Gianluca Vacchi è coinvolto in un’inchiesta della Guardia di Finanza di Bologna per una presunta evasione fiscale, insieme ad altri influencer, tra cui anche Luis Sal. All’imprenditore è stata contestata un’evasione complessiva del valore di 7 milioni di euro. Intervistato da Myrta Merlino a “Pomeriggio Cinque” ha voluto precisare: “L’unica cosa che mi preme chiarire è che l’altro giorno quando ho visto sui giornali ‘Vacchi evasore’ mi è venuto da sorridere, credo che senza il mio nome la notizia avrebbe avuto un risalto diverso. Questo credo sia un po’ una strumentalizzazione ma va bene, quando sei una persona pubblica devi capire che ci sono i pro e i contro nell’esserlo. Fino e nella misura in cui viene rispettata la verità. Allora, che io venga definito un evasore è singolare perché se tu consideri le imposte che direttamente o indirettamente io ho pagato negli ultimi 10 anni sono più di 400 milioni di euro”.
In una lunga intervista rilasciata a “Il Giornale” l’influencer, che sui social vanta 22 milioni di follower sul solo Instagram, ha ribadito la sua posizione. “Non si tratta che di un grande equivoco – ha sottolineato – Io sono un uomo che vive senza scheletri nell’armadio. Qualunque cosa venga fuori su di me la affronto. Però le confido che quando ho letto titoloni ovunque in prima pagina Gianluca Vacchi evasore, mi sono chiesto: ‘Se mia figlia avesse dieci anni e leggesse queste cose, io come potrei spiegarglielo?’ Ecco perché ora ho deciso di darle questa intervista. Perché sto pensando a mia figlia”.
“L’evasione a casa mia è quando tu vendi una cosa in modo occulto. Non era questo il caso”
“Si parla di evasione legata alla mia attività di influencer – ha aggiunto Gianluca Vacchi – facendo intendere un occultamento di redditi pari a sette milioni di euro. Io dalla Guardia di Finanza ho ricevuto una contestazione che ha portato al pagamento da parte mia di seimila euro. Sa perché? Perché mi hanno spiegato che non erano deducibili i costi legati ai viaggi in aereo. Come imprenditore ho avuto diverse verifiche fiscali e la cifra in questione riguarda il periodo fra il 2017 e il 2019. Cerco di spiegarlo in maniera comprensibile a tutti”. “L’oggetto della contestazione erano dei finanziamenti fatti alla luce del sole – ha spiegato – dalla mia holding verso me stesso che per la Guardia di Finanza erano assimilabili a dei dividendi. Io, per amor di pace, ho convenuto con loro e ho pagato come se fossero dei dividendi. Ecco la storia dei sette milioni. Questa non si chiama evasione, come si chiama? Differente opinione sulla contabilizzazione fiscale di determinate voci. L’evasione a casa mia è quando tu vendi una cosa in modo occulto. Non era questo il caso. Niente di occulto”.
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“Non ho mai visto le piattaforme social come veicolo di guadagno, io guadagno con il mio lavoro”
Gianluca Vacchi è uno degli influencer più seguiti in Italia. “Esagero se dico che sfrutto economicamente i social nella misura del due per cento, ed esagero, rispetto a quanto potrei fare – ha tenuto a precisare – La mia attività di influencer l’ho utilizzata in maniera quasi ridicola per fini economici”. Ogni suo post è valutato circa 70mila euro. “Probabilmente è il valore che avrebbero se li avessi capitalizzati – ha commentato – In tutta la mia attività di influencer, circa dieci anni, le operazioni che hanno fruttato guadagno si contano sulle dita in una mano: ho fatto uno spot per la Seven Up, uno spot per la Banca Nazionale di Georgia, uno spot per un caffè molto importante in Russia. Fatti per curiosità e divertimento. Non ho mai visto le piattaforme social come veicolo di guadagno. Io guadagno con il mio lavoro, che è altro”.
“L’influencer è un fenomeno diseducativo come tanti altri fenomeni storici avvenuti in altre epoche”
In merito all’attività degli influencer nel nostro Paese, Gianluca Vacchi ha aggiunto: “Questa attività ha generato moltissime opportunità per tanti giovani che, magari più lesti di altri, sono riusciti a crearsi un lavoro. Ma non può diventare una colpa saper cogliere un’opportunità e metterla a frutto”. “Se si tratta di un fenomeno diseducativo? Probabilmente lo è – ha ammesso -, ma come tanti altri fenomeni storici avvenuti in altre epoche. La facilità dei guadagni è un grande equivoco. Molti pensano che guadagni molto per una foto che ti porta via trenta secondi del tuo tempo, ma non è così, perché in realtà tu non stai pagando quei trenta secondi. Tu stai pagando i dieci anni che io ci ho messo a diventare un influencer”. L’imprenditore ha spiegato la ragione per cui, a suo dire, c’è tutto questo accanimento nei confronti della categoria: “Il motivo è la rabbia di non essere stati in grado di cogliere quella opportunità che sembra così facile. L’astio è in realtà l’idea che gli influencer siano lo specchio dell’insuccesso di quelli che avrebbero voluto farlo ma non ce l’hanno fatta”.
“Sono vittima della mia visibilità, ma ci ho fatto l’abitudine. Ci sono i pro e i contro”
Tornando ai suoi problemi giudiziari, Gianluca Vacchi ha dichiarato: “Sono vittima della mia visibilità, ma ci ho fatto l’abitudine. So perfettamente che la grande visibilità comporta dei pro e dei contro. Sarebbe assurdo pensare solo ai benefici e a nessuna conseguenza”. E ha aggiunto: “Il confine fra l’invidia, l’emulazione e l’identificazione è sottilissimo. Qui c’è da fare una distinzione fra l’Italia e l’America, dove vivo metà dell’anno. In America se vedono un ricco che ce l’ha fatta lo guardano con ammirazione, in Italia con astio. Pur di attaccarti tirano fuori una non notizia legata ad una vicenda chiusa da anni”. Gianluca Vacchi prova a spiegare in cosa consiste ad oggi la sua attività: “Sto cercando di capire come investire al meglio il patrimonio ricavato dalla vendita delle quote dell’azienda di famiglia di cui ero azionista. Mi sto guardando intorno”.
“Il mio balletto ha dietro un messaggio: ‘Vivi come ti pare, perché la vita è tua’”
L’imprenditore ha raccontato i suoi esordi sui social. “Era un momento per me molto difficile – ha ricordato- perché avevo subito parecchie ingiustizie. Quindi mi sono detto: vediamo quali fenomeni nuovi avvengono in America, dove le cose accadono sempre prima. E così ho scelto. E mi sono creato una vita virtuale. Poi, dopo, ognuno vede le cose come vuole. Quelli superficiali vedono il balletto… ma non era una cosa importante e non la faccio neanche tanto bene è solo marketing, prodotto civetta. La sostanza del messaggio è: ‘Vivi come ti pare, perché la vita è tua’. Io dico: la vita noi l’abbiamo ricevuta in prestito. È certa la data del prestito, non è certa la data della restituzione”. “Un prestito che si paga – ha ammesso – con tutti i dolori che subiamo giornalmente, le amarezze, le perdite. Sono gli interessi passivi. Poi ci sono gli interessi attivi, che sono il modo nel quale riesci a mettere a frutto questo prestito. Le gioie, i risultati, le nascite, i dialoghi, i successi”.
“Ho poche regole di vita, una è quella di essere un soggetto apolitico”
L’influencer ha confessato di sentire la responsabilità morale per i milioni di follower che lo seguono, ma ha precisato: “Ognuno deve ricevere i messaggi e interpretarli come vuole. Non sono un tutore. Viviamo in un’era di informazione libera. Non voglio indirizzare o guidare. Un video di ostentazione della ricchezza può essere visto come una cosa eccessiva, ma c’è anche chi lo prende come un incoraggiamento e dice: voglio farcela anch’io”. A proposito di politica, ha svelato: “Ho poche regole di vita. Una è quella di essere un soggetto apolitico. Per me oggi non dovrebbero esistere più i partiti, o la faziosità, o la memoria alla quale la faziosità si aggrappa, ma dovrebbe esserci solo il buonsenso. E il buonsenso in politica dice che si sta allargando troppo la forbice tra chi è povero e chi è ricchissimo”.
Poi ha aggiunto: “Il problema è chiudere un pochino questa forbice, facendo prendere l’ascensore sociale ai più poveri. Non si fa gridando fascisti! Oppure gridando: comunisti! Si fa con una tecnica di redistribuzione. Una parola che oggi può essere capita anche da chi è molto lontano dall’ideologia comunista. Anche un imprenditore può dire: faccio un po’ meno profitto e pago un po’ di più i dipendenti. Redistribuzione vuol dire attenzione al sociale”.