Gino Paoli: “Mi sparai al petto perché pensavo di avere tutto"

Gino Paoli: “Mi sparai al petto perché pensavo di avere tutto”

Germana Bevilacqua

Gino Paoli: “Mi sparai al petto perché pensavo di avere tutto”

| 28/10/2023
Gino Paoli: “Mi sparai al petto perché pensavo di avere tutto”

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Gino Paoli arriva in libreria con l’autobiografia dal titolo “Cosa farò da grande. I miei primi 90 anni” (Bompiani) dopo averne compiuti 89 lo scorso 23 settembre. Il cantante genovese ha rilasciato un’intervista al “Corriere della Sera” in cui ripercorre le tappe della sua carriera e della sua vita avventurosa.  Gino Paoli vive a Genova con la moglie Paola. I due si sono sconosciuti nel 1969 e sposati nel 1991. Nel libro scrive che un uomo diventa tale quando muore il padre: “Finché tuo padre è in vita pensi che c’è qualcuno dietro di te. Poi vai al suo funerale ti giri e vedi che sei l’ultimo della fila, solo. E vale per tutti i padri, anche se tuo padre era un figlio di put*ana”.

Gino Paoli (Foto Instagram)

“La prima donna nuda l’ho vista a 12 anni circa, era un’amica di mamma”

Gino Paoli racconta anche della sua prima volta, che fu con una prostituta. “Un disastro – ricorda –  lei era brutta, tremenda, la tariffa era da 10 minuti… mi dissi ‘se questo è fare l’amore non lo farò più’. La mia vera vita sessuale è stata ritardata, anche perché mia madre aveva fatto scuole cattoliche tedesche, io avevo un senso del peccato gotico. Ha in mente le cattedrali gotiche? Ecco. Da mio padre invece ho preso il senso del dovere”. “La prima donna nuda l’ho vista a 12 anni circa… – svela ancora -. Un’amica di mamma, la spiai dalla serratura. Mi piacque subito, non dico quella cosa lì, ma quello che c’è attorno, le linee morbide, eleganti, fiorentine… Gli antichi se facevano un uomo bello lo facevano somigliante a una donna”.
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Morgan e Gino Paoli (Foto Instagram)

“La ‘gatta’ è esistita davvero, ce l’ha tatuata su un braccio”

“La gatta”, che è il titolo di uno dei suoi più grandi successi, è esistita davvero. La gatta che ha ispirato la canzone si chiamava Ciàcola e viveva con lui nella soffitta a Boccadasse. Nel libro dice che le ha salvato la vita. “A casa non avevamo gatti perché pisci*vano sui fiori in giardino, e a mamma non piaceva, quindi la prima cosa che ho fatto andando a vivere da solo è stato prendere un gatto. E sposarmi”, racconta. “Mamma chiamava la gatta Ciàcola – ricorda – cioè ‘chiacchiera’, perché i siamesi chiacchierano, non fanno solo “miao” come gli altri gatti. All’epoca dipingevo, lei mi stava sempre addosso. Una sera la metto giù e vedo che si accascia; la riprendo in braccio, e torna in sè. Come la rimetto giù, di nuovo cade. Mi sdraio vicino a lei e sento odore di gas! Avevo una stufa a gas liquido, e quello si distribuisce dal basso verso l’alto, riempie lo spazio come una bottiglia. Allora ho aperto la finestra. Un freddo boia, ma avrei potuto soffocare”. Ciacola morì e il cantante se la fece tatuare sul braccio. “L’ho fatto a Hong Kong – svela- ero ubriaco. Accanto c’era un marinaio che ogni anno si faceva un pezzo di tatuaggio nuovo di un grande veliero, e lo faceva a pezzi perché all’epoca si usava la anilina, che è velenosa, e infatti io ebbi un attacco respiratorio”.

Gino Paoli (Foto da video)

“Il tentato suicidio fu uno sbaglio enorme”

L’11 luglio 1963 Gino Paoli si sparò un colpo di pistola al petto ma sopravvisse miracolosamente. Il suo amico Arnaldo Bagnasco era convinto che il cantante avesse cercato di uccidersi perché non si è mai perdonato quanto successo il 20 settembre 1962, quando un amico morì in un incidente d’auto con lui al volante. “Ricordo che all’ospedale chiesi ‘gli altri come stanno?’ – ricorda il cantautore – e una suora disse ‘bene’. Pausa: ‘Uno è morto’. Lo disse come solo preti e suore sanno affrontare certe cose. Io lì vado in tilt. Arnaldo dice che ho avuto una depressione che mi è rimasta dentro, fino allo sparo. Non so, non sono d’accordo, ma Arnaldo ha vissuto con me da quando avevamo 14 anni… Può essere una spiegazione inconscia. Comunque, quale che siano le motivazioni, sullo sfondo c’è un discorso che vale per molti di quelli della mia età che si sono suicidati: da bambini abbiamo visto bombe, cadaveri, rifugi dove speri di non morire e che fuori poi ci sia ancora una casa, i tuoi amici”. Perché l’ha fatto? “Io ho fatto quello che ho fatto perché mi sembrava di aver avuto tutto, era un atto contro la monotonia della vita. Uno sbaglio enorme, la vita è piena di sorprese. Ma non lo sapevo allora, in quel momento lì avevo tutto, soldi, donne, tre macchine…”.

Gino Paoli e Gianni Morandi (Foto Instagram)

“Con Dalla c’era una grande amicizia, lui mi amava ma non in quel senso lì”

Nel 1960 Gino Paoli scrisse per Ornella Vanoni la canzone “Senza fine”. “La Vanoni mi ha tolto le belinate del sesso con la colpa…  – racconta il cantante –  l’ho portata in giro per tutta Milano, lei poverina con i tacchi… finché un giorno, sotto casa sua, le dico ‘scusa ti devo chiedere una cosa, sei lesbica?’ e lei ‘Io? No. E tu sei fro*io?’ e io ‘No!’. ‘E allora?’ Allora c’era un albergo lì vicino e siamo andati a risolvere la storia”. Con Lucio Dalla c’era una grande amicizia. “Lui mi amava – confessa –  non in quel senso lì, tanto che non avevo capito bene che era omosessuale, era molto riservato. Lucio era un grande musicista, usava i testi di Roberto Roversi, non sono male, però io lo invitai a usare la sua testa, la sua fantasia. E lo fece. Certo, una delle prime cose che ha scritto è ‘Disperato erotico stomp’, la storia di una pip*a! Era un genio, matto. In sala di incisione fece spegner le luci, andò dietro i paraventi e poi spuntò fuori nudo, con le mutande in testa…”.

Ornella Vanoni e Gino Paoli (Foto Instagram)

“Paolo Villaggio? Era uno triste, non lo amavo, faceva l’italiano sfigato”

Con Luigi Tenco ci fu invece un legame difficile che si incrinò perché lui andò a letto con Stefania Sandrelli. Lo fece per spingerlo a non lasciare la moglie di allora. “Mi ha telefonato dalla camera da letto dove era con lei – ricorda – e mi ha detto ‘guarda che non mi sembra il caso’. Una volta l’ho fatto anche io con una ragazza che un mio amico, Giulio Frezza, voleva sposare. Allora io ci sono andato a letto e ho chiamato Giulio dalla camera, dicendo ‘ti passo quella che vuoi sposare’”. E aggiunge: “Giulio non me l’ha mai perdonata. Ho capito che è la cosa più stro*za che si possa fare”. E Paolo Villaggio? “Era uno triste, non lo amavo, faceva l’italiano sfigato, vittima ed era talmente convinto che lo faceva pure nella vita. Non mi piacciono gli italiani alla Alberto Sordi, quelli che si auto-sfottono, auto-assolvono, che dicono ‘siamo tutti così, chissenefrega’. No, non siamo tutti così!”.

Gino Paoli (Foto da video)

“Con Dio ci parlo, inca**ato, ogni volta che fa morire persone che stimo”

Una grande amicizia lo lega anche a Beppe Grillo: “Un talento comico incredibile – sentenzia –  Una volta durante una crociera salì sul palco, gli chiesero delle imitazioni, c’erano 200 persone e lui riuscì a sfotterle tutte, una per una, aveva un potere di osservazione incredibile”. Crede in Dio? “Ci parlo a telefono. Lo chiamo, inca**ato, ogni volta che fa morire persone che stimo, che amo mentre lascia in giro i cialtroni, gli impuniti… Mi risponde: ‘Ho i miei disegni, un giorno capirai’. Ormai ho capito, è un egoista, vuole vicine le persone interessanti. Allora chiedo: ‘E io che ca*zo ci faccio ancora qui?’. Dio per me è un signore anziano, con la faccia di mio padre”, conclude.

Pubblicato il 28/10/2023 14:17

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