Diego Dalla Palma e la malattia: "Sto pianificando la fine, voglio morire a modo mio" - Perizona Magazine

Diego Dalla Palma e la malattia: “Sto pianificando la fine, voglio morire a modo mio”

Daniela Vitello

Diego Dalla Palma e la malattia: “Sto pianificando la fine, voglio morire a modo mio”

| 20/04/2015

Diego Dalla Palma vuole morire “a modo suo”. Malato d’artrosi come i genitori, il noto visagista ha deciso di vendere i propri immobili, ubicati in Veneto, Lombardia e Sicilia, devolvendo parte del ricavato a persone bisognose. A 64 anni, lo stylist sta pianificando i suoi ultimi anni di vita, una decina secondo i suoi calcoli, ma soprattutto la fine di “una vita fortunata ma difficile”: “So come si muore in quel modo e scelgo di andarmene a modo mio”.

Ecco il testo integrale del post apparso sulla sua pagina Facebook:

Quello che leggerete, di seguito, e che mi riguarda, potrebbe lasciarvi un senso di amarezza e stupirvi. Non è questo il mio scopo. Vi prego, anzi, di provare gioia e piacere per ciò che vi sto trasmettendo.

Nonostante sia primavera, la mia vecchiaia incombe. Anche se sono sano (a parte l’allergia al glutine e qualche reumatismo) fra non molto la morte sarà per me un passaggio liberatorio. La fine di una vita fortunata ma difficile.

Guardo, spesso, l’unico programma televisivo che mi fa ancora sognare e che migliora la mia esistenza: GEO. E’ da tempo che questa trasmissione ha messo in moto una specie di trasformazione interiore personale e illuminato dei miei pensieri. Coinvolto dalla poesia di alcuni filmati, dal misticismo di certi luoghi, dalla gioiosa povertà di vari popoli, dalla profondità di qualche argomento trattato, ho riflettuto a lungo e mi sono posto una domanda: CHE SENSO HA AVUTO E AVRA’ IL MIO PASSAGGIO SULLA TERRA?

Eccola, la risposta: SE CONTINUO A PERCORRERE IL CAMMINO ATTUALE, NESSUNO.

Quindi, di fronte all’ottusità di chi vive di sfarzi, di giornate effimere, di retorica, di superficialità e di egoismo mentre si consuma costantemente il dramma di gente disperata, quello di bambini rapiti, massacrati e privati dei sogni, HO PRESO UNA DECISIONE: VENDO TUTTI I MIEI IMMOBILI (di un paio solo la nuda proprietà, poiché devo abitarvi per una decina di anni circa). Parte del ricavato (prevedo di donare un milione o un milione e mezzo di euro) desidero vada devoluta a strutture o iniziative che ospitano e accolgono orfani di ogni parte del mondo, madri con bimbi piccoli, vecchi senza speranza o malati e profughi che fuggono da guerre, pestilenze e carestie. Al fine di migliorare, per quello che posso, un mondo fatto di ignoranza, violenza e dolore. Un luogo che l’essere umano, usando in modo dissennato e scriteriato la civilizzazione e l’emancipazione, ha reso stupido.

PERCHE’ LO SCRIVO QUI? Perché ho bisogno di chi, leggendomi, mi aiuti a mettere in moto opportunità, contatti e programmi affinché questo accada concretamente (investitori, studi legali, commercialisti, notai, associazioni preparate su questi temi).

Il resto, di ciò che ricaverò (esclusa la donazione), lo dividerò tra le mie esigenze e quelle delle rare persone che mi sono davvero care.

PERCHE’ LO FACCIO? Perché, invecchiando, ho scoperto (come diceva il grande Mario Rigoni Stern) che non so niente e non sono niente. E che sono solo di passaggio. Che sono qui per una breve, interessante e travagliata vacanza che sta finendo. Inoltre, perché è GIUSTO che qualcuno riceva una vita migliore da un gesto che, per me, è DOVEROSO. 

Preciso che sono sereno, determinato e per niente depresso. Desidero semplicemente dare uno scopo alla mia vita. Vita che, se il destino e la buona sorte me lo concedono, desidero non sia lunga più di tanto.

Sia chiaro: la amo questa mia vita! Tanto quanto la morte! Quest’ultima, l’ho incontrata all’età di sei anni (attraverso il coma) e da allora, per fortuna, siamo sempre rimasti buoni amici.

Finalmente, ho trovato una risposta alle mie tante domande.

Vi prego di capirmi e, se potete, aiutarmi. Vi supplico: non usate pietismi, rimproveri, litanie o riflessioni filosofiche: mi potrebbero colpire o far piacere, ma ciò che ho deciso è irrevocabile e, a mio avviso, GIUSTO.

Non risponderò a nessuno (tranne a coloro che mi aiuteranno a realizzare il mio desiderio o il mio programma), perché sono determinato e convinto di un mio principio: quando sarà ora di andarmene voglio avere sul viso lo stesso candido stupore di quel tempo lontano, all’età di sei anni, che vi ho appena descritto. Lontano, ma non per me, che l’ho ricordato e rispettato tutti i giorni nel corso del mio vivere.

Ovviamente, gli estremi della donazione verranno resi pubblici per dimostrare a chiunque la mia buona fede e che non ho approfittato di niente e di nessuno. Grazie, Grazie. Grazie”.

In un post successivo, Diego Dalla Palma torna sull’argomento e precisa:

Sono da anni iscritto ad EXIT, proprio perché voglio programmare lo spegnimento del mio esistere. Qualcuno vuole chiamarlo suicidio? E allora, accidenti!, chiamiamolo suicidio! Per me, ha un diverso significato. Per me è solo un pensiero luminoso, positivo e concreto per evitare, fra qualche anno, pietismi, dolori morali e fisici, umiliazioni, atroci torture e corse ad ostacoli continue. Purtroppo, ho ereditato il peggio di certe problematiche fisiche che hanno umiliato e reso infelici i miei genitori negli ultimi anni della loro vita. Quindi, ne devo tenere conto. Ma, lo ripeto, SONO SERENO, anche se TORMENTATO. Sono sereno, carico di gioia, di impensabili certezze e di nuova poesia. Perciò, se davvero mi volete aiutare, vi prego di non rimproverarmi, compatirmi, lodarmi né, tantomeno, ritenermi un essere speciale o un eroe”. 

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