"Cerco pizzaioli per 2.500 euro al mese ma non li trovo"

La denuncia: “Cerco pizzaioli per 2.500 euro al mese ma non li trovo”

Germana Bevilacqua

La denuncia: “Cerco pizzaioli per 2.500 euro al mese ma non li trovo”

| 28/07/2023
La denuncia: “Cerco pizzaioli per 2.500 euro al mese ma non li trovo”

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Trovare un pizzaiolo a Napoli sta diventando un’impresa difficile. Così almeno denuncia Salvatore Del Grosso, 44enne napoletano, reclutatore di figure professionali per bar, ristoranti e pizzerie del capoluogo partenopeo al “Corriere della Sera”. “Non trovo pizzaioli a 2500 euro al mese – dice – Ho chiamato anche le scuole che si occupano di formazione, ma nessuna mi ha fornito un nome. Solo dalla Puglia chiamano in tanti, ma chiedono l’alloggio, ma trovare un appartamento in questo periodo a Napoli è difficile e i costi sono elevati”. Molti chiamano e non si presentano al colloquio: “Nove su dieci. O capita che fanno il colloquio e poi non vengono a lavorare. E’ capitato anche che un ragazzo che doveva fare il colloquio mi ha chiamato dicendo che aveva avuto un problema con l’auto; sono andato a prenderlo, ha fatto la prova, l’ho riaccompagnato a casa, e poi il giorno che doveva iniziare a lavorare non è venuto. Ho provato a richiamarlo, ma aveva bloccato il mio numero sul telefonino”. “Semplicemente non me lo spiego. Il problema è proprio questo”, aggiunge.
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Salvatore Del Grosso (Foto Facebook)

“Al colloquio tanti chiedono di lavorare senza contratto per non perdere i sussidi”

Quali sono le condizioni dell’impiego? “Offrono tutte lavoro a contratto – dice a proposito delle aziende con cui collabora – Le paghe sono quelle previste dal Ccnl, che variano in base al livello di esperienza. Per esempio un caposala da noi prende uno stipendio non inferiore a 1800 euro. Capisco che sono lavori stressanti, io stesso l’ho fatto per tanti anni, ma una situazione del genere non l’avevo mai vista. Le cose sono con la pandemia: credo che il 70 per cento di chi lavorava in questo settore ha trovato nel frattempo qualcos’altro. Poi, subito dopo il Covid c’è stato un boom di aperture di nuovi locali, senza che ci fosse sul mercato personale disponibile”. E tramite i corsi di formazione? “A Napoli la maggior parte dei corsi di formazione sono pessimi. E lo dico facendo anch’io il formatore. Succede che se hai lavorato alla caffetteria in un bar t’insegnano a fare il cameriere in una caffetteria, ma se devi andare a lavorare in un ristorante non sei preparato. E poi manca un collegamento con le aziende, che permetta l’incrocio tra domanda e offerta. Ma per chi cerca personale in questo settore c’è anche un altro problema. Al colloquio tanti chiedono di lavorare senza contratto, probabilmente per non perdere eventuali sussidi di cui beneficiano. Altri vogliono lavorare con gli extra, senza lo stipendio fisso, o lavorare solo la mattina, o solo un paio di giorni a settimana”. Un problema già sollevato in passato da Flavio Briatore.

“Ci sono ragazzi che si candidano come barman che non sanno la differenza tra prosecco e champagne”

Il personale poi non è all’altezza di una città come Napoli dove il turismo internazionale è in ascesa. “La conoscenza dell’inglese? Ma non esiste proprio – spiega l’imprenditore –  pensi che ci sono ragazzi che si candidano come barman che non conoscono neanche la differenza tra prosecco e champagne, o aiuto-cuochi che non sanno distinguere il basilico dal prezzemolo, figuriamoci l’inglese”. In uno degli annunci, tra i requisiti richiesti c’è scritto: “Età compresa tra i 18 e i 105 anni”. “Ovviamente è una provocazione voluta – sottolinea –  perché quando ho circoscritto l’età dai 18 ai 45 anni, sono arrivati dei cinquantenni che si lamentavano di questa discriminazione. Poi li ho chiamati, e neanche si sono presentati. Così ho pensato: metto il limite a 105 anni, così chi ha voglia di lavorare non può accampare scuse”. Una soluzione potrebbe essere quella di reclutare personale straniero che vive in Italia ma non è così semplice. “Sono un volontario che si occupa di insegnare agli stranieri come lavorare in un bar o in un ristorante. Il problema però è che le Prefetture non rilasciano subito ai richiedenti stranieri la documentazione che occorre per instaurare un rapporto di lavoro, e così io non posso assumerli. Paradossalmente chi assume in nero non ha questi problemi”, conclude.

Pubblicato il 28/07/2023 13:00

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