Dopo un mese di positività al Covid-19, Giulio Golia è finalmente negativo. Giovedì 5 novembre l’inviato de “Le Iene” tornerà […]
Dopo un mese di positività al Covid-19, Giulio Golia è finalmente negativo. Giovedì 5 novembre l’inviato de “Le Iene” tornerà alla conduzione del programma di Italia 1 insieme a Filippo Roma e Matteo Viviani.
“Vedevo le ombre e ho perso l’udito all’orecchio sinistro”
In un’intervista a “Libero Quotidiano”, la Iena racconta la sua personale esperienza con il coronavirus. “Tutto è iniziato come asintomatico – svela – Ho appreso di essere stato a contatto con un contagiato che avevo incontrato in un pranzo di lavoro. Dopo due giorni ho avuto dolori, tosse, peso ai bronchi, fortissima emicrania, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Non ho mai avuto febbre, l’olfatto è rimasto, ma ho perso l’udito all’orecchio sinistro, ancora oggi non è recuperato totalmente. Vedevo le ombre. La saturazione è scesa a 93”.
“Mia moglie collassava, ho rischiato di ricoverarla”
Anche la moglie di Golia ha contratto il virus: “Febbre a 39 che scendeva improvvisamente a 35, collassava. Ho rischiato di ricoverarla perché la saturazione era a 90. Mi fanno arrabbiare coloro che dicono ‘non è nulla, una febbriciattola’. Dipende dalle tue difese immunitarie”.
“Ho avuto difficoltà a sentire l’Asl, tenete in casa un saturimetro”
“Un’altra cosa mi fa arrabbiare – aggiunge – Sei chiuso in casa e cerchi aiuto. Ho avuto difficoltà io a sentire l’Asl o Immuni, figuriamoci le persone normali. Dicono di non assalire i pronto soccorso ma se non ti danno risposte, consigli, alla fine sei ridotto a farlo. Ad esempio: l’immondizia. Quella dei malati Covid va gestita in modo particolare, ma se non puoi uscire come fai? Dopo 4 giorni in casa puzza, devi chiedere l’elemosina agli amici per venire a buttarla. E alla farmacia per le medicine. La solidarietà non dura per sempre. Mancano linee guida generali. La gente è esasperata perché non ha risposte, sono lì ad aspettare una ipotetica telefonata. Io ho un fratello medico e le persone mi chiamano per i consigli. Ma non dovrei essere io a darli: per esempio avere assolutamente a casa un saturimetro per misurare l’ossigenazione e aiutare le difese immunitarie assumendo tutti i giorni vitamina C”.
“Le persone con cui lavoro hanno saputo che avevo il Covid dopo 12 giorni, potevo fare una strage”
Infine, l’inviato de “Le Iene” confessa di aver avuto difficoltà a segnalare la sua positività all’app Immuni: “Ci ho messo dieci-dodici giorni per registrare il mio caso. Mi sono impuntato perché sono capoccione. Dall’altra parte trovi operatori sanitari che hanno altri problemi, dovrebbero prendere altro personale. Lavoro a stretto contatto con tante persone, e loro hanno saputo che avevo il Covid dopo 12 giorni: con il lavoro che faccio, poteva essere una strage. Immuni ha senso, ma deve essere un servizio immediato”.