Lapo Elkann: "La prima volta con una prostituta. A New York volevo buttarmi dal 33esimo piano" - Perizona Magazine

Lapo Elkann: “La prima volta con una prostituta. A New York volevo buttarmi dal 33esimo piano”

Daniela Vitello

Lapo Elkann: “La prima volta con una prostituta. A New York volevo buttarmi dal 33esimo piano”

| 31/10/2020

Lapo Elkann, 43 anni, si confessa a cuore aperto in una lunga intervista rilasciata a Candida Morvillo per il Corriere.it. […]

Lapo Elkann, 43 anni, si confessa a cuore aperto in una lunga intervista rilasciata a Candida Morvillo per il Corriere.it. Dalla prima volta con una prostituta all’amore per la sua attuale compagna con la quale è costantemente impegnato a fare del bene, dal forte legame con i fratelli e il padre al rapporto problematico con la madre, dai “buchi emotivi” responsabili della sua dipendenza dalla droga agli istinti suicidi avuti a New York dove ha vissuto dopo l’overdose e il coma a Torino e dove è esploso lo scandalo del finto sequestro.

La svolta di Lapo

Il rampollo di casa Agnelli ricorda l’esatto istante in cui ha deciso di stravolgere la sua vita e di volersi dedicare agli altri: “Ero nel carcere di Nisida, un ragazzino, arrestato a undici anni, mi fa: Lapo, Lapo, sei figo! Chiedo perché. E lui: perché pippavi e andavi a prostitute. Mi sono sentito rabbrividire. Era un baby killer della camorra, aveva ucciso tre persone. Gli ho chiesto che avrebbe fatto se uno gli avesse dato un’opportunità e mi ha risposto: io, se torno al quartiere, mi do sei mesi di vita, m’importa solo di farmi e di andare a donne. Mi sono sentito male. Mi sono detto: adesso, con tutta la fortuna e i privilegi che hai, ti dai una mossa e vedi di fare la differenza”

 

La fidanzata Joana Lemos

Lapo Elkann parla della sua attuale compagna Joana Lemos, cinque anni più grande di lui e così diversa dalle sue ex. L’imprenditore spiega perché lei ha una marcia in più: “Ero già una macchina che andava forte, ma in questa pandemia ho avuto la fortuna di avere accanto una donna che mi ha messo le ruote motrici e che, come me, sente il bisogno di restituire. Ha vinto la Parigi-Dakar, sa che vuole dire cavalcare le dune e quindi avere a che fare con una persona non facile: io non sono molle, non sono inattivo. Durante il lockdown, abbiamo fatto la campagna Never Give Up per la Croce Rossa, abbiamo portato gli igienizzanti a Locri, due ambulanze per i disabili in Sicilia, abbiamo distribuito le pizze a Napoli, i pasti a Milano, le mascherine negli ospedali, siamo andati ad aiutare in Spagna e in Portogallo”.

Per Lapo non è stato facile conquistarla. “Ero in un ristorante – racconta – e ho visto uno sguardo che era una forza della natura. Poi, ho visto anche il resto e mi è piaciuta in tutto. Ci ho provato subito in modo lapesco e mi è andata male. Le ho scritto un messaggio: ti voglio. La volevo molto prima che lei volesse me. Non ha risposto. Ho dovuto ricominciare in modo lapesco-romantico: costruire un rapporto dove ci si conosce, si vedono nello sguardo passioni, valori, la voglia di presente e di futuro. Lei ha molte cose mie: determinazione, costanza, caparbietà, bontà, generosità. Come me, dà così tanto agli altri che a fine giornata può essere sfinita. È una donna che mi porta su ed è la prima che non sta con me per la visibilità o i soldi. Non ci nascondiamo niente. Abbiamo i codici del telefono l’uno dell’altro. È probabilmente la prima volta che non sono birichino, non guardo altrove e non ho più il complesso del seduttore. Prima, ero insicuro e la mia donna doveva piacere agli altri e, quasi quasi, non piaceva a me. Joana, invece, piace a me. Con lei, voglio costruire. Costruire una vita, vedo una prospettiva lunga. Se arrivassero figli, sarei felice”.

Sesso e droga

“La prima volta è stata una prostituta – svela – Dopo essere stato abusato, ero confuso, non sapevo se ero etero, mi chiedevo se ero io colpevole. Col sesso a pagamento, avevo il controllo, sapevo quello che stava succedendo. Ma questo ha incrementato il buco e ha portato a uno scalare di problematiche, perché il passo successivo sono gli spinelli e via via peggiorando. Il mio problema non è una “sostanza” in sé, ma il fatto che non so limitarmi. Posso lasciare la coca, ma diventare ossessivo-compulsivo o work alcoholic e lavorare 14 ore al giorno.

L’intensità è una forma di sostanza, una dipendenza. Il demone è lì, non dorme, devi sempre domarlo. Da vent’anni, faccio un’ora al giorno con i narcotici anonimi, ho completato ‘i 12 passi’ quattro volte. La sobrietà è il mio orgoglio più grande, perché, senza, non ho niente, rischio di perdere le mie aziende, le persone che amo, me stesso. Ho provato anche i Rehab a cinque stelle, ma se stai male non conta se sei ricco, povero, se hai l’Aids: sei uguale agli altri. Il mio gruppo di narcotici anonimi è in America: lo preferisco perché lì si parla di soluzioni, non di problemi”.

Gli istinti suicidi

Lapo Elkann torna indietro con la memoria al giorno in cui il pensiero di farla finita lo sfiorò: “A New York, dove ho vissuto per un po’ dopo l’incidente di Torino. Abitavo al 33esimo piano: la tentazione di buttarmi era continua. Non ho avuto il coraggio e l’amore per la vita è stato più forte”.

L’amore per i fratelli e per il padre

“Mia sorella ha dovuto sopportare un fratellino rompiscatole e iperattivo, ma era sempre con me – confida – L’amore che ho per loro è indistruttibile. Andrò a vivere a Torino per stare più vicino a John e, se dovessi rinunciare a soldi o aziende per i miei fratelli, lo farei perché hanno dovuto supportarmi e subirmi, hanno sofferto e affrontato difficoltà per colpa mia e non mi hanno mai giudicato. Siamo uniti non per le aziende, ma per l’amore che ci lega e perché ci accettiamo come siamo. Sono importanti per me, come è importante mio padre (lo scrittore Alain Elkann, ndr.). Mio padre ha avuto un ruolo due volte difficile perché nostra madre ci portò in Brasile senza dirglielo e perché competeva con un nonno superuomo, che era la Ferrari, la Juve. Papà è uno scrittore e a me affascinava più Del Piero che un romanzo, però papà c’è sempre stato”.

Il rapporto problematico con la madre

Difficile il rapporto con la madre Margherita, segnato anche da beghe legali sull’eredità. “Ci sono stati percorsi durissimi di sofferenza: un figlio che affronta le conseguenze di scelte irragionevoli e incomprensibili di una madre ne soffre – confessa – Non conosco un figlio che non ne soffrirebbe. Ma questo non è il luogo per parlarne, ci sono persone che se ne stanno occupando, perché purtroppo non è possibile dialogare con mia madre, avendoci io provato un milione di volte. Sono cose che si affrontano nelle sedi preposte, per scelta sua (…) Ho dovuto imparare a proteggermi. Ci convivo accettandolo: mi rendo conto che mia madre ha visioni contorte e illogiche di come stanno i fatti”.

Qual è il problema di fondo con mia madre? “In primis, io non sono in grado di carpire e capire che infanzia ha avuto, ma ho capito con tristezza che è autodistruttiva e autolesionista e fa prevalere cose che io non farei prevalere su quello che dovrebbe essere una famiglia. Lei ha diviso la famiglia in due. Nel futuro, amerei che non ci fossero battaglie, ma le vuole lei e, se c’è da difenderci, ci difenderemo. È una scelta sua e io me ne rammarico”.

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