Ambra Angiolini e la lotta contro la bulimia: "Sono nata così"

Ambra Angiolini: “Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia”

Daniela Vitello

Ambra Angiolini: “Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia”

| 02/02/2024
Ambra Angiolini: “Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia”

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Ambra Angiolini porta in teatro la violenza sulle donne. L’ex ragazza di “Non è la Rai”, oggi attrice, mette in scena la storia di Franca Viola, una ragazza siciliana, originaria di Alcamo, che nel 1965 disse “no” al matrimonio riparatore dopo essere stata rapita e violentata dall’ex fidanzato. A questa vicenda si ispira “Oliva Denaro”, il romanzo di Viola Ardone da cui è tratto lo spettacolo teatrale.

Ambra Angiolini (Foto Instagram)

“Il mio personaggio è una ragazza siciliana che cerca il suo posto nel mondo”

“Quel ‘no’ – spiega Ambra Angiolini in un’intervista al “Corriere della Sera” – ha cambiato il codice penale. Il mio personaggio è una ragazza siciliana che cerca il suo posto nel mondo: vive nell’Italia di quegli anni, dove la legge stabiliva che, se l’autore del reato di volenza carnale avesse sposato la ‘parte offesa’, avrebbe automaticamente estinto la condanna. Oliva, proprio come Franca, rifiuta la classica ‘paciata’, dice no alla violenza e al sopruso. Una storia che, purtroppo, riguarda tutte noi ancora oggi: ci ritroviamo a dire dei no che non vengono rispettati”.

Ambra Angiolini (Foto Instagram)

L’infanzia e l’adolescenza in un quartiere periferico di Roma

Nella medesima intervista, Ambra Angiolini ripercorre la sua infanzia e la sua adolescenza a Palmarola, un quartiere periferico di Roma che le è rimasto nel cuore. “Nel palazzo dove abitavo con la mia famiglia, non ero mai sola – ricorda – Con i vicini di casa era uno scambio continuo: se avevi bisogno di latte, lo andavi a chiedere alla signora della porta accanto la quale, se aveva bisogno di pane, veniva a chiederla a noi. Una comunità ricca di umanità, dove si sapeva tutto di tutti, ma non erano pettegolezzi, solo voglia di essere solidali, una famiglia allargata”.
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Ambra Angiolini (Foto Instagram)

L’ultimo incontro con Gianni Boncompagni

La conversazione si sposta su Gianni Boncompagni che l’ha lanciata in tv con “Non è la Rai”. “Mi ha regalato una lente per guardare il mondo in un modo diverso – dice del suo pigmalione – Avevo 14 anni, ricordo una sua frase fondamentale: Ambra pensa che grazie a te non si salveranno i bambini dal cancro e che la gente continuerà a morire in guerra, quindi prendi le distanze e conta sempre dieci passi per allontanarti dal nostro mestiere. L’ultima volta che l’ho visto, fu a una cena insieme, poco prima della sua scomparsa: quella sera mi dichiarò tutta la sua stima, il suo rispetto, il suo orgoglio per avermi formato. E poi mi disse: non perdere la tua professionalità, pur di fare, fare, fare… Fu un saluto bellissimo”.
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Ambra Angiolini e Gianni Boncompagni (Foto da video)

“Quando ho partorito Jolanda, lei ha partorito una nuova me”

Ambra Angiolini ha raccontato la sua battaglia contro la bulimia iniziata quando aveva 15 anni in un libro dal titolo “InFame”. “Sono nata bulimica, forse una predisposizione genetica – spiega nell’intervista al “Corriere della Sera” – Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia, che si è riempita di senso e ne è uscita la mia prima figlia Jolanda: io ho partorito lei e lei ha partorito una nuova me… abbiamo in teoria la stessa età”. Jolanda è nata, come il fratello Leonardo, dall’unione tra Ambra Angiolini e Francesco Renga.

Francesco Renga e Ambra Angiolini con la figlia Jolanda (Foto Instagram)

“Quando ho iniziato a pensare che la bulimia fosse qualcosa da cui potevo allontanarmi”

La bulimia “è come avere un tumore all’anima” – dichiarò Ambra Angiolini poco meno di un anno fa a “Sette”, il settimanale del “Corriere della Sera” – Non c’è una cura immediata, uguale per tutti. È un processo personale che va attraversato fino in fondo. Se ti anestetizzi, la malattia diventa te e non te la levi più di dosso. Mia madre mi lasciava bigliettini ad altezza vomito. O delle canzoni. Lì per lì mi facevano sentire in colpa poi è stato importante sentire che non c’era giudizio, che per lei io non ero la mia malattia. Ho cominciato a pensare che la bulimia fosse qualcosa da cui potevo allontanarmi”. Di recente, anche Mietta ha svelato di aver sofferto di bulimia e di esserne uscita grazie all’analisi.

Pubblicato il 02/02/2024 11:31

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