Santo Versace e i rapporti complicati con la sorella Donatella

Santo Versace: “Da quando non vedo Donatella? Mi appello al Quinto Emendamento”

Germana Bevilacqua

Santo Versace: “Da quando non vedo Donatella? Mi appello al Quinto Emendamento”

| 09/01/2024
Santo Versace: “Da quando non vedo Donatella? Mi appello al Quinto Emendamento”

8' DI LETTURA

Santo Versace è il fratello del compianto stilista Gianni Versace, ucciso con due colpi di pistola il 15 luglio 1997 a Miami. L’imprenditore, in un’intervista al “Corriere della Sera” parla del rapporto con il fratello a cui era molto legato e ricorda i suoi esordi nell’azienda di famiglia accanto al padre. “Il mio primo ricordo è quando ho cominciato a lavorare con mio padre: avevo sei anni – racconta – Ero io che lo sfinivo, volevo andare in negozio con lui a tutti i costi e quando ho compiuto 6 anni come regalo mi disse: adesso sei grande, puoi venire”. “Tanto per cominciare imparai le tabelline del 36, perché il carbone costava 36 lire al chilo: 36-72-108-144-180-216-252-288-324. Poi impalavo e spalavo, copiavo i grandi. Così sono cresciuto di sana e robusta costituzione!”, scherza.

Il primo ricordo triste invece è legato a un lutto. “La morte di mia sorella Tinuccia – svela – avevo quasi 9 anni. Io e Gianni eravamo stati mandati dai parenti. Il feretro fu trasportato dai cavalli, a quei tempi non si usavano le auto: noi camminavamo a piedi dietro la bara bianca. Era il 1953”. Due anni dopo è nata Donatella. “Un dono che ha riempito un vuoto – spiega l’imprenditore – Quando aveva 5 anni io giocavo a pallacanestro in serie B, quando mi sono iscritto all’università lei aveva 8 anni, quando mi sono laureato in Economia e commercio lei era in terza media: fu l’unica presente della mia famiglia, quel giorno, me l’ero portata dietro a Messina”.

Gianni e Santo Versace (Foto Instagram)

“L’esperienza più significativa è stata creare un’azienda dal nulla a livello mondiale con mio fratello Gianni”

Gianni Versace lavorava già in famiglia. “Lui aveva convinto nostra madre ad aprire la boutique a Reggio Calabria – ricorda – Faceva di tutto: il buyer, il commesso, il capo operativo. Era il miglior venditore”. A dicembre del 2024 Santo Versace compirà 80 anni. “No, ne compio 20 per la quarta volta”, scherza. Poi ricorda gli esordi: “I primi 32 anni sono stato a Reggio, dove avevo aperto uno studio da commercialista. Era una vita fantastica, ancora con la famiglia. Però l’esperienza più significativa è stata senz’altro creare un’azienda dal nulla a livello mondiale e poi difenderla, dopo la morte di Gianni”.

L’imprenditore spiega come è nata l’idea della casa di moda: “Dissi a Gianni che avremmo fatto meglio di Yves Saint Laurent. Carlo Tivioli, il suo compagno di allora, replicò che ero un pazzo”. In pochi anni invece aprirono 120 boutique in tutto il mondo. “Il primo giro del mondo lo feci per l’apertura a Sydney, nel 1982 – confessa – Il 4 dicembre da Milano andai a Fiumicino, poi ad Atene, Calcutta, Bangkok, e il 6 arrivai in Australia. Dopo volai a Melbourne, di nuovo a Sydney e da lì tornai indietro: una notte a Los Angeles, una a San Francisco, una a New York, una sull’Oceano Atlantico, una giornata a Parigi e il 16 ero a Milano”.
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Valentino Garavani, Giorgio Armani e Gianni Versace (Foto Instagram)

“Le top model erano costosissime, 15 mila dollari a sfilata”

Santo Versace ricorda quegli anni e il suo rapporto con le top model. “Erano costosissime! – sentenzia – Io ero sempre lì a litigare sui costi, sui prezzi, su tutto. Ma era fantastico! Era un momento particolare, la follia che attraversava la famosa Milano da bere, della creatività, del design. Stava cambiando l’immagine dell’Italia nel mondo, Der Spiegel ci raffigurava in copertina con gli spaghetti e la P38”. Erano gli anni in cui sfilavano Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford e Christy Turlington. “Costavano 15 mila dollari a sfilata – ricorda – Ma quando le chiamavi apposta per un evento dovevi pensare a tutto: aereo in first class, hotel di lusso per cinque notti… Alla fine il cachet lievitava”.

Santo Versace e la moglie Francesca (Foto Instagram)

“C’era compentizione tra noi e Giorgio Armani, ognuno voleva essere il più bello e il più bravo”

Senza parlare della competizione tra le tante case di moda. “Era bello avere dei competitor così forti – dichiara Santo Versace – perché ti spronavano a dare il massimo. Ma ognuno poi pensava a sé, non stava a guardare gli altri”. Ma c’era rispetto e solidarietà. “Ho un ricordo indelebile con Valentino e Giammetti è del giorno in cui è stato ucciso Gianni. Io, Donatella ed Emanuela Schmeidler siamo corsi a Ciampino per prendere l’aereo privato e li abbiamo trovati lì all’aeroporto per abbracciarci”, svela.

Giorgio Armani all’epoca disse che a Gianni Versace invidiava suo fratello Santo. “Lo scorso anno l’ho incontrato due volte – racconta l’imprenditore – a Milano, alla presentazione del film The Inside Story of Italian Fashion, e a Venezia, alla sua sfilata. In entrambe le occasioni ero con mia moglie Francesca. Negli anni 90 dai calendari delle sfilate ti rendevi conto che Milano era forte per i suoi due alfieri: Gianni apriva e Armani chiudeva. Uno rinforzava l’altro, ognuno voleva essere il più bello e il più bravo, ma ognuno lavorava per sé. In mezzo c’era una ricchezza bellissima: Ferré, Krizia, Missoni, Fendi. Un grande fervore”.

Elton John e Donatella Versace (Foto Instagram)

“Con Elton John è incancellabile il ricordo del funerale mentre piangeva”

Santo Versace ha un ricordo personale e molto bello della principessa Diana: “Di lei ho un’immagine privata, lei che mi tiene la mano per mezz’ora in via del Gesù per consolarmi, il giorno della cerimonia funebre in Duomo. Mentre con Elton John, a parte le foto fatte a New York nella sua casa, è incancellabile il ricordo del funerale mentre piangeva, prima di cantare con Sting. In seguito fece un concerto straordinario a Riga, dove andai anch’io, e il giorno dopo un quotidiano titolò a 8 colonne con le sue parole: ‘Santo io ti amo’”. Del giorno dell’omicidio del fratello ha ricordi molto dolorosi, indelebili: “Non riuscivo a credere che fosse morto. È toccato a me il riconoscimento all’ospedale, non ci volevano far entrare. Poi, quando ho toccato la testa di Gianni, ho ritratto la mano piena di sangue: lì ho capito che non c’era più. Ho spinto io la bara dentro il forno crematorio: mi restituirono un sacchetto di cenere così piccolo”. Le ceneri ora sono a Milano nella sede di via Gesù.

Gianni e Santo Versace (Foto Instagram)

“Grazie a mia moglie ho ritrovato la fede: andiamo a messa tutte le domeniche”

L’imprenditore confessa di pensare spesso al fratello: “A lui come a mio padre e a mia madre. Con tutte le preghiere che abbiamo fatto e che facciamo dire, con le candele che accendiamo, spero che adesso sia in paradiso”. “Il mio rapporto con la fede? Da ragazzo ero boyscout – ricorda – Da adulto mi sono allontanato. Soprattutto dopo quello che è successo a Gianni mi sono un po’ perso. Ma grazie a Francesca ho ritrovato la fede: andiamo a messa tutte le domeniche e nei giorni festivi. Si lavora per il paradiso, lo si cerca per tutti i parenti”. “Anche per Donatella – aggiunge – Lei è la prima: è mia sorella. Quando l’ho vista l’ultima volta? Mi appello al Quinto Emendamento”.

Gianni e Donatella Versace (Foto da Instagram)

“La mancata fusione con Gucci è la cosa che mi ha addolorato di più”

Santo Versace accenna alla mancata fusione con Gucci: “È la cosa che mi ha addolorato di più, dopo la morte di Gianni. Eravamo pronti. Sarebbe nato un gruppo fantastico, avremmo avuto il tempo e la forza di farlo crescere: con lui ci sarebbero stati Tom Ford e Domenico De Sole. Era un punto di partenza, non di arrivo”. Altagamma, il comitato dei marchi di lusso italiani, è una creatura dell’imprenditore. “Eravamo partiti in nove – afferma – io sono presidente fondatore, con Angelo Zegna il papà di Gildo, Franco Mattioli per Ferré con Gianfranco, Mario Bandiera di Les Copains, FontanaArte e Alessi per il design, Marina Deserti, Ferragamo e Gucci: sei per la moda, due per il design e uno delle insegne alimentari. Già da allora eravamo trasversali. Sono super orgoglioso di quello che abbiamo fatto, sta funzionando benissimo”.

Santo Versace ha alle spalle anche un’esperienza come parlamentare dal 2008 al 2013. La legge sull’etichettatura del Made in Italy porta il suo nome: “La legge l’abbiamo voluta per dimostrare all’Europa che l’Italia era compatta nella difesa dei valori della manualità, anche se non poteva essere applicata, perché quelle questioni sono di competenza europea. Era un segnale”.

Santo Versace (Foto Instagram)

“Mi sono sposato lo scorso luglio, se avessi saputo che sarebbe stato così emozionante lo avrei fatto prima!”

Oggi Santo Versace si dedica alla Fondazione che porta il suo nome. “Me ne occupo con mia moglie. La cosa più bella l’abbiamo fatta a Fabriano, il giorno dell’Immacolata, alla messa per i 25 anni dell’ordinazione sacerdotale del nostro padre spirituale, don Aldo Bonaiuto. Abbiamo battezzato due bambine. Lei Sarah, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani: è una nigeriana di 5 anni la cui madre era stata vittima della tratta. Io Lyanna, con la moglie di Tajani, Brunella Orecchio: ha 9 mesi ed è nata su un barcone della speranza”. La moglie Francesca De Stefano gli ha ridato il sorriso. “Abbiamo aspettato luglio scorso per sposarci in chiesa: se avessi saputo che sarebbe stato così emozionante lo avrei fatto prima!”, fa sapere.

Santo Versace e la moglie Francesca (Foto Instagram)

“Mi dispiace che i miei figli non lavorino in Versace, soprattutto per Francesca, che aveva potenziale”

Insieme alla moglie Santo Versace porta avanti molti progetti: “Stiamo sostenendo la Casa dello Spirito e delle Arti per il concerto alla Scala di Milano del 12 febbraio con l’Orchestra del mare: i musicisti suonano con gli strumenti ad arco realizzati dai carcerati con il legno delle barche dei migranti. Il ricavato sostiene il progetto Metamorfosi: crediamo molto nel reinserimento dei detenuti”. Parlando dei suoi figli ammette: “Forse potevo essere più severo, ho lasciato ai miei figli molta libertà. Noi, invece, ci siamo dovuti conquistare tutto”. “Mi dispiace che non lavorino in Versace, soprattutto per Francesca, che aveva interesse e potenziale. Come ho spiegato nel libro Fratelli, se Gianni fosse stato ancora vivo avrebbe di sicuro lavorato al suo fianco”, conclude.

Pubblicato il 09/01/2024 10:00

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