Caterina Guzzanti parla a teatro di problemi di coppia, di equilibri e di quando finisce il desiderio. Il suo primo testo di prosa e la sua prima regia si intitola “Secondo lei” ed è un’indagine profonda della coppia. Parla di rapporti bianchi che resistono comunque e rivela: “Volevo che il mio fosse un racconto sincero, al limite del personale”. “Mi interessava approfondire la fragilità che unisce certe coppie e affrontare – spiega in un’intervista al “Corriere della Sera” – dal punto di vista femminile, il macro tema dell’incomunicabilità, che deriva poi dalla paura di ferirsi, di fare del male all’altro e di farsi del male. Tutto nasce dalla mia sempre maggiore consapevolezza di quanto si difficile stare insieme laddove non ci si sente visti, quando ci si sente più soli con altri che quando si è soli veramente”. Poi rivela: “A me è capitato di provare quella sensazione di scomparire in presenza dell’altro e di ritrovarmi solo quando uscivo dalla stanza in cui c’era anche lui. Eppure ci sono molte coppie che vivono così. Quindi mi sono chiesta perché non ci si riesce a liberare di un dolore. In nome di cosa lo si fa? Lo facciamo ancora in nome della coppia? Ma ha senso tentare a tutti i costi di tenere insieme qualcosa che insieme non ci sta più? Come unire due calamite al contrario?”.
“Per i nonni l’amore è sacrificio. Ma siamo sicuri che valga davvero la pena farlo?”
L’attrice ammette che la scrittura l’ha sempre affascinata: “Ho sempre amato farlo, la trovo la parte più divertente anche rispetto al portare in scena lo sketch, all’esibizione. Che pure mi diverte molto eh, così come mi diverte questo spettacolo, che amo anche per la sua struttura matematica. Forse per via della famiglia in cui sono cresciuta, ma in generale faccio fatica ad essere sorpresa quando si parla di comicità: so sempre dove va a parare un comico, sono allenata, ci arrivo con il ragionamento”. “In questo spettacolo ho cercato di sorprendere – aggiunge – lanciando degli elementi che poi, quando non te lo aspetti e magari te li sei scordati, tornano e ne svelo il motivo. Dopodiché andare in tournée è una faticaccia: benedico questo mestiere ma è come andare in vacanza in campeggio. Non lo facevo neanche a 15 anni. In questo periodo mi sveglio in un posto sempre diverso e spesso non mi ricordo neanche dove è il bagno”.
Parlando ancora di coppia ammette: “Mi chiedo sempre se ha senso resistere, seguire quello che dicevano i nonni, cioè che l’amore è sacrificio e la coppia prevede anche della rinuncia. Ma siamo sicuri che valga davvero la pena farlo?”.
“Sono romantica. In più mi sento immatura tutti i giorni, in varie fasce orarie”
Caterina Guzzanti ha una sua idea della coppia moderna e la porta in teatro: “Penso che forse spesso non siamo abbastanza maturi e ci tuffiamo in relazioni troppo presto, specie noi donne. Perché sembra che ancora adesso facciamo più fatica a raggiungere una nostra indipendenza? Socialmente penso questo, ma quello che racconto nello spettacolo è una situazione molto definita e casalinga, che ha al centro una coppia moderna, di 40enni spigliati, che cercano di essere spiritosi e rassicuranti uno verso l’altro. Lui cerca di fissare subito delle regole, della serie ‘stiamo attenti a non farci del male’. Si sa che all’inizio siamo tutti forti… Ma poi le cose succedono, arrivano le parole che feriscono, le azioni… E arrivano le domande, appunto. Domande a cui non so neanche se ci sono davvero delle risposte ma che è bene farsi. Tutti sbagliamo, del resto”. Di sé stessa dice: “Sono romantica. In più mi sento immatura tutti i giorni, in varie fasce orarie”.
Il fatto di essere la figlia più piccola ha influito molto nella sua vita. “Quando sei l’ultima significa che c’è sempre qualcuno che è andato avanti per me – ammette -. A me è successo anche con il lavoro: mi era stata aperta una strada in una direzione e io l’ho seguita, certo a modo mio. Dopodiché penso che ai piccoli di casa venga affidato il compito inconscio di tenere unito quello che si è rotto, anche in termini di relazioni famigliari”.
Caterina Guzzanti: “Le donne hanno desiderio di indipendenza ma anche di protezione”
Terza figlia e sorella di due grandi comici come Sabina e Corrado Guzzanti, Caterina rivela un aspetto inedito della sua famiglia: “Si dà per scontato che nel nome dell’amore per il fratello piccolo si riesca a mantenere una parvenza di unità. Non di amore, perché quello resiste, ma di rapporti che si costruiscono tra individui di una stessa famiglia, che non sono certo quelli di quando ci si trova dieci minuti a tavola o quando c’è l’atmosfera del Natale. Mi riferisco alle relazioni di famiglia e a quel desiderio di tenerle strette, unite. Desiderio che io ho: fare Natale anche quando non è Natale. Anche se poi, in alcuni casi il Natale di fatto è un incubo… Escono tutte le magagne”. Per Caterina Guzzanti le donne cercano ancora protezione in amore: “Anche adesso che ci sentiamo lanciate verso un sanissimo e auspicabile desiderio di indipendenza. Forse questo stesso desiderio ci fa allargare sempre di più le spalle come donne, pensando che ce la facciamo da sole, ma allo stesso tempo continuiamo a desiderare anche quel senso di protezione”.
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“Abbiamo cambiato i ruoli ma alla fine all’uomo di oggi si chiede questo unito al fatto che stia più a casa, in famiglia, con i figli, di fare un po’ il mammo – aggiunge – Forse ci si aspetta troppo da questi uomini che, di fatto, sono sempre più confusi: si sentono in dovere di fare tutto e forse si stressano, non vivono felici”.
Caterina Guzzanti sui rapporti senza sess0: “Mi sono sentita non desiderata”
L’attrice affronta il problema dell’equilibrio della coppia anche dal punto di vista dell’intimità: “E’ difficile quando si arriva a una perdita di libido o addirittura a una disfunzione fisica per cui non si fa più l’amore sì. Succede a tantissime coppie, anche apparentemente felici. E quindi, alla fine di tutto, mi chiedo che cosa succede se, in una coppia, una donna vuole fare amore e l’uomo no. Come si sente lei”. Poi svela: “Quando è successo a me, mi sono sentita sporca. Spiace dirlo, ma è ancora forte la percezione che la donna non debba chiedere di avere un rapporto fisico, perché deve essere sempre desiderabile e desiderata. E quindi se non succede, spesso si tace. Io ho sopportato, ma fino a quanto bisogna farlo in una situazione in cui non si è felici per la mancanza di contatto fisico? Ho provato ad indagare quel silenzio che si crea di fronte alla mancanza del desiderio maschile e come viene affrontata da una donna che convive con una non risposta dell’uomo che è al suo fianco. Poi, aggiungo, gli uomini non vogliono parlare quasi mai di questa cosa, sfuggono in tutti i modi”.
Il punto di vista della donne è complesso e l’attrice lo spiega così: “Ti senti responsabile. E non più attraente. Ti vai subito a specchiare e a controllare. Inoltre sai che non ne devi parare e se parli fai peggio. In modo quasi ancestrale torna a farsi sentire quella vocina che ha addestrato noi donne a fare finta di niente e aspettare pazientemente”.
“Le défaillance non si accettano, non ci si vuole ferire anche se c’è un problema”
Caterina Guzzanti parla della sua personale esperienza e ammette: “E’ una cosa dolorosissima, tanto che si crede non possa essere risolta, ed è incredibile. Le défaillance non si accettano. Ho indagato a lungo e pare che questo genere di problemi siano esplosi durante il lockdown, quando c’era molto più tempo per rendersene conto. Non ci si vuole ferire, si cerca di offrire tranquillità di fronte a quello che è senza dubbio un problema. Ci sono tanti stereotipi e solo abbandonando l’ipocrisia si vede quanto ancora siano radicati. Siamo tutte femministe, io lo sono nel modo più sincero e puntuale possibile, eppure nonostante questo mi aspetto che un uomo sia anche virile e passionale, nonostante tante altre pretese mettano in crisi questa idea”. “Io mi immaginavo che a 24 anni sarei stata sposata e con tanti figli, come ideale mio – racconta ancora -. Una donna che so che non sono io, perché amo il mio lavoro. Poi mamma lo sono diventata, anche se mio figlio non è cresciuto nella coppia unita che immaginavo. Ma alla fine mi sono anche resa conto che va benissimo così. Una cosa l’ho capita: che l’amore platonico alla lunga crea dei danni… anche alla corta”.