Emanuele Dotto racconta la malattia: “Scoperta dopo la pensione”

Emanuele Dotto racconta la malattia: “Scoperta un mese dopo essere andato in pensione”

Germana Bevilacqua

Emanuele Dotto racconta la malattia: “Scoperta un mese dopo essere andato in pensione”

| 25/06/2025
Emanuele Dotto racconta la malattia: “Scoperta un mese dopo essere andato in pensione”

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Emanuele Dotto racconta la sua malattia in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”. Trentanove anni e mezzo in Rai, giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, ha commentato 8 edizioni dei Giochi Olimpici estivi e 3 edizioni dei Giochi Olimpici invernali, 8 Mondiali di calcio. La sua passione è il ciclismo. Diventa voce costante in parecchie edizioni del Giro d’Italia, Tour de France, Classiche e Mondiali tanto da diventare nel 2010 prima voce dello sport su due ruote. Ma la vita gli ha riservato una sfida molto dura, quella contro la malattia. “Un mese dopo essere andato in pensione mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla progressiva”, racconta Emanuele. “Avevo 67 anni e 6 mesi, ora ne ho appena compiuti 73 e ogni giorno è un giorno guadagnato”, aggiunge. La sua vita è cambiata profondamente: “Sono stato sette volte in Australia e altrettante in Cina, ma adesso il mondo lo vedo come il giardino della scuola elementare di Genova Quinto, dove trascorro il tempo in carrozzina ascoltando musica, leggendo e sopravvivendo. Ho avuto molto, e molto mi è stato tolto, però nel cambio ci guadagno. E ora trovo bella anche Alessandria”.

“Bisogna scherzarci un poco – ironizza-. Peggioro lentamente, ma senza prospettiva, e non ce la farei senza mia moglie Marina e mia figlia Emanuela. Il corpo sta andando dove vuole, la mente e la memoria per fortuna no”.
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Emanuele Dotto (Foto video)

Emanuele Dotto, la carriera prima di scoprire la malattia

Il giornalista ricorda la sua esperienza nello storico programma “Tutto il calcio minuto per minuto”. “Li c’erano i maestri veri – rivela – Roberto Bortoluzzi: capace, colto e gentile. Massimo De Luca, un signore. Enrico Ameri, con quell’incredibile rapidità di parola e duttilità nel racconto. Sandro Ciotti, che commentando un clamoroso errore commesso in un Lazio-Milan disse: ’Ha arbitrato il signor Lo Bello di Siracusa davanti a 80 mila testimoni’. Fuoriclasse. Oggi urlano tutti troppo, in radio e in tivù”. “Perché la gente ci amava tanto? Perché il campionato era la messa cantata della domenica, con tutte le partite in contemporanea: prima si andava in chiesa, poi il pacchetto dei pasticcini, infine il pomeriggio allo stadio o alla radio”. Anni d’oro tra vittorie e disavventure: “Una volta mi toccò annunciare, per primo, che a Marassi era morto un tifoso del Genoa, Vincenzo Claudio Spagnolo detto Spagna, accoltellato da un ultrà del Milan: era il 29 gennaio 1995. Oppure, dopo un Atalanta-Avellino, primo tempo 3-0, risultato finale 3-3, alcuni esagitati bergamaschi misero a ruote all’aria l’auto della Rai. La Rai: ci sono rimasto dal 1980 al 2019”.
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Emanuele Dotto (Foto video)

“La mia città è la stessa di Moana Pozzi. Voleva fare l’attrice, era molto intelligente”

Gli esordi ne “Il Giornale” di Montanelli, edizione genovese. “Nella lettera di assunzione, il direttore fece scrivere: ‘Si assume il giornalista professionista Emanuele Dotto…’ – ricorda -. Dissi garbatamente che non avevo ancora superato l’esame, e Montanelli rispose: ‘Se non lo passi non ti prendo’. Lo passai”. La sua passione per il giornalismo nasce grazie a uno zio. “Tutto merito di zio Emanuele, sacerdote – rivela -. Era anche detto ‘il prete del giornale rosa’ perché leggeva sempre la Gazzetta. Quando c’erano il Giro o il Tour, dall’altoparlante della parrocchia di Orsara Bormida si alzavano le voci dei radiocronisti che riempivano la valle”. Di Emanuele Dotto erano celebri le citazioni. “Ho sempre amato visitare musei e chiese – svela – A Lerma, il mio paese, c’è un meraviglioso dipinto quattrocentesco di Barnaba da Modena: mi chiedo perché la gente vada alle Maldive, invece di visitare la chiesa di San Secondo ad Asti. Il giorno della finale di Usa ’94 non ero di servizio, però avevo l’accredito: preferii noleggiare un’auto e raggiungere il Kimbell Art Museum di Fort Worth, nel Texas, per ammirare I bari di Caravaggio. Ricordo le carte nella fusciacca di un baro: 7 di cuori e 6 di fiori”.

Lerna, in provincia di Alessandria, è il paese dove ha vissuto Moana Pozzi. “Una ragazza sveglia e bravissima – ricorda – andava sempre a messa. La sua mamma Rosanna, la donna più bella di Lerma, era amicissima di mia mamma Rosetta. Moana a 14 anni vinse il suo primo concorso di bellezza: Miss Fungo. Voleva fare l’attrice, era molto intelligente”. Emanuele Dotto infine ripensa alla sua splendida carriera e alla sua vita e sintetizza tutto in una frase: “Ho visto, ho guardato, ho raccontato, mi sono divertito”.


Pubblicato il 25/06/2025 15:18

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