Annamaria Bernardini de Pace sul boom di divorzi: "La convivenza forzata è diventata un incubo" - Perizona Magazine

Annamaria Bernardini de Pace sul boom di divorzi: “La convivenza forzata è diventata un incubo”

Daniela Vitello

Annamaria Bernardini de Pace sul boom di divorzi: “La convivenza forzata è diventata un incubo”

| 16/01/2021

Nel 2020 le separazioni sono aumentate del 60% rispetto al 2019. A dirlo sono i numeri forniti dall’Associazione nazionale divorzisti […]

Nel 2020 le separazioni sono aumentate del 60% rispetto al 2019. A dirlo sono i numeri forniti dall’Associazione nazionale divorzisti italiani. Di queste rotture il 40% sono da imputare all’infedeltà anche virtuale di uno dei partner che non è più riuscito a nascondere la doppia vita iniziata prima del Covid, il 30% a violenza domestica e il 30% ad altre cause (LEGGI QUI).

A spiegare il motivo di questo incremento che ha fatto sì che quello appena salutato fosse un vero e proprio anno nero per le coppie in crisi è adesso la matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace in un articolo scritto di suo pugno e pubblicato sul quotidiano “La Stampa”.

Il noto avvocato esordisce svelando che il tanto atteso “baby boom” ipotizzato all’epoca del primo lockdown non c’è stato. Lei stessa, mossa da “romantica ingenuità”, aveva confidato in un aumento delle nascite ma ad aumentare, come è costretta ad ammettere oggi, sono le separazioni quale conseguenza di una convivenza forzata a cui tante coppie non erano preparate.

“Il pranzo di famiglia e il ritrovarsi a letto sono diventati un incubo”

“Tutti i conviventi, sposati o non sposati che siano, sono stati costretti a sottoporsi all’improvvisa, e senza preparazione, analisi ossessiva dei loro sentimenti, dei loro progetti, dei sogni rimandati e dei sogni distrutti – sottolinea – Nella vita quotidiana normale prima del Covid, i coniugati, a parte la notte vicini, trascorrevano non più di due-tre ore insieme al giorno. E spesso, anche nel weekend, si dedicavano a sport o impegni totalmente diversi. Gli amanti clandestini, a parte la notte lontani, riuscivano a trascorrere anche due-tre ore insieme al giorno. E qualche volta un pezzo di weekend.

Improvvisamente, dall’8 di marzo, gli amanti hanno ridotto il tempo comune a zero secondi e i coniugati lo hanno moltiplicato a 24 ore. È naturale che tutto questo abbia provocato la rivoluzione nelle coppie. L’isolamento ha stravolto le abitudini: quando il silenzio è diventato un sogno irraggiungibile, invece che l’angoscia esistenziale, quando il pranzo non è più il piacere della famiglia ritrovata, ma il castigo nel castigo, quando il ritrovarsi nel letto non è più l’emozione dei corpi, ma il perpetuarsi dell’incubo del corpo a corpo, ecco che è arrivato il momento nel quale si decide la separazione”.

“La costrizione tra quattro mura ha fatto sì che ciascuno esprimesse il peggio di sé”

“All’inizio del lockdown, era concesso uscire da casa per correre, portare a spasso il cane e depositare la spazzatura nei bidoni – prosegue – Non era prevista l’autocertificazione per giustificare l’adulterio. Le coppie clandestine, si sono potute incontrare perché uno dei due partner si è inventato runner; di fatto poi si infilava nella casa dell’amante per due ore e veniva poi scoperto il suo inganno perché magliette e calze non erano per nulla madide di sudore, dopo tanta dichiarata corsa. Nelle case, invece, i conviventi si sono suddivisi i territori dell’appartamento, organizzandosi ciascuno col proprio computer per lavorare, ma anche per chattare surrettiziamente.

Hanno anche tentato di suddividersi i compiti, nei primi giorni, per poi rinunciarvi a fronte dei disastri culinari o dei pasticci in lavatrice. Lo sconfinamento dal confinamento è stato, per molte coppie, scoprire, dopo una decina di giorni, che era arrivato il momento di dichiarare la resa. Di fronte al progetto di vita in comune rivelatosi illusorio e sbagliato, di fronte a un uomo o a una donna che non corrispondevano al giudizio del primo sguardo, la separazione è apparsa l’unica soluzione per uscire dal soffocamento coniugale. La costrizione tra quattro mura aveva fatto sì che ciascuno degli abitanti della casa, figli compresi, esprimesse il peggio di sé. La mancanza di pazienza e generosità ha fatto il resto”.

“Forse ha vinto la verità o forse la voglia di libertà”

“Il programma di separarsi è stato quindi per molti all’ordine del giorno – conclude – Alcuni, preoccupati dall’idea di dover aspettare, hanno addirittura messo subito in pratica il progetto, o fuggendo o venendo cacciati dalla casa familiare, esattamente come succede con le nomination nella casa del Grande Fratello. I nominati hanno dovuto trovare un argomento da inserire nelle autocertificazioni; quasi sempre si è scritto che c’era necessità di assistere un genitore malato.

A volte i genitori, a volte gli amanti, vissuti soli nella prima parte del confinamento, hanno dovuto accogliere i transfughi. Ci sono state anche le coppie che con la convivenza forzata si sono auto-vaccinate e quindi hanno trovato il modo per continuare a reggere una situazione impossibile. In genere, in questi casi il vaccino è stato rappresentato dall’aver fatto i conti e quindi dalla convinzione di non potersi permettere il doppio costo di ogni cosa. Ma le separazioni sono state più delle riconciliazioni, più delle decisioni di convivenze forzate. Forse ha vinto la verità. O forse la voglia di libertà.

Del resto, è inevitabile che ciò avvenga quando si capisce che senza l’amante non si può più stare, che troppa moglie o troppo marito provocano mentali crisi asmatiche, che persino la convivenza con i figli fa insorgere allergie e che in conclusione il matrimonio o la convivenza erano state scelte azzardate”.

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