A rischio la semilibertà di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La Procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione per chiedere la revoca del provvedimento con cui nelle scorse settimane il Tribunale di sorveglianza ha concesso al giovane di uscire dal carcere per lavorare. Il 41enne si occupa di contabilità in una società di gestione finanziaria. Secondo quanto riporta l’Ansa, l’intervista rilasciata lo scorso marzo da Alberto Stasi a “Le Iene” non sarebbe stata autorizzata e sarebbe stata realizzata durante un permesso per un ricongiungimento familiare.
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L’avvocata di Alberto Stasi: “Siamo tranquilli”
Giorgio Leggieri, direttore della Casa Circondariale di Bollate, si era già espresso sulla vicenda. “L’intervista che il detenuto ha rilasciato alla trasmissione Tv Le Iene, andata in onda il 30 marzo del 2025 è stata registrata durante il permesso premio in data 22 marzo 2025 e non si sono rilevate, pertanto, infrazione alle prescrizioni”, aveva dichiarato. Tuttavia, per la Procura generale di Milano la mancata richiesta di autorizzazione per quell’intervista è un comportamento che i giudici dovevano valutare diversamente e non in linea con la concessione della semilibertà. Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi, ha così commentato ai microfoni di “Fanpage.it” la notizia del ricorso: “Si tratta dell’unica intervista che ha fatto a Le Iene. La Procura ha impugnato, siamo tranquilli, tutto è stato già ampiamente chiarito sia dal carcere che anche dal tribunale di sorveglianza”.
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Cosa ha detto Alberto Stasi nell’intervista che sta mettendo a rischio la sua semilibertà
Nell’intervista concessa a “Le Iene”, Alberto Stasi aveva confessato di vivere “uno tsunami di emozioni” dopo l’apertura di una nuova indagine da parte della Procura di Pavia. “Mi auguro che si possa arrivare alla verità – aveva detto – La vivo con fiduciosa attesa, con speranza. Tra pochi mesi potrei essere definitivamente a casa ma non sono questi pochi mesi a fare la differenza per me. Ho motivazioni più profonde. Sarebbe molto più importante per me, per la mia famiglia e per Chiara trovare la verità (…) Una giustizia giusta? Penso ancora che sia possibile ma è sempre legata alla volontà delle persone che la gestiscono e la amministrano”. Il 41enne aveva fatto sapere di avere la coscienza pulita. “Gli innocenti non scappano”, aveva concluso.