A distanza di 15 mesi dal suicidio di Robin Williams, Susan Schneider, vedova dell’attore, ha rivelato in un’intervista alla ABC News che non è stata la depressione a spingere il marito a togliersi la vita. La terza moglie di Williams ha raccontato che la star hollywoodiana era affetta dalla demenza da corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa strettamente correlata con il morbo di Parkinson.
“Ho passato un anno intero a capire cosa ha ucciso Robin – ha svelato la donna – A capire contro cosa stessimo combattendo, contro cosa fossimo scesi in campo e uno dei medici che lo seguivano mi ha detto, “Robin era consapevole del fatto che stesse impazzendo e che non potesse farci niente”. Non è stata la depressione ad ucciderlo, era solo uno dei circa cinquanta sintomi. Uno piccolo. Prego che questa tragedia possa dare visibilità a questa malattia, per i milioni di persone che ne soffrono e per i loro amati”.
La malattia colpì Williams un anno prima della morte, causandogli allucinazioni, attacchi di ansia, repentini sbalzi d’umore e difficoltà motorie. A causa di una di queste rigidità muscolari e motorie, ha ricordato Susan, Robin un giorno sbattè la testa contro una porta, procurandosi una profonda ferita. “Robin avrebbe potuto vivere forse altri tre anni, se fosse stato fortunato – ha spiegato la vedova – Ma sarebbero stati anni difficili”.
Susan Schneider ha raccontato anche, tra le lacrime, il loro addio: “Stavo andando a letto, è entrato nella stanza un paio di volte e ha detto: ‘Buonanotte, amore mio’. Poi è tornato, ha preso il suo iPad, sembrava avesse qualcosa da fare. Che stesse meglio. Ha ripetuto: ‘Buonanotte, buonanotte’. E quelle sono state le ultime parole”.