Selvaggia Lucarelli: "Dal tumore alla psicoterapia, i Ferragnez trasformano tutto in marketing del dolore"

Selvaggia Lucarelli: “Dal tumore alla psicoterapia, i Ferragnez trasformano tutto in marketing del dolore”

Daniela Vitello

Selvaggia Lucarelli: “Dal tumore alla psicoterapia, i Ferragnez trasformano tutto in marketing del dolore”

| 16/06/2022
Selvaggia Lucarelli: “Dal tumore alla psicoterapia, i Ferragnez trasformano tutto in marketing del dolore”

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Ieri ospite del programma radiofonico “105 Friends”, Fedez ha risposto alle polemiche nate a seguito della sua decisione di pubblicare sui social gli audio del colloquio avuto con il suo psicologo dopo aver ricevuto la diagnosi di tumore al pancreas. Un tema che ha diviso gli stessi psichiatri e psicoterapeuti. Tra quanti hanno criticato il rapper figura anche Selvaggia Lucarelli. “Bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare le più svariate forme di narcisismo/esibizionismo/incapacità patologica di conservare una sfera privata”, ha scritto la giornalista.

Fedez (Foto Instagram)

“Tenere aperta la finestra della mia malattia mi aiuta a rivalutare le priorità della mia vita”

“Innanzitutto registrare le sedute è una cosa normalissima che si fa, pubblicarla un po’ meno – ha spiegato Fedez – Io soffro di insonnia, mi sveglio molto presto la mattina, tipo alle 5, alle 6. Non avevo mai riascoltato quell’audio, quella mattina me lo sono riascoltato e ho cominciato a piangere come un cretino.

Sto cercando di tenere aperta la finestra della mia malattia per non dimenticare, quella finestra mi aiuta a rivalutare le priorità della mia vita, quindi riascoltando quell’audio per un attimo sono tornato indietro a quando ho scoperto di avere questo tumore e l’unica testimonianza che avevo era Google che mi diceva che sarei morto da lì a sei mesi, come capita sempre qualunque cosa di salute cerchi su Google”.

Chiara Ferragni e Fedez (Foto Instagram)

“Avevo voglia di avere una carezza pubblica o di esorcizzare il male che ho provato”

“Io nella seduta dico ‘Non ho paura di morire, ho paura che i miei figli non si ricordino di me’ ed è una sensazione di dissociazione brutta – ha aggiunto – ti senti strano, dici ‘non sto vivendo bene questa cosa’ e quindi dire ‘Guardate che se in questo momento anche solo una persona sta vivendo quella sensazione che anch’io ho vissuto e ne sono uscito più o meno decentemente, forse ti fa sentire un po’ più su.

Un’altra cosa che c’è da dire è che le persone non fanno le cose per un solo motivo, le persone si mobilitano per una serie di motivazioni. Ovvio che in quello che ho fatto c’era anche la voglia di avere una carezza pubblica o di voler esorcizzare il male che ho provato, c’era questo ma c’era anche dell’altro”.

Selvaggia Lucarelli (Foto Instagram)

La stoccata a Selvaggia Lucarelli

“Oggi leggere i giornalisti che mi danno del narcisista come se dicessero che sono un c***. Ecco, io cito George Bernard Shaw: ‘Non mi piace fare la lotta nel fango con i maiali, uno perché ti sporchi tutto, ma soprattutto perché ai maiali piace'”, ha concluso lanciando una stoccata a Selvaggia Lucarelli.

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Selvaggia Lucarelli: “Abuso del verbo normalizzare”

La giornalista è tornata sull’argomento in un lungo articolo pubblicato sul “Domani”. “Fedez e Chiara Ferragni, negli ultimi due anni, hanno dedicato molto spazio al tema della terapia psicologica e del disagio derivante da traumi e stress – ha esordito – buttando tutto in un enorme calderone informe in cui si sono mescolati la pratica emdr di Chiara per superare il trauma per la perdita di una persona cara (pratica controversa, utilizzata anche da Claudio Foti e citata nelle carte di Bibbiano), i braccialetti anti-stress di Fedez a Sanremo (quelli con le vibrazioni che contribuirebbero a depolarizzare le cariche elettriche legate allo stress, arginando così l’ansia, ovviamente niente di scientifico), la terapia di coppia in mondovisione nella loro serie per Amazon e ora anche stralci di registrazioni in cui si parla di paura della morte.

Insomma, un mix di anti-scienza e di scienza trattati sempre con uno scopo dichiarato: quello di condividere, normalizzare, lanciare messaggi, far sentire meno soli blabla.  E in effetti, anche nel testo che accompagnava l’audio, Fedez diceva «sappiate che è tutto normale». Da tempo assisto con sconcerto all’abuso del verbo normalizzare per nobilitare qualunque forma di esibizionismo o incapacità patologica di conservare una sfera privata, cose che, a dirla tutta, non avrebbero alcun bisogno di nobilitazioni”.

Selvaggia Lucarelli (Foto Instagram)

“Quell’audio è solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti”

“Della malattia già avevamo saputo molto – ha proseguito – visto che non erano mancate foto di ricovero, degenza, ferite da operazione, video-selfie con pianti, Tiktok dalla camera di ospedale con sponsorizzazioni annesse della moglie e tutto quello a cui abbiamo assistito con empatia o disagio a seconda dei momenti. Quell’audio non ci racconta nulla di nuovo, non è parte di un racconto articolato che spiega il percorso intrapreso con il terapeuta, la gestione della paura e l’idea della morte che si affaccia per la prima volta, con il lavoro necessario di elaborazione.

E’ solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti (alcuni dei quali stanno attraversando la malattia). Questo Fedez lo sa molto bene, altrimenti non avrebbe premesso che siamo liberi di accusarlo di narcisismo. Sa bene che per arrivare fino alla pubblicazione dell’audio c’è una lunga premeditazione, dalla scelta di registrare, a quella di chiedere allo psicoterapeuta di poter schiaffare tutto sul web, al tagliare il file e caricarlo”.

“Pubblica la sua vita perchè ha paura di morire sui media”

“Fedez ha caricato quel video per se stesso – è il parere di Selvaggia Lucarelli – Tutto quello che condividiamo sui social fa bene prima di tutto a noi e nelle accezioni più diverse, nobili e meno nobili, talvolta perfino coesistenti. Gli andava di condividerlo, aveva bisogno di un abbraccio collettivo, aveva bisogno di engagement, aveva bisogno di partecipazione, aveva bisogno di titoli sulla stampa, forse è vero qualcosa, forse è vero tutto. Di sicuro, non l’ha fatto per normalizzare la psicoterapia, perché non è questo il senso della psicoterapia. Come dicono alcuni psicologi intervenuti sul tema, il setting terapeutico va tutelato.

Col massimo rispetto che si deve a chi si misura con la paura di morire, va detto che Fedez convive con la paura di essere dimenticato in maniera più diffusa e ossessiva di quanto pensi, ben oltre la parentesi (speriamo chiusa per sempre) della malattia. E se quell’audio era la paura di essere dimenticato dai bambini, la pubblicazione di quell’audio e di tanta parte intima di quel che lo riguarda fa parte della stessa paura. Di morire-metaforicamente- sui media”.

Selvaggia Lucarelli (Foto da video)

“Questo non è normalizzare, è bluffare”

La giornalista ha definito la vita di Fedez “un grande romanzo in cui la malattia è un tema che crea partecipazione collettiva (mentre la guerra, per esempio, è divisiva e scivolosa per collaborazioni attuali e future e se ne parla il meno possibile), accompagnata però dal messaggio che tutto nobilita e tutto assolve: «lo sto facendo per voi»”. “No, lo stai facendo per te – ha sentenziato la Lucarelli – Per il tuo brand o per il tuo benessere psicofisico o per una tua tendenza compulsiva a esibire o perché ti andava e basta. Anni di psicoterapia avrebbero insegnare anche questo: a non sentirsi in dovere di conferire una dignità morale a tutto. Questo non è normalizzare. É bluffare”.

Pubblicato il 16/06/2022 12:43

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