Via libera in assemblea all’aumento di capitale di Fenice, l’azienda titolare dei marchi di Chiara Ferragni. Lo si legge in una nota in cui viene sottolineato che la delibera, con i termini proposti dall’amministratore unico Claudio Calabi, è passata con il voto favorevole di Sisterhood e di Alchimia. In particolare Sisterhood si è detta “pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota detenuta ed eventualmente anche per la parte di aumento che non fosse sottoscritta dagli altri soci, onde consentire a Fenice di proseguire con successo la propria attività”. Contestualmente, “in enorme ritardo”, è stato approvato anche il bilancio 2023.


Fenice travolta dal pandoro-gate: “Ora può contare su 200 mila euro di capitale”
Due passaggi chiave per il futuro di Fenice travolta a fine 2023 dal pandoro-gate e dal conseguente crollo reputazionale che ha prodotto effetti devastanti. Stando a quanto riporta il “Corriere della Sera”, “con il via libera all’aumento di capitale le perdite possono essere ripianate: la società può ora contare su 200 mila euro di capitale”. A quattro mesi dal suo insediamento come amministratore unico di Fenice, “Claudio Calabi ha mandato in porto il piano per puntellare la società che ora può ripartire”.
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“Le perdite di 10 milioni hanno azzerato il patrimonio di Chiara Ferragni”
Stando a quanto ricostruito dal “Corriere della Sera”, nel 2023 i ricavi sarebbero scesi a circa 11-12 milioni, rispetto ai 14,3 milioni registrati nel 2022. Il crollo vero e proprio si sarebbe manifestato nel 2024, a seguito dello scandalo del pandoro rosa Balocco esploso nel dicembre 2023. Secondo i dati parziali al 30 novembre 2024, il marchio Chiara Ferragni avrebbe generato poco meno di 2 milioni di fatturato, accumulando perdite complessive tra il 2023 e il 2024 per circa 10 milioni. La situazione, particolarmente critica, sarebbe stata evidenziata nel bilancio di risanamento voluto dal nuovo amministratore unico Claudio Calabi insediatosi a novembre. I costi della Fenice sarebbero stati drasticamente ridotti e il personale dimezzato a otto dipendenti. Inoltre, l’azienda ha lasciato i suoi uffici per trasferirsi nella sede della holding Sisterhood, appartenente all’influencer. Le perdite di 10 milioni avrebbero quindi azzerato il patrimonio di Chiara Ferragni.


Il “no” del socio Morgese al bilancio e alla ricapitalizzazione
L’unico socio a votare contro il bilancio e l’urgente ricapitalizzazione è stato l’imprenditore pugliese del settore delle calzature Pasquale Morgese che detiene il 27,5% delle quote di Fenice. Chiara Ferragni attraverso la holding Sisterhood possiede il 32,5% delle quote mentre il restante 40% è in mano ad Alchimia di Paolo Barletta. Stando a quanto riporta il “Corriere della Sera”, Pasquale Morgese “si sarebbe riservato di impugnare sia il bilancio che le delibere assembleari relative alla ricapitalizzazione”. Le perplessità dell’imprenditore, socio di lunga data di Chiara Ferragni, sarebbero legale alle “perdite troppo elevate” e alla “mancanza effettiva di continuità aziendale”.