Il critico del “Corriere delle Sera” Aldo Grasso si pronuncia sul 75esimo Festival di Sanremo: “È il primo dell’era sovranista ma potrebbe essere anche l’ultimo”. Il giornalista sottolinea come la kermesse non sia partita sotto i migliori auspici, con quei pochi secondi di blackout audio che non hanno fatto presagire nulla di buono. Un Festival a rischio, tra l’altro, “dopo che il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, chiedendo di bandire una gara”. Poi il critico televisivo rimarca l’eccessiva “normalita” nella conduzione, nello show, forse anche nelle canzoni. Tutto troppo ordinario, a suo dire. “Normale la co-conduzione e le lusinghe bambolesche di Gerry Scotti e Antonella Clerici, anche se sembra una tv del day time in perfetta casalinghitudine, normale che non ci siano i monologhi, normale come sa essere la tv del talequalismo con il pubblico dotato di braccialetto elettronico da concerto dei Coldplay”, scrive. Quindi “infilza” il conduttore e direttore artistico: “Difficile scorgere in Carlo Conti il Signore degli Anelli, ha tutta l’aria di essere il Signore dei Tinelli, se pur antifascista”.

Aldo Grasso sul Festival di Sanremo: “Irrinunciabile per abitudine o per dimenticare la barca che affonda”
Aldo Grasso ricorda come il Festival di Sanremo sia “uno degli eventi più longevi della tv italiana” con alcuni punti fermi come l’immancabile scalinata che dà profondità alla scena, ma che ha già fatto qualche vittima tra gli artisti. Il giornalista parla però di “un appuntamento irrinunciabile, non si sa se per abitudine, per finta allegria, per dimenticare la barca che affonda”. Una novità positiva è il riavvicinamento dei giovani alla manifestazione canora, agevolata anche dalla presenza in gara di molti rapper e nuove leve della musica italiana. Molti sono i cantanti che provengono dai talent. Aldo Grasso accenna poi ad un eccessivo buonismo che aleggia nella conduzione parlando di “un Festival che procede nel nome della co-conduzione ecumenica e della pace nel mondo, c’è persino il videomessaggio di papa Francesco”.
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Il critico non era stato tenero neppure con Amadeus: “Sfrutta l’usato sicuro, la comfort zone”
L’affondo di Aldo Grasso arriva quando definisce la 75esima edizione del Festival di Sanremo “una festa aziendale, una sorta di ‘convention ad includendum’, se mi si passa l’adulterazione anglo-latina”. Il giornalista ipotizza inoltre che “la scelta di affollare lo schieramento dei cantanti come non mai, sia stata presa anche per limitare lo sforzo sulle parti di spettacolo, da sempre le più difficili da concepire e mantenere a un livello alto, se non c’è Fiorello”. Il critico tv spende parole di apprezzamento per l’ospite della prima serata, Jovanotti, e bolla la sua performance come “il momento più energico della serata”. Guardando ad un anno fa, quando la conduzione del Festival di Sanremo era ancora in mano ad Amadeus, si scopre che il critico non era stato di certo più morbido. Riguardo alla prima serata aveva scritto: “È una serata scolastica, militaresca, freddina nonostante l’emozione iniziale di Mengoni. Nella quinta conduzione consecutiva, Amadeus sfrutta l’usato sicuro, la ripetizione, la comfort zone; per ora non c’è spazio per osare”.
La critica sul Festival di Amadeus esaltava infine la figura della sua “spalla”. “Amadeus si è affidato al suo angelo custode, Rosario Fiorello presente a Sanremo in carne e in spirito, sempre il meglio. Gli basta un’apparizione per creare la differenza”.