Debora Caprioglio parla della sua vita privata, dalla storia con Klaus Kinski al compagno attuale, Francesco De Bortoli, un commercialista di Belluno, con cui sta da quattro anni. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” rivela che l’etichetta da sex symbol le è rimasta cucita per molti anni. La sua carriera è iniziata da giovanissima: “Mia madre avrebbe voluto diventassi un medico, visto che in famiglia ce ne sono tanti, ma non avevo la vocazione. Ho fatto il liceo classico e poi un po’ di università: avevo virato sull’avvocatura. Ma poco dopo aver compiuto 18 anni ho partecipato a un concorso di bellezza, a Venezia, che si svolgeva nei giorni della Mostra”. Lì conobbe il regista Klaus Kinski che diventò il suo compagno. “Le cose sono cambiate in modo repentino. Ero molto giovane – ricorda – sono passata dal mondo della scuola a quello del lavoro e a livello internazionale. Recitai in Paganini, diretta da lui, ma fu tutto molto naturale”.
“L’incoscienza è l’unica cosa che rimpiango della gioventù – ammette -. Non rimpiango il fatto che non avessi le rughe o che fossi più magra, assolutamente nulla. Se non l’incoscienza: non avevo paura di niente, ero molto intraprendente. Con l’età si diventa un po’ più timorosi”.
“Sono sempre stata circondata da giudizi e pregiudizi. Tinto Brass non lo sento da anni”
Di Klaus Kinski che fu suo marito dal 1987 al 1989 ricorda: “Mi aveva colpita la sua faccia, plastica e mobile. E la sua grande cultura. Non nego che anche entrare assieme a lui nel mondo del cinema, a quel livello, affascinava molto una ragazza di provincia come me. Avevo una grande voglia di imparare”. Poi ammette: “Sono sempre stata circondata da giudizi e pregiudizi, perché ho fatto delle scelte controcorrente. Forse adesso non desterebbero più grande scalpore, ma allora era considerato molto anomalo frequentare una persona tanto più grande”. Il percorso per diventare un’attrice apprezzata non è stato facile. “Dopo un inizio scabroso la strada era in salita, ma ho combattuto gli stereotipi- spiega – . Poi è arrivato Tinto Brass. Ci ho scherzato spesso, ma quando ho fatto il film di Brass, Paprika, mi sono detta: vabbè, non lo vedrà nessuno… le ultime parole famose”.
“È stata una esplosione di popolarità fuori misura – ricorda -. Sono state tutte scelte piuttosto scomode: da una parte possono sembrare più veloci, perché la notorietà indubbiamente è arrivata improvvisa. Ma per certi versi poi la mia carriera è stata più faticosa rispetto a quella di altre attrici”.
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“Il ruolo del sex symbol può essere anche molto scomodo perchè scade”
Debora Caprioglio non si pente di nulla: “Vorrebbe dire rinnegare o rimpiangere. Se dovessi rinascere forse non farei neanche l’attrice, quindi chissà. Di certo ci sono state altre colleghe che hanno iniziato come sex symbol e poi, piano piano, hanno avuto la costanza di fare buon uso di queste decisioni iniziali. Ma serve questo, la costanza. Anche nel variare. Essere considerata un sex symbol? Ho gestito tutto da sempre con molta ironia e autoironia, secondo me l’unica chiave per uscirne indenni. Il ruolo del sex symbol può essere anche molto scomodo perché, si sa, scade come il latte. Ed è bello sia così, spazio ai giovani”. Poi svela: “L’età non mi preoccupa per niente, tranne che per le malattie, essendo ipocondriaca. E non mi importa della bellezza che cambia o anche che passa, si acquisisce autorevolezza. L’unica cosa che mi disturba dell’invecchiare è legato alla salute: mi piacerebbe lavorare come attrice fino a 90 anni, ci farei la firma. Non mi interessa neanche il giudizio degli altri sul mio aspetto: Sono stata piuttosto fortunata, direi che va bene così”.
Debora Caprioglio parla del compagno attuale: “E’ stato l’unico a mandarmi cento rose rosse”
L’attrice scherza infine su fatto che negli anni le abbiano attribuito storie che non ha mai avuto. Con Tinto Brass non ha più contatti: “Un paio di anni fa c’è stata una sua mostra, a Roma, ma non sono potuta andare all’inaugurazione, sono andata a vederla dopo. Nulla più. Non siamo mai stati legati sentimentalmente, è una cosa che nego da sempre, ogni tanto qualcuno se ne esce con storie millantate. Anche con Sven-Göran Eriksson, stessa cosa. Mi sono chiesta: ma c’ero? Penso me lo ricorderei. Ora ho un compagno con cui sto benissimo: è stato l’unico a mandarmi cento rose rosse”. Poi svela una circostanza divertente: “Sul mio profilo di Wikipedia, oltre le storie con Brass ed Eriksson una volta c’era scritto anche che sono libanese. Ma no, giuro che sono di Mestre”.