Stupro di Palermo, Francesca Barra "gela" Ermal Meta

Stupro di Palermo, Francesca Barra “gela” Ermal Meta: “Ti macchi dello stesso crimine”

Daniela Vitello

Stupro di Palermo, Francesca Barra “gela” Ermal Meta: “Ti macchi dello stesso crimine”

| 22/08/2023
Stupro di Palermo, Francesca Barra “gela” Ermal Meta: “Ti macchi dello stesso crimine”

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La storia della 19enne abusata sessualmente da sette ragazzi a Palermo ha suscitato orrore e sdegno. Oltre ai nomi dei presunti stupratori, in rete sono finiti anche i loro volti. Una circostanza che ha aumentato il rischio di eventuali vendette personali e spedizioni punitive ai danni dei sette accusati. Tra quanti non hanno usato mezzi termini nel condannare la violenza di cui è rimasta vittima la 19enne palermitana c’è anche Ermal Meta. “Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi ‘cani’ auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno #stupro #loschifo”, recita il tweet del cantante di origine albanese. Il post ha ricevuto molte critiche perché alimenterebbe la deriva social presa dall’argomento. A storcere il naso sono soprattutto coloro i quali pensano che alla violenza non si debba rispondere con la violenza. A pensarla così è anche Francesca Barra che via social indirizza un messaggio a Ermal Meta.

Francesca Barra (Foto Instagram)

“Quel ‘la carne è carne’ è un crimine culturale e fisico”

“Tanti anni fa raccontai la storia di una ragazzina di tredici anni stuprata da alcuni uomini anche sposati. La violarono per anni – esordisce la giornalista e scrittrice – Quando minacciarono di accanirsi anche sulla sorellina più piccola lei denunciò. Dovette abbandonare la sua città, cambiare nome, identità, separarsi dalla sua casa e dai genitori e questo perché non le perdonarono la denuncia, la ribellione. Intervistai sua madre distrutta barricata in casa e alcune persone nel suo paese che tendenzialmente sostenevano che ‘se la fosse cercata’. ‘Andava in giro in bicicletta con i pantaloncini corti’. Quando rispondevo che era una bambina, alzavano le spalle. Questa storia è una ferita che non smette di sanguinare nella mia memoria. Quel ‘la carne è carne’, quell’accanimento brutale è un crimine culturale e fisico”.
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Ermal Meta (Foto Instagram)

“Il mondo non si rimette a posto con la vendetta o la tortura”

“Io capisco la rabbia di Ermal Meta e di molti commentatori – continua Francesca Barra – Lo stupro è un delitto dell’anima e del corpo che denota la miseria umana: la mancanza di educazione, di cultura, di rispetto, di giustizia. Tuttavia il mondo non si rimette a posto pensando che ‘uno valga uno’, che la vendetta o la tortura siano l’unica strada percorribile (…) Non voglio litigare con Ermal Meta, ma sono certa che persone sensibili come lui potrebbero utilizzare la propria visibilità per andare a fondo, lavorare per una prevenzione culturale attraverso la propria notorietà. Rimanendo umano e difendendo quel diritto all’umanità che viene reciso con lo stupro, ma anche con queste soluzioni. Ti macchi dello stesso crimine”.

Francesca Barra (Foto Instagram)

La replica di Ermal Meta: “Conosco donne che da uno stupro non si sono riprese mai più”

Immediata la risposta del cantautore. “Cara Francesca, conosco persone, donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più – scrive tra i commenti – Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Vogliamo salvare e recuperare un branco? Ok, sono d’accordo. Ma come salviamo una ragazza di 19 anni che d’ora in poi avrà paura di tutto? Perché la responsabilità sociale la sentiamo nei confronti dei carnefici e non in quelli della vittima? Se c’è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita. Per quanto riguarda le pene esemplari credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione. L’educazione deve funzionare prima che si arrivi a compiere un abominio del genere. Ovviamente siamo tutti garantisti finché la ‘bomba’ non ci cade in casa. Con rispetto, Ermal”.

Ermal Meta (Foto Instagram)

Francesca Barra: “Non sono a favore delle vendette fai da te ma di pene giuste”

“Ti ringrazio per questo commento e ti ringrazio per la tua sensibilità e voglia di confronto che non smentisce ciò che penso di te, ma anzi la rafforza – ribatte Francesca Barra – Tuttavia contesto la tortura suggerita perché sarebbe come sporcarsi di uno stesso crimine. Come accade in America con la sedia elettrica. Non sono a favore delle vendette fai da te. Sono a favore di pene giuste che purtroppo – soprattutto in Italia- si scontano poco e male. La tua rabbia è comune a tutti, così come l’istinto di voler fare rivivere lo stesso dolore. Capisci sicuramente che però non può essere questa la soluzione da consigliare”.

Francesca Barra e Claudio Santamaria (Foto Instagram)

“Hai dimostrato che ci si può confrontare senza aggredire o giudicare l’altro”

“Contesto il commento di pancia secondo il quale ad una violenza si debba rispondere con altra violenza – precisa la moglie di Claudio Santamaria – Azioni queste suggerite dall’istinto e che violano la nostra Costituzione, la legge, pericolose anche solo da pensare. Tuttavia, tu nella risposta citi la difesa della vittima che nessuno sta sottovalutando o contestando, anzi. Le due cose non sono in contrasto e molti tuoi sostenitori stanno facendo confusione. Su questo siamo assolutamente d’accordo. Dissento sul pericoloso – ripeto – poco applicabile metodo della vendetta personale. Sarai d’accordo con me che la violenza è anche culturale, che spesso parte dalla parola. Molti commenti a tuo sostegno che si dicono a sostegno della vittima (come se qui qualcuno lo mettesse in discussione e la mia storia e il mio lavoro lo dimostrano) utilizzano poi argomentazioni o frasi aggressive. E’ incoerente. Penso che tu abbia dimostrato, in questo scambio, quanto si possa essere educati, civili, utili, a confrontarsi senza aggredire l’interlocutore o senza giudicare la persona, ma entrando nel merito dei nostri pensieri. Di questo ti ringrazio, ma spero che i tuoi sostenitori si facciano contagiare anche dalla tua educazione”.

Ermal Meta (Foto Instagram)

“E’ chiaro a tutti che questi ragazzi siano dei Criminali ma la pena deve tendere alla rieducazione”

Infine, Francesca Barra si rivolge a chi auspica che i sette presunti stupratori possano vivere l’inferno in terra: “Quindi state dicendo che il suggerimento di torturare questi ragazzi sia più gusto che punirli con pene severe in carcere. Mi confermate? E chi pensate possa entrare in cella e torturali? C’è un grosso equivoco che vi spaventa forse: la parola rieducazione. State attenti: non sto parlando di perdono. È’ il carcere che lo prevede (nella forma spesso, non sempre) mentre non prevede la pena di morte. Nel nostro ordinamento penale, lo dice la nostra Costituzione, la pena deve tendere alla rieducazione. Dunque se contestate che entrino in carcere e preferite che vengano uccisi prima o in cella torturati, state suggerendo che avvenga un crimine non previsto dal nostro sistema Giustizia. Quindi è solo istinto non percorribile, non concreto, non applicabile. Sarebbe più utile una discussione sul tema giustizia, sul tema prevenzione. E’ chiaro a tutti che questi ragazzi siano dei Criminali, ma la discussione è molto diversa. Se poi vogliamo limitarci a commentare o a parlare tanto per farlo, fate pure (…) La violenza non si seda con altra violenza. Non è questa la giustizia che dobbiamo pretendere”.

Pubblicato il 22/08/2023 09:33

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