Dal successo al baratro, Matteo Cambi si racconta
- “Il mio marchio Guru fatturava cento milioni di euro all’anno”
- La droga, le relazioni con donne famose per finire sui giornali e l’arresto
- Solo oggi, dopo anni di analisi, l’imprenditore rivede la luce
Dalle stelle alle stalle. Matteo Cambi aveva soli 22 anni quando divenne un vero e proprio fenomeno del marketing. Due anni dopo entrava in un vortice, quello della dipendenza dalla cocaina, che di lì a poco lo avrebbe trascinato verso il baratro. Per scavare in fondo al buco nero dell’imprenditore, occorre tornare indietro a quando aveva sei anni. “Mio papà venne ucciso in macchina da un automobilista che non aveva rispettato lo stop. Quel ricordo non mi abbandonerà mai e, credo, sia all’origine di ogni mia debolezza”, racconta in una lunga intervista a “Libero Quotidiano”.
“Guru fatturava cento milioni di euro all’anno”
“A diciotto anni venni in possesso della assicurazione sulla vita che mio padre aveva fatto per me – racconta – Ebbi così a disposizione un miliardo delle vecchie lire e decisi di andare un po’ in America per capire il valore del marketing per una impresa. Tornato in Italia insieme ad un mio amico, Gianmaria Montacchini, fondammo la ‘Guru’. L’azienda aveva come cuore dell’investimento delle magliette con una margherita. Alla fine la Guru fatturava cento milioni di euro all’anno”.
“La sera in cui provai la cocaina”
Cambi diventa miliardario ma la sua vita prende una brutta piega: “Ero entrato in un vortice in cui tra cocaina e voglia di apparire non riuscivo più a gestirmi”. “Un giorno, quando avevo ventiquattro anni, un mio amico mi regalò degli ovuli – ricorda – Credimi che non capivo di cosa si trattasse ma facevo finta di sapere tutto; devi pensare che fino a quel momento non avevo mai fumato nemmeno una canna. Porto questi ovuli a casa e li tengo nascosti in una cassa di champagne per un po’ di tempo fin quando una sera, era un venerdì, provai quella sostanza”.
“Quando ero in astinenza, grattavo i muri con la Bibbia”
“Io sono sempre stato un ipocondriaco spaventato dal perdere il controllo e non sentii nulla, né di positivo né di negativo, e così, ogni venerdì sera iniziai a fare uso di cocaina – confessa – Da quel momento la droga è diventata la mia compagna di vita. La cocaina gestiva le mie emozioni. I miei alti e i miei bassi. Mi facevo dieci pezzi al giorno e quando ero in astinenza, grattavo il muro con la Bibbia. Simulavo che il bianco della parete fosse bamba. Sono vivo per miracolo”.
“Stavo con donne famose per finire sui giornali”
“Ero diventato un gigante con i piedi d’argilla smanioso di essere riconosciuto – rammenta – E così per questa mia debolezza spesso iniziavo delle relazioni con persone del mondo del jet-set per andare sui giornali. Erano relazioni che nascevano da un sentimento vero che però io trasformavo, ed usavo, per avere visibilità. Da Arianna Marchetti a Fernanda Lessa per passare da Stefania Orlando erano tutte storie vere ma io le usavo, chiamando anche i fotografi, per finire sui rotocalchi dei giornali di gossip”.
“Flavio Briatore? Lo considero come un padre”
“L’unico che, ancora adesso, considero come un padre è Flavio Briatore – confida – fu lui che mi fece fare il salto di qualità internazionale con la ‘Guru’ facendomi sponsorizzare Alonso e la Renault di Formula uno. E proprio Flavio Briatore ultimamente l’ho cercato ed è stato molto gentile con me”.
L’arresto e la disintossicazione
Il crollo definitivo coincide con l’arresto. “Stavo andando a Forte dei Marmi e mi chiamarono da un numero fisso di casa – racconta – Era un generale della Guardia di Finanza che mi disse che c’era bisogno di me a casa perché dovevano notificarmi degli atti. Così tornai indietro e mi misero in arresto. Era l’11 luglio del 2008 ed insieme a me vennero arrestati mia mamma e il suo compagno. Esplosero, in quel momento, tutte le mie fragilità e soprattutto il dolore per mia madre che non meritava questo. Da lì però il cammino verso una presa di coscienza di chi ero e di come ero fu ancora lungo. Ho risarcito sessanta milioni di euro e ho fatto sia il carcere sia il percorso in terapia per disintossicarmi dalla cocaina. Oggi, dopo anni di analisi, sono completamente pulito da tutto”.
“Mia moglie e mia figlia sono la mia ragione di vita”
In questo percorso un ruolo importantissimo l’ha avuto la moglie Stefania Marusi sposata nel 2014. I due hanno una figlia, Melissa, di 15 anni. “Loro sono la mia ragione di vita – rivela l’imprenditore – e Stefania con cui ci frequentiamo dal 2000 ha sempre rappresentato il buono ed il bello della mia vita. Mia moglie è una donna straordinaria oltre che coraggiosa ed è stata capace in questi ultimi anni di combattere e vincere la battaglia contro un tumore, per fortuna benigno, al cervello. La forza e la determinazione di Stefania è meravigliosa e mi insegna tanto ogni giorno”.