Simone Cristicchi, 47 anni, si racconta in un’intervista al “Corriere della Sera”. Il cantautore romano, che si divide tra musica e ricerca spirituale, confessa di essersi rinchiuso in un monastero di clausura e di aver vissuto nel silenzio assoluto per alcuni giorni. “Sono stato una settimana senza dire una parola, ma è in quel momento che inizi a parlare con te stesso”, spiega. La solitudine non lo spaventa. “Io sono sempre stato molto timido, al limite con l’autismo – confida – da ragazzino vivevo in un mondo tutto mio, in cui mi ero chiuso a dieci anni, per il dolore di aver perso mio padre. Mi è venuta in soccorso l’arte, per fortuna: ho iniziato a disegnare e sono riuscito a vincere la timidezza. La musica, poi, mi ha fatto spalancare al mondo”.
“Non ho mai agito secondo una strategia di marketing”
La carriera musicale di Simone Cristicchi è fatta di picchi e di ritirate. “Non ho mai agito secondo una strategia di marketing ma con libertà di scelta totale – confessa – Ho confuso le acque. L’anno di rottura è stato il 2010, quando improvvisamente ho messo in scena un monologo teatrale. Ne è nato un percorso. Ormai il teatro è preponderante per me, da 14 anni a questa parte. È la mia isola dove posso sperimentare: non esistono classifiche o numeri. O, se esistono, sono numeri reali: si riferiscono a persone che vengono fisicamente a sentirmi. Mi interessa l’aspetto fisico dell’arte, cioè la mia vita sul palco, piuttosto che quella che c’è dentro un telefonino o su Spotify. Sono consapevole di aver tralasciato la mia attività discografica, eppure a breve tornerò con un disco: un dono per le persone che lo aspettano da tanti anni. Non mi è mancato nulla, è stato tutto un lavoro in crescita, basato sul mio istinto, che non mi ha mai tradito”.
“Esistono persone che fanno numeri spaventosi ma che hanno difficoltà a riempire una sala”
Simone Cristicchi dice la sua, senza troppi giri di parole, sullo stato della musica in Italia: “Voglio essere diplomatico: credo ci sia spazio per tutti. Il problema è quando ci si affida al gusto di altri, quando deleghi ad altri cosa ascoltare. Esistono persone che fanno numeri spaventosi su Spotify o sui social ma che poi hanno difficoltà a riempire una sala”. Eppure anche a lui è capitato di finire nel calderone dei tormentoni estivi con il brano “Vorrei cantare come Biagio” dedicata a Biagio Antonacci. “Ma io ne soffrivo – tiene a precisare il cantautore romano – perché davo a quella canzone un senso profondo: seppur ironica, esprimeva la difficoltà di un giovane artista nel far riconoscere la sua unicità”. Poco più di un anno fa, in un’intervista al “Corriere della Sera”,
Simone Cristicchi replica a Biagio Antonacci che gli diede dell’ingrato
Biagio Antonacci gli diede dell’ingrato. “All’epoca lui faceva pianobar e venne a chiedermi il permesso a un concerto a Roma – disse – Gli dissi: se vai sul palco stasera davanti a ottomila persone potrai farla. Da quel momento non ho più sentito da parte sua un gesto carino, per una canzone che è tuttora il suo più grande successo. Io vivo di gesti, di empatia umana, il riconoscimento che sta in una parola: uno deve dire grazie sempre. Io poi esagero, dico sempre grazie a chiunque, anche a sproposito”. “Non voglio entrare nel merito ma aggiungo che di me tutto si può dire tranne che sia una persona che non prova gratitudine”, commenta Simone Cristicchi.
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Simone Cristicchi: “Vorrei tornare a Sanremo senza inseguire un facile successo”
Nel 2007 Simone Cristicchi vinse il Festival di Sanremo con “Ti regalerò una rosa”. “Vorrei tornare con una canzone che rispecchi il mio stato attuale, senza inseguire un facile successo”, confida. Nel 2023 il cantautore aveva fortemente criticato la scelta di dare spazio sul palco dell’Ariston “a personaggi squallidi” anziché parlare di temi importanti come la tragedia delle foibe.