“Ho trovato il coraggio di resistere a quella scatola di farmaci e cerotti che mi ‘chiamavano’ – rivela -, mi ripetevo ‘Ce la faccio, ce la faccio’ e dopo due settimane sono riuscito a staccarmi dalle medicine e mi sono reso conto che non provavo più dolore come prima perché le terapie avevano fatto effetto”.

“Vivo la vita come se non ci fosse un domani, senza perdere il contatto con la luce che ho dentro”
Del periodo in ospedale, Giovanni Allevi ricorda un altro momento particolarmente difficile: “Ho toccato il fondo dopo la chemioterapia. Una notte, ancora sotto effetto degli oppioidi, pesavo 63 chili, ero calvo, attaccato a una flebo e mi alzai per andare in bagno. Vidi la mia immagine e mi sono spaventato perché ho visto uno sguardo completamente vuoto, non mi riconoscevo più. Non sapevo ancora se le terapie avrebbero fatto effetto, vivevo tra la vita e la morte”. “Mi sono ricordato di un passo dell’Iliade di Omero che stavo leggendo – continua – e in quel momento ho capito che il dolore e la sofferenza non un fatto io individuale, ma una costante del genere umano della storia passata e futura, e in quel momento non mi sono più sentito solo. Mi sono sentito parte dell’umanità, di quella autentica”. “Vivo la vita come se non ci fosse un domani, con una missione, non facciamoci mai travolgere dalle ansie, cerchiamo di non perdere mai il contatto con la luce che abbiamo dentro”, conclude.