Raffaella Carrà e l'intervista iconica a Maria De Filippi: ecco il volto inedito della regina della tv - Perizona Magazine

Raffaella Carrà e l’intervista iconica a Maria De Filippi: ecco il volto inedito della regina della tv

Daniela Vitello

Raffaella Carrà e l’intervista iconica a Maria De Filippi: ecco il volto inedito della regina della tv

| 26/04/2019

Un’intervista iconica quella andata in onda ieri sera su Rai3. Maria De Filippi ha aperto le porte del suo quartier […]

Un’intervista iconica quella andata in onda ieri sera su Rai3. Maria De Filippi ha aperto le porte del suo quartier generale, quello in cui entra al mattino per uscire la sera, a Raffaella Carrà tornata in auge grazie al ciclo di interviste di “A raccontare comincia tu”. Davanti al video c’erano 2.228.000 telespettatori per il 10.2% di share.

Maria De Filippi non è solo una conduttrice, una produttrice e un’autrice di programmi tv di successo. E’ anche un marchio conosciuto ovunque con il nome di Maria. Nata in una famiglia solida e anche un po’ severa, cresce a Pavia e rivela presto un comportamento ribelle che a fatica sopporta regole e imposizioni. Da ragazza ama le due ruote, le piace correre, tanto da collezionare un numero impressionante di multe.

Dopo il diploma sceglie Giurisprudenza e si laurea con il massimo dei voti. Nel 1989 incontra Maurizio Costanzo. Il giornalista la porta a Roma lontano dalla provincia e da un futuro che le stava stretto. Quando scoppia l’amore, lei ha 28 anni e lui 52. Inizia a fare tv superando un’enorme timidezza ma riesce ben presto a creare uno stile tutto suo.

IL RAPPORTO CON I GENITORI E IL TEMPERAMENTO RIBELLE
“Rompevo molto le scatole in famiglia e i miei genitori mi fecero fare sport. Avevo tutta la giornata impegnata, poi tornavo a casa e regolarmente mi mettevo a piangere. Piangevo perché ero stanca e avevo fame. Come gli animali, appena mi davano da mangiare mi rasserenavo e andavo a dormire. Mamma mi ha inculcato il senso del lavoro, del dovere e della responsabilità. Di mio padre ero pazza. Lui era un po’ cicciottello e io aspettavo che tornasse la sera per accoccolarmi sulla sua pancia. Davanti alla tv lo pettinavo. Mia mamma era molto severa. Mio papà era maschilista e a un certo punto stabilì che tutta la famiglia si dovesse trasferire nell’Oltrepò pavese dove avevamo un’azienda agricola che faceva il vino. Mia mamma non voleva e disse a mio padre ‘O rimaniamo a Pavia o io vado a lavorare e mi mantengo da sola’. Iniziò a dare lezioni private il pomeriggio. A un certo punto mio padre fu costretto a ritornare sui suoi passi. Quando nacqui mio fratello mi definì ‘la bambina più brutta che c’è in Italia’. Ha 7 anni più di me, era il cocco di mamma ed era abituato a stare da solo. Lui invece era il mio mito. Adesso lavora con me. A 9 anni chiesi il motorino e mio padre me lo comprò. Avevo il mio raggio d’azione dove usarlo. Ero la teppista di casa. Prendevo le multe ma non avevo i soldi per pagarle….una media di una multa a settimana. Mi ero messa d’accordo col portiere di non consegnarle nella posta e il portiere le dava a me. Io le mettevo tutte in un cassetto. Queste multe aumentavano e quando aumentano a un certo punto ti vengono a fare il pignoramento. Poco prima del pignoramento decido di pagarle. Non avendo i soldi, ho rubato un pezzo d’argento in casa, una cosa a cui papà teneva tanto. Sono andata a venderlo ad un gioielliere lontano da casa. Ero sicura che nessuno mi avrebbe scoperto. Con questo gruzzolo sono andata a pagare tutte le multe. Quando mio padre lo scoprì, mi prese per un orecchio e mi portò dal gioielliere. A scuola copiavo perché non studiavo. Siccome mamma insegnava e preparava i compiti per chi veniva a lezione privata, copiavo da mamma e facevo i rotolini. Facevo delle striscioline lunghissime, scrivevo il tema copiando da lei. Volevo fare la benzinaia perché mi piaceva un sacco l’odore della benzina. Poi i benzinai guadagnano un sacco di soldi”.

L’AMORE PER I CANI
“Vado pazza per i cani. Sono sempre cresciuta con loro. Adesso ho due bassotti. Li porto dovunque, quando lavoro stanno in camerino”.

L’INCONTRO CON MAURIZIO COSTANZO
“Dopo la laurea, mi ero messa in testa di fare il magistrato. Avrei dovuto studiare e fare il concorso. Mamma non voleva che continuassi a studiare. All’inizio ho lavoricchiato un po’ all’università, poi facevo le tesi di laurea e le vendevo. Mi mandarono ad un convegno a Venezia durante il Festival del Cinema. Maurizio moderava un dibattito sulla pirateria. Lì conosco lui e l’avvocato Assumma. Non fu un colpo di fulmine. Mi ricordo che pranzammo insieme e lui mi disse ‘non si sieda davanti a me perché ci sono i fotografi’. Rimasi abbastanza impietrita. Dopo 15 giorni mi chiama Assumma e mi chiede se volevo andare a lavorare a Roma per loro. All’epoca oltre a fare il suo show, Maurizio aveva una società che si occupava di comunicazione. Venni a Roma a fare un colloquio di lavoro. Ho iniziato piano piano e tornavo a Pavia tutti i weekend. Poi iniziò la storia con Maurizio. Come mi corteggiò? A parole. Maurizio fu bravo nell’essere perennemente presente. All’epoca in cui la cosa era clandestina, non poteva essere presente se non telefonicamente. A un certo punto fu sgamato. Da casa sua al sesto piano scendeva in uno studio che aveva al terzo piano e mi telefonava. Evidentemente aveva i telefoni con lo stesso numero e questo tonto chiama e dall’altra parte al sesto piano qualcuno tira su la cornetta e sente la conversazione. Io sentii la voce di lei e misi giù. Però a quel punto era fatta. Mi aspettavo di essere licenziata. Invece non ci fu nessun licenziamento e da lì è partito tutto. Non avevo il coraggio di dire a mio padre di Maurizio e gli scrissi una lettera. E’ stata l’unica lettera che gli ho scritto in vita mia. Maurizio ha avuto più coraggio di me. Ha preso il treno ed è andato a Pavia per parlare con i miei genitori”.

IL MATRIMONIO
“Cosa penso del fatto che Maurizio si sia sposato quattro volte? Secondo me è matto. Ha sempre detto che gli piaceva l’idea di sposarsi. Quando l’ho conosciuto aveva dei bei giri e per me fu facile scoprirlo. Come si resiste 24 anni insieme? Non abbiamo litigato tanto. A casa Maurizio non è uno che alza la voce e che tiene il muso”.

L’ADOZIONE DI GABRIELE
“Maurizio aveva già due figli grandi. E io ho scelto Gabriele. Era una cosa che volevo fare da tempo. Penso che sia una scelta e io l’ho fatta non perché non potessi fare altrimenti, ma perché lo volevo. E’ stata una delle cose più belle che mi sia successa. Aveva 10 anni e non ho mai avuto paura. La cosa fantastica, quando fai questa scelta, è che hai un periodo di conoscenza. All’inizio quando arriva dici “boh, chissà”, ma la cosa bella è quando anche lui ti sceglie. Giustamente può non sceglierti. Lui aveva già non scelto due volte, è un testone. Ci eravamo già visti due volte, poi è venuto a Natale a casa, è stato 10 giorni, in cui sei tu sotto esame. Fai fatica ad accettare di essere esaminata, perché non era più lui, ma l’assistente sociale a metterti sotto esame. Dopo dieci giorni di convivenza, l’assistente sociale arriva per fargli delle domande e tu non puoi assistere, sei nell’altra stanza e friggi, perché tu non puoi avvisarlo prima. Io sono molto severa con lui, a volte quanto mia madre e mi è dispiaciuto perché a volte la reputavo troppo severa, ma con lui ho fatto lo stesso. Per me è assurdo dover essere per forza sposati per adottare, perché oltretutto ci sono dei modi per aggirare la legge. Nei Paesi civili si può farlo senza essere sposata, a volte sembra che l’Italia non sia un paese civile”.

L’ATTENTATO DI VIA FAURO
“La sera dell’autobomba, di fronte a questo botto, non abbiamo capito nulla. Eravamo io, Maurizio e il cane. Ho sentito il botto e poi da dietro arrivò una trave in ferro battuto tra me e lui. Io ho aperto la portiera e ho lasciato libero il cane. Ho pensato che ci fosse il terremoto o che fosse scoppiata una caldaia. Poi ho capito che eravamo tutti vivi, ho riacchiappato il cane, abbiamo camminato per via Fauro e abbiamo fatto l’autostop. Siamo tornati a casa e abbiamo dato le mandate alla porta. Dopo abbiamo iniziato a capire. Ho avuto un periodo in cui ero terrorizzata. Gli avevo fatto promettere di non occuparsi più di mafia, lo ha fatto ma fino a un certo punto. Promisi a mio padre di non salire più in macchina con lui e ho sempre mantenuto questa promessa. Ho fatto l’ipnosi e l’ho superata”.

GLI INIZI IN TV E LA NASCITA DI “AMICI”
“Ho pensato di farlo ma non avevo l’ambizione di condurlo. La prima volta non ho fatto l’ingresso perché mi vergognavo come una ladra. Sono partita che ero già seduta. Durante la registrazione, sudavo che non hai idea. Mi si incollavano le labbra, mi tremava tutto ma ero preparatissima sulle storie. Poi ho fatto l’ingresso. Non era ‘Amici’ di oggi, era un’altra cosa. Io sono sempre partita da quello che chiedeva la gente. Mi basavo sempre sulle lettere che arrivavano o sulle telefonate al centralino. Poi iniziarono ad arrivare lettere di ragazzini che volevano fare i cantanti. La danza è un bellissimo mondo ma quello che arriva di più è il canto perché non capiscono la fatica che c’è dietro la danza. Sonno anni di lavoro, ore e ore di sala prove. La cosa bella di ‘Amici’ è che i ballerini hanno i contratti di lavoro. Vengono le compagnie e li prendono. Non c’è un ballerino che ha partecipato ad ‘Amici’ che non abbia lavorato dopo”.

L’INTUIZIONE DI “UOMINI E DONNE”
“A mia madre non piaceva perché diceva che quello che vedeva era lontano da lei. Adesso lo fanno anche in Spagna. Nasce come una provocazione. Io faccio un giochetto all’inizio: metto un uomo incappucciato seduto su un trono con accanto un brillante. Dico ‘questo brillante sarà per la donna che troverai tra le corteggiatrici che arriveranno’. Arrivarono a frotte. Poi ho fatto un altro esperimento e sul trono ho messo un vedovo. Volevo vedere l’aspetto crocerossina che c’è in ogni donna. Poi pian piano è nato il tronista e poi sono andata avanti. Un paio di anni fa ero un po’ stufa del semplice tronista e ho allargato a tutte le età. Sono arrivate anche persone di una certa età perché ormai ci si vuole fidanzare o avere relazioni a qualsiasi età. Quindi c’è tutto un mondo che sto scoprendo e io mi diverto”.

Il RAPPORTO CON IL SOCIAL, LA VITA SOCIALE E LE PAURE
“I social li leggo ma non penso che determinino il risultato di una trasmissione. Molti lo pensano ma per me non è così. Io non esco spesso, sto sempre a casa. Non mi manca, a me piace l’idea di stare a casa. Ci sto volentieri, per me è come una tana. Quando non lavoro, non vado in giro. O porto i cani a passeggiare o sto a casa. Non prendo neanche l’aereo volentieri. Ho un po’ paura. Poi ho anche altre fisse. Ho paura delle malattie, quando devo partire ho l’angoscia. Mi capita anche quando vado a sciare che è una cosa che mi piace tantissimo”.

L’INCUBO SANREMO
“Non mi sono divertita. Con Paolo Bonolis è stata una passeggiata di salute perché ero l’ultima della settimana e aveva fatto tutto lui. Con Carlo Conti ho detto di sì perché me l’ha chiesto. Chiedi una volta e due, alla fine ho ceduto. Una delle mie settimane più da incubo. Io sono arrivata e non sceglievo niente, ha fatto tutto Carlo e sono andata sulla fiducia. Solo che io non sapevo fare nulla, cantare o ballare e mi sono sentita a disagio. Non me la sono goduta. Col senno di poi lo rifarei in un altro modo. Lì ho pensato ‘non ce la farò mai ad arrivare all’ultimo giorno’. Dopo la prima sera mi sono detta ‘bene ora è finita’ perché sono abituata ad andare in onda il sabato e si passa alla settimana dopo. Invece Sanremo sono cinque serate di fila”.

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